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L'Annuario zenoniano dedicato a "L'incredulità di Tommaso"

Il complesso scultoreo formato da tredici statue è stato oggetto di un accurato restauro

Parole chiave: Annuario (2), San Zeno (13)
L'Annuario zenoniano dedicato a "L'incredulità di Tommaso"

Il viaggio è la perfetta metafora della ricerca della conoscenza. Può guardare al futuro per cercare i segni dei tempi che si annunciano e per decifrare il destino che il Fato o la Provvidenza ci hanno assegnato. Ma può anche essere rivolto al passato alla ricerca delle antiche radici che si innervano nel nostro vivere quotidiano. Può ancora prevedere itinerari di migliaia di chilometri o al contrario fissare un solo punto cui continuamente scavare intorno per decifrare gli enigmi che lo rendono affascinante. Per i credenti poi il viaggio diventa una ricerca tenace e speranzosa di quel “Dio nascosto” che sta nella natura e nei cuori di tutti gli uomini e uno scoprimento del Sacro che unisce invisibilmente la Gerusalemme terrena alla Gerusalemme celeste.
Questo secondo tipo di viaggio attorno e dentro l’ultramillenario complesso abbaziale di San Zeno lo sta compiendo, da ben 27 anni, un manipolo di valorosi studiosi guidato dal prof. Giancarlo Volpato sotto l’attenta e partecipata regia dell’abate. Il risultato, straordinario, è lo svelamento di un tesoro unico al mondo che nasconde commoventi testimonianze di fede, di storia e di arte che ci fanno sentire – noi uomini del terzo millennio – parte costitutiva della Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”. L’edizione di quest’anno dell’Annuario storico zenoniano – la XXVII – presentata alla città domenica 11 ottobre nella omonima basilica è dedicata a L’incredulità di Tommaso, il complesso scultoreo formato da 13 statue raffiguranti i 12 Apostoli con il Cristo redentore al centro collocato sulla balaustra che separa la chiesa plebana da quella superiore. Una preziosa opera d’arte fino ad ora trascurata dagli studiosi, che da 800 anni è presente, nelle varie epoche con collocazioni diverse, nella basilica zenoniana. La chiave di lettura teologica di questa ricerca la suggerisce nell’introduzione l’abate mons. Giovanni Ballarini. Citando il testo paolino agli Efesini: “Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” scrive che in queste parole si può “rileggere la nostra identità più profonda come comunità cristiana”. Appassionante l’intervento del curatore del volume prof. Volpato che parla delle statue come «un canto antico per il mondo di oggi», espressione prima di fede oltre che di abilità creativa da parte degli scalpellini che nel XII secolo, utilizzando la pietra della Valpolicella, diedero forma ed anima a questi 13 personaggi sacri. Una quindicina di studiosi di valore, che potremmo definire “archeologi della fede”, approfondiscono con acribia i vari profili e significati dell’opera scultorea. Si hanno così letture dal punto di vista teologico, storico, architettonico, artistico, geologico e musicale che alla fine compongono un unitario affresco di questo prezioso manufatto.
«La speranza – ha concluso il prof. Volpato – è che questo nostro lavoro che considero una preghiera sommersa, una sinfonia di saperi, riporti all’attenzione e all’ammirazione dei visitatori L’incredulità di Tommaso che torna a risplendere di straordinaria bellezza dopo il sapiente restauro». Ha preso quindi la parola Marina Cherubini, l’artefice di questo difficile e complesso restauro. È stato il suo un dire emozionato ed emozionante da parte di chi per mesi è stato a diretto contatto con i 13 protagonisti. “Ho considerato un grande onore – scrive – poter osservare da vicino e studiare questo fantastico e misterioso gruppo scultoreo e potere, forse, anche dare il mio contributo alla ricostruzione della loro storia, in parte ancora incerta”. Rispetto, ammirazione, amore hanno caratterizzato la paziente opera di pulitura, restauro e valorizzazione di ciò che rimane dei colori delle statue nell’intento di riportarle allo sguardo di oggi così come erano state concepite e realizzate otto secoli orsono. Un lavoro certosino, rispettoso e pienamente riuscito che rende oggi possibile un dialogo, quasi una comunione tra i personaggi dell’opera e i fedeli che guardando in alto si sentono ancora di più parte dell’Ecclesia ad apostolis per universum mundum

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