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La forza della ribellione femminile

Il prossimo appuntamento de “Il grande teatro” propone al “Nuovo”, da martedì 3 (ore 20.45) a domenica 8 marzo (ore 16), Antigone di Sofocle.

Parole chiave: Il grande teatro (3), Antigone (1), Teatro Nuovo (7), Teatro (43)
La forza della ribellione femminile

Il prossimo appuntamento de “Il grande teatro” propone al “Nuovo”, da martedì 3 (ore 20.45) a domenica 8 marzo (ore 16), Antigone di Sofocle.
La tragedia, composta intorno al 441 a.C., è la prima della trilogia che il poeta greco dedica, con Edipo re ed Edipo a Colono, al mito di Edipo e ha per oggetto gli avvenimenti conclusivi del cosiddetto ciclo tebano. A Tebe, infatti, è ambientato il dramma, che prende avvio all’indomani della morte di Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone e Ismene, pure figlie di Edipo e Giocasta. I due fratelli si erano scontrati per il possesso della città uccidendosi a vicenda, ma mentre al primo vengono attribuiti tutti gli onori funebri, al secondo, considerato un traditore del nuovo re Creonte, fratello di Giocasta e già antagonista di Edipo, è negata la sepoltura. Ma Antigone non accetta le inique leggi imposte dal sovrano e, nonostante gravi la pena capitale su chiunque osi compiere atti di pietà nei confronti del corpo del defunto, si ribella, rivendicando la superiorità delle inviolabili leggi divine “non scritte, inalterabili, fisse” su quelle inique dello Stato, incarnate da Creonte. Dopo aver discusso con Ismene, lucidamente compie quello che lei definisce un “sacro crimine” e, incurante del pericolo, seppellisce con onore il fratello. L’infrazione alla legge, motivata dal supremo ideale della pietà, causa la sciagura finale: la morte della protagonista, seguita da quella di Emone, suo promesso sposo e figlio di Creonte, e di Euridice, madre di quest’ultimo nonché moglie del re.
Tutta l’opera ruota attorno ad Antigone, disposta al sacrificio per amore del fratello, che rivendica il diritto ad agire secondo la legge profonda della coscienza; è lei, eroina struggente e determinata, che campeggia sulla scena e che, pur sconfitta, alla fine prevale sull’ottuso potere: «Antigone, il cui nome significa “nata al posto di un’altra”, è – dichiara la regista Laura Sicignano (nella foto) – la diversa, l’eccezionale. Per vari motivi: per la lettera scarlatta che porta marchiata addosso come figlia di un incesto, per il destino di profuga a cui la condanna il padre cieco Edipo, per essere sorella di due fratricidi e infine per la forza della sua ribellione femminile. Nel tempo sono state innumerevoli le riscritture della tragedia sofoclea a testimonianza della sua potenza simbolica. La nostra edizione evoca scenari mediorientali di guerre infinite, macerie di palazzi reali, tecnologia e miseria, perenni nuvole nere di oleodotti incendiati. Qui si contrappongono la parola del potere e quella della ribellione, la pietas dei giovani contro la ragion di Stato degli adulti».

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