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Sotto i nostri piedi lo sviluppo di una città di 2mila anni

di FRANCESCA SAGLIMBENI

In centro (in via San Cosimo 3) area archeologica aperta al pubblico nell'interrato dell'Istitituto Figlie di Gesù

Sotto i nostri piedi lo sviluppo di una città di 2mila anni

di FRANCESCA SAGLIMBENI

Un altro pezzo di Verona sotterranea restituito ai cittadini. È il palinsesto archeologico di via San Cosimo 3, nel centro storico della città, individuato nell’interrato del cortile dell’Istituto Figlie di Gesù negli anni Settanta, ma ancora oggi in gran parte sconosciuto. Motivo per cui una squadra di enti dediti alla conservazione dei beni culturali, concertata dalla Soprintendenza di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, ha pensato di ampliarne la fruibilità attivando una campagna di restauro, messa in sicurezza e valorizzazione, grazie alle quali da oggi il sito risulterà più accessibile e godibile a tutti i visitatori.  
Fulcro dell’intervento, ultimato di recente, è infatti un percorso dedicato con pannelli fotografici e didascalici che danno conto delle diverse stratificazioni storiche del sistema difensivo di Verona nel tempo eretto in quest’area.
«Un luogo che ci ricorda che siamo “costruiti” sul passato, un passato che tramanda la bellezza delle nostre radici e l’importanza della loro cura», osserva la rappresentante dell’Istituto Figlie di Gesù, suor Letizia Iacopucci. «Custodire queste pietre vive della nostra Chiesa e della nostra città – prosegue la religiosa – significa custodire non solo il nostro ieri, ma basare su fondamenta migliori anche il nostro futuro».
«La scoperta del sito e la sua sistemazione risalgono a mezzo secolo fa – spiega la responsabile dell’Area funzionale archeologia della Soprintendenza di Verona, Brunella Bruno –, ma la novità sta nell’introduzione di uno strumento comunicativo, finalizzato a favorirne una più approfondita e interessante conoscenza. Oltre alle tre cinte murarie dalla fondazione all’alto Medioevo, i visitatori potranno ammirare la ricca domus di età imperiale costruita a ridosso del complesso, decorata con pregiati pavimenti a mosaici, intarsi marmorei e affreschi alle pareti».
Tutti resti in ottimo stato di conservazione, «che in questo nuovo allestimento permetteranno di comprendere più a fondo sia le tecniche di edificazione delle mura cittadine (come la porzione eretta da re Teodorico, con materiali di reimpiego prelevati da edifici pubblici e funerari della città), sia la loro trasformazione e potenziamento tramite torri e speroni».
Fino al protrarsi della pandemia, le visite guidate – gestite dall’associazione Archeonaute presieduta da Morena Tramonti, già impegnata sui siti di Corte Sgarzerie e della villa romana di Valdonega – si terranno su appuntamento due giorni alla settimana, in via di definizione.  
«Osservando l’area nel suo complesso – aggiunge Alberto Maria Sartori, che si è occupato del restauro – possiamo comprendere come Verona sia sempre stata una città di confine e di frontiera».
Un altro tassello di conoscenza della Verona sotterranea, «che tratto dopo tratto vorremmo far diventare liberamente accessibile, creando un vero e proprio “percorso archeologico” urbano a disposizione del pubblico», commenta infine Margherita Bolla, in rappresentanza dei Musei Civici di Verona. Anche al fine di affrancare l’archeologia «spesso vista con diffidenza, come un qualcosa cioè non alla portata di tutti», da certe sovrastrutture, «e farle parlare un linguaggio semplice e diffuso. Dimodoché sia il grande pubblico che i ragazzi delle scuole possano, è il caso di dirlo, “toccare con mano” i fenomeni storici di Verona».

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