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Mons. Bernardo Antonini è diventato venerabile

Il sacerdote veronese, morto settantenne nel 2002, dedicò gli ultimi undici anni della sua vita come missionario e formatore nei territori dell’ex Unione Sovietica.

Mons. Bernardo Antonini è diventato venerabile

Papa Francesco ricevendo in udienza lo scorso lunedì 21 dicembre il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare alcuni decreti, tra i quali quello riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio mons. Bernardo Antonini, sacerdote della diocesi di Verona, protonotario apostolico, nato il 20 ottobre 1932 a Cimego (Trento) e morto il 27 marzo 2002, Mercoledì Santo, a Karaganda, in Kazakhstan, dove si trovava dall’agosto 2001 dopo essersi speso per dieci anni nell’annuncio del Vangelo e nella formazione di seminaristi, religiosi e laici in Russia.

«Un bel regalo natalizio per Verona – il commento del vescovo Giuseppe Zenti non appena appresa la notizia –. Si aggiunge agli altri venerabili veronesi, tra i quali mons. Luigi Bosio, don Giovanni Ciresola, padre Filippo Bardellini. La venerabilità sta ad indicare un fatto importantissimo: l’autorità suprema della Chiesa dà la certezza che quella persona è sicuramente in Paradiso e può diventare per noi via di intercessione efficace presso Dio. Tutti i venerabili, i beati e i santi che hanno costellato la storia della nostra Chiesa intercedano grazie speciali perché la nostra Diocesi sia fedele al suo mandato di evangelizzazione, che nella carità fattiva verso i più bisognosi del pane materiale, del pane della Parola di Dio, di cui don Bernardo era un annunciatore competente e appassionato, e del pane eucaristico, ha il suo compimento. Dal Paradiso benedica la nostra Chiesa che è stata la sua Chiesa, da lui tanto amata».

«Sono meravigliato per l’entusiasmo della notizia giunta da Roma» afferma mons. Giuseppe Vantini, presidente dell’associazione “Amici di don Bernardo” che ha promosso e sostenuto con un impegno serio e continuo la causa di beatificazione. «”Evviva, rendiamo grazie a Dio” è stato il messaggio di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca; “Che Dio adesso ci dia un miracolo per l’intercessione di don Bernardo… e poi la sua beatificazione”, le parole di mons. Yevgeniy Zinkovskiy, vicario generale di Karaganda. È gioia generale e soddisfazione piena per la nostra associazione e per chi ha conosciuto don Bernardo». Mons. Vantini ne evidenzia tre aspetti che furono i cardini della sua vita sacerdotale: «La fede nel Cristo risorto: “Cristo è risorto, alleluia” era il suo grido; l’amore all’Eucaristia, celebrata e a lungo adorata, e l’amore alla Madonna, come testimoniano i suoi pellegrinaggi a Lourdes e a Fatima; l’amore alla Parola di Dio che invitava a leggere notte e giorno».

«Ho accolto con immensa gioia la notizia che riguarda il nostro caro mons. Bernardo Antonini, ora proclamato venerabile – ci confida Teresa Mori, la sua storica segretaria –. Era per me come un fratello maggiore e non meritato. Ebbi direttamente dal Kazakhstan la notizia della sua morte che comunicai al Vescovo e ai suoi parenti. L’avevo sentito la sera prima perché voleva sapere come stava il giovane sacerdote che aveva formato in Seminario, ricoverato all’ospedale di Negrar. Ha pensato a tutti fino all’ultimo, anche se ormai era sfinito. Dal cielo ora ci aiuterà sicuramente a non rendere vano l’esempio che ci ha lasciato».

Una vita donata per condurre le persone all'incontro con Cristo

Bernardo nacque il 20 ottobre 1932 a Cimego, piccolo centro delle Valli Giudicarie, in provincia di Trento, e venne battezzato tre giorni dopo. Era il primo dei quattro figli di Domenico e Alice Tamburini, sposatisi il 5 gennaio di quello stesso anno. La sua famiglia e quella dello zio materno nel 1933 comprarono un podere alla Rizza di Castel d'Azzano, nel Veronese, e vi si trasferirono. Ma il terreno non bastava a mantenere due nuclei familiari, così papà Domenico decise di acquistarne uno più grande a Raldon, nel comune di San Giovanni Lupatoto, dove si trasferì con la famiglia nel 1938. Dopo aver ricevuto la prima Comunione nel 1939 e la Cresima nel 1942, all’età di undici anni entrò nel Seminario allora ospitato a Roverè Veronese. Molto serio e tenace nel proprio cammino spirituale, riusciva talmente bene nello studio che i superiori gli consigliarono di sostenere l’esame di maturità presso una scuola statale, così che il titolo di licenza potesse avere un valore giuridico, non essendo ancora parificata la scuola del Seminario. Nonostante l’aggravio di dover presentare l’intero programma degli ultimi tre anni di liceo, Bernardo superò brillantemente la prova d’esame. Poté così intraprendere il corso teologico di durata quadriennale, che lo portò ad essere ordinato sacerdote nella Cattedrale di Verona il 26 giugno 1955 per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Giovanni Urbani, arcivescovo-vescovo di Verona. Sull’immaginetta preparata per l’ordinazione scrisse: “O Maria, grazie di questo giorno! Il suo ricordo sia per me motivo di perseveranza, sia stimolo ad altri giovani a seguirti! Aiutatemi a dir messa e a soffrire! Benedici quanti porto in cuore! […] O Gesù, dammi le anime, tienti il resto”. Un programma di vita, oltre che un presentimento, perché le sofferenze non mancheranno. Celebrò la prima Messa a Raldon il 29 giugno e a ottobre venne nominato dal Vescovo vicario parrocchiale di San Michele Extra. Vi rimase solo un anno, in quanto gli fu affidato l’incarico di educatore e docente nel Seminario minore, dove rimarrà fino al 1972. Confessore a Mizzole (1959-65), nel 1960 divenne assistente diocesano della Fuci. Nel 1962 si laureò in Lingue e letterature straniere moderne all’Università Cattolica e l’anno dopo ottenne la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà teologica di Milano, con sede a Venegono (Varese). Nel 1965 iniziò il ministero di confessore nella chiesa cittadina di San Luca Evangelista. Al confessionale appese questo biglietto: “Qui si accettano confessioni in inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, latino, greco e… italiano”. Dal 1969 al ’72 fu assistente ecclesiastico dell’Unitalsi diocesana, fino a quando venne inviato a Roma per lo studio della Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico. Conseguita la licenza tre anni dopo, tornò a Verona e iniziò a insegnare allo Studio teologico San Zeno, assumendo l’incarico di segretario e, dal 1982 all’85, quello di direttore. Come cappellano delle suore Paoline, venne a conoscere l’Istituto “Gesù Sacerdote”, fondato dal beato Giacomo Alberione e associato alla Società San Paolo. Ne entrò a far parte nel 1977, emettendo poi i voti temporanei e nel 1991 quelli perpetui. Grazie alla propria cultura unita a una grande capacità comunicativa, collaborò con la neonata Radio-Telepace e con il settimanale cattolico diocesano Verona Fedele. Nel 1980 venne nominato dal vescovo Giuseppe Amari prefetto dell’Istituto di pastorale Giberti per il clero giovane e direttore della formazione permanente del clero. Inoltre diresse il Centro di istruzione e formazione religiosa – Cifr (1983-91), fu delegato diocesano per la Federazione italiana esercizi spirituali (1989-91) e nel 1990 venne nominato cappellano di Sua Santità, acquisendo il titolo di monsignore.

Interessato sin da giovane alla drammatica situazione dei cristiani in Russia, impossibilitati dal regime comunista a poter vivere e praticare la propria fede, venne “folgorato” dalle aperture operate da Michail Gorbaciov all’insegna della perestroika (ristrutturazione) e della glasnost (trasparenza) e anche sul piano religioso, con una progressiva libertà di azione a partire dal 1990. Le celebrazioni per il millennio del battesimo della Russia (1988) e l’accoglienza che il presidente russo riservò al card. Agostino Casaroli, Segretario di Stato vaticano, al teatro Bolscioi di Mosca, suscitarono nel sacerdote veronese il desiderio di andare in Russia. Ricevuto il consenso del Vescovo, durante il periodo estivo si recò per due anni (1989-90) a Mosca per prendere parte ai corsi di lingua russa per stranieri organizzati dall’Università Lomanosov. Nello studentato che lo ospitava, tutte le sere alle 21 celebrava la Messa “per la salvezza del mondo, in particolare della Russia e della Cina”. Nel gennaio 1991 si mise a disposizione del nunzio apostolico mons. Francesco Colasuonno, rappresentante ufficiale della Santa Sede presso l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss). Ricostituita nell’aprile dello stesso anno la gerarchia cattolica in Unione Sovietica con l’istituzione di tre amministrazioni apostoliche, mons. Amari in una lettera a mons. Kondrusiewicz, amministratore apostolico della Russia europea, dichiarò la disponibilità di don Bernardo a svolgere il proprio ministero come fidei donum in Russia. Il 16 ottobre nella Veglia dell’invio in Cattedrale a Verona gli consegnò il crocifisso. Giunto a Mosca, iniziò ad insegnare Sacra Scrittura alla neonata scuola di teologia per laici intitolata a San Tommaso d’Aquino che contava 150 studenti iscritti. Ricevuto il materiale necessario dalla diocesi dell’Aquila, fondò Radio Maria, frutto della collaborazione tra cattolici e ortodossi, mentre il 2 ottobre 1994 uscirà il primo numero del settimanale cattolico Svet Evangelija (Luce di Vangelo). Durante la Messa crismale del 1993 mons. Kondrusiewicz comunicò la sua intenzione di fondare il Seminario e il 29 giugno firmò il decreto che lo istituiva, e ne nominò rettore mons. Bernardo Antonini. Il 1° settembre 1993 cominciò l’attività, sia pure in una situazione a dir poco precaria: due container prefabbricati dove i primi dodici seminaristi seguivano le lezioni, cibo povero e scarso, freddo intenso, letti a castello dell’Armata Rossa. Due anni dopo, nell’autunno 1995, avvenne il trasferimento del Seminario nell’antica sede di San Pietroburgo, chiusa a seguito della requisizione conseguente alla Rivoluzione d’ottobre nel 1917 e restituita – ma all’inizio solo parzialmente – ai cattolici, secondo la nuova legislazione voluta da Gorbaciov nel 1990. Non solo fatiche e sofferenze segnarono il ministero di don Bernardo, ma anche la gioia di partecipare il 23 maggio 1999, domenica di Pentecoste, all’ordinazione dei primi tre presbiteri dopo più di settant’anni di ateismo di Stato.

Rimane storica la pacifica “invasione” avvenuta l’8 e 9 marzo 1994 che don Antonini e i seminaristi misero in atto per ottenere la restituzione della chiesa dell’Immacolata, a Mosca. Una processione con la statua della Madonna e il Crocifisso e la recita del Rosario, fino all’intervento della polizia il secondo giorno, con il fermo di alcuni seminaristi. La protesta del rettore ottenne il loro rilascio e alla fine del 1995 venne restituito alla Chiesa cattolica l’intero edificio.

Nell’agosto del 1999 i vescovi russi ringraziarono mons. Antonini, nel frattempo divenuto protonotario apostolico, per la sua opera in Seminario e decisero di affidargli il compito di preparare il Grande Giubileo del 2000 in tutte le amministrazioni apostoliche della Russia. Il sacerdote accettò l’incarico e si diede da fare per un’opera di sensibilizzazione e di formazione quanto mai complessa, sia per la vastità del territorio interessato, sia per “il deserto” lasciato da ottant’anni di ateismo, sia per la povertà di mezzi a disposizione. Vennero comunque organizzate la Giornata della gioventù, il Congresso eucaristico, il Congresso mariano, celebrazioni in ricordo dei martiri di tutte le confessioni cristiane ed ebrei, ma soprattutto la partecipazione di 500 giovani alla Gmg di Roma. Una volta ristabilitosi dopo un incidente stradale, organizzò un simposio sui risultati del Giubileo e un simposio biblico ecclesiologico.

In seguito al trasferimento di don Pierre Dumoulin (suo vicerettore a San Pietroburgo) al neonato Seminario di Karaganda, decise di dargli una mano e, ottenuto i placet del Vescovo locale e di padre Flavio Roberto Carraro, Vescovo di Verona, il 10 agosto 2001 si traferì nella città kazaka dove divenne vicerettore del Seminario “Maria, Madre della Chiesa”, direttore del giornale cattolico Credo e vicario episcopale per la pastorale. La Cina, il suo grande sogno di missionario, era vicina. Ma il sogno sarà destinato a rimanere tale.

Partecipò alla Messa che papa Giovanni Paolo II celebrò nella cattedrale di Astana in occasione del suo viaggio apostolico in Kazakhstan e in Armenia (24 settembre 2001). Don Bernardo non si risparmiava nel suo impegno di apostolato, dormiva poche ore ogni notte e il suo fisico ne risentiva. Ma la consumazione del corpo andava di pari passo con la trasfigurazione dello spirito. E quando qualcuno, anche dei superiori, lo invitava a fermarsi, lui rispondeva: «In Paradiso».

La sera del 26 marzo 2002 si confessò, ma la mattina dopo, Mercoledì Santo, non vedendolo arrivare in chiesa, andarono nella sua stanza e lo trovarono seduto davanti alla tv ancora accesa e sintonizzata su Telepace dove era solito vedere il telegiornale per essere informato di ciò che accadeva in Italia e a Verona.

I funerali, presieduti dal vescovo Flavio Roberto Carraro, vennero celebrati il 1° aprile nella Cattedrale di Verona. La sua salma venne tumulata nel cimitero di Raldon da dove nel 2013 fu traslata in un sarcofago nella chiesa parrocchiale.

Il processo diocesano per la beatificazione e canonizzazione di mons. Antonini venne aperto dal vescovo Giuseppe Zenti l’11 febbraio 2009 nella chiesa di San Luca Evangelista e si chiuse il 20 ottobre 2013 in Cattedrale. Alla fine del 2018 fu stampata la Positio di quasi 700 pagine presentata dal postulatore della causa, Paolo Vilotta, alla Congregazione delle cause dei santi.

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