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Mons. Bernardo Antonini «parlava la lingua dell’amore sconfinato di Cristo»

di ALBERTO MARGONI

A 20 anni dalla morte, una Messa di ringraziamento per il sacerdote veronese dichiarato venerabile, ricordato in un nuovo libro

Parole chiave: Mons. Bernardo Antonini (1), Sacerdoti veronesi (1), Chiesa (181), Russia (15), Santi (26)
Mons. Bernardo Antonini «parlava la lingua dell’amore sconfinato di Cristo»

di ALBERTO MARGONI

Il 21 dicembre 2020 mons. Bernardo Antonini è stato dichiarato venerabile. Quel giorno infatti papa Francesco autorizzò la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del sacerdote veronese che dal 1991 al 2001 si profuse instancabilmente nell’annuncio del Vangelo e nella formazione di seminaristi, religiosi e laici in Russia (dopo settant’anni di ateismo scientifico) e negli ultimi mesi di vita in Kazakhstan, dove morì il 27 marzo 2002 all’età di 79 anni. 

Ne ripercorre vita e opere il nuovo volume Spiritus movens. Biografia di don Bernardo Antonini (1932-2002) realizzata da Stefano Aloe ed Edoardo Ferrarini, pubblicato dall’Editrice Velar di Gorle (Bergamo). Nelle 578 pagine viene ripercorsa l’intera esistenza di mons. Antonini, attingendo a un’ampia documentazione archivistica (comprendente i suoi scritti, diari e appunti), a profili biografici già pubblicati in questi vent’anni e a numerose testimonianze dirette. Ferrarini e Aloe, entrambi docenti dell’Università di Verona, hanno fatto parte della Commissione di periti storici nella fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione, svoltasi tra il 2009 e il 2013, e in questa pubblicazione si sono occupati rispettivamente del periodo italiano (1932-1991) e di quello russo (1991-2002) del venerabile servo di Dio.

Nato il 20 ottobre 1932 a Cimego (Trento), il piccolo Bernardo si trasferì con la sua famiglia nel Veronese, prima a La Rizza di Castel d’Azzano, poi a Raldon (San Giovanni Lupatoto). A undici anni entrò nel Seminario diocesano allora ospitato a Roverè. Dopo la maturità, intraprese la formazione teologica e venne ordinato prete da mons. Giovanni Urbani, arcivescovo-vescovo di Verona, il 26 giugno 1955. Dopo un anno come vicario parrocchiale di San Michele Extra, gli fu affidato l’incarico di educatore e docente nel Seminario minore, dove rimarrà fino al 1972. Nel 1962 si laureò in Lingue e letterature straniere moderne all’Università Cattolica e l’anno dopo ottenne la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà teologica di Milano. Nel 1965 iniziò il ministero di confessore nella chiesa cittadina di San Luca Evangelista.

Dal 1969 al ’72 fu assistente ecclesiastico dell’Unitalsi diocesana, quindi venne inviato a Roma per lo studio della Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico. Conseguita la licenza, tornò a Verona e iniziò a insegnare allo Studio teologico San Zeno, assumendo l’incarico di segretario e, dal 1982 all’85, quello di direttore. Come cappellano delle suore paoline, venne a conoscere l’Istituto “Gesù Sacerdote”, fondato dal beato Giacomo Alberione e associato alla Società San Paolo. Ne entrò a far parte nel 1977, emettendo poi i voti temporanei e nel 1991 quelli perpetui. Grazie alla propria cultura unita a una grande capacità comunicativa, collaborò con Radio-Telepace e con Verona Fedele. Nel 1980 venne nominato dal vescovo Giuseppe Amari pre- fetto dell’Istituto di pastorale Giberti per il clero giovane e direttore della commissione diocesana per la formazione permanente del clero. Inoltre diresse il Centro di istruzione e formazione religiosa – Cifr (1983-91), fu delegato diocesano per la Federazione italiana esercizi spirituali (1989-91) e nel 1990 venne nominato cappellano di Sua Santità, acquisendo il titolo di monsignore. Nel gennaio 1991 si mise a disposizione del nunzio apostolico mons. Francesco Colasuonno, rappresentante ufficiale della Santa Sede presso l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss).
 
 

Il 16 ottobre nella Veglia dell’invio in Cattedrale a Verona, il vescovo Giuseppe Amari gli consegnò il crocifisso dato ai missionari. Giunto a Mosca, iniziò ad insegnare Sacra Scrittura alla neonata scuola di teologia per laici intitolata a San Tommaso d’Aquino. Fondò Radio Maria, frutto della collaborazione tra cattolici e ortodossi, mentre il 2 ottobre 1994 uscirà il primo numero del settimanale cattolico Svet Evangelija (Luce di Vangelo). Durante la Messa crismale del 1993 mons. Tadeusz Kondrusiewicz, amministratore apostolico della Russia Europea, comunicò la sua intenzione di fondare il Seminario e il 29 giugno firmò il decreto che lo istituiva, nominando rettore mons. Antonini. Il 1° settembre 1993 cominciò l’attività formativa a Mosca, in una situazione alquanto precaria. Due anni dopo avvenne il trasferimento del Seminario nell’antica sede di San Pietroburgo. Il 23 maggio 1999, domenica di Pentecoste, vennero ordinati i primi tre presbiteri formati in Russia dopo oltre 80 anni di ateismo. Però alcuni mesi dopo il monsignore veronese fu trasferito dalla direzione del Seminario e nominato responsabile della Commissione della Conferenza episcopale “Grande Giubileo 2000” nonché vicario episcopale per l’animazione della vita spirituale e la formazione, e venne nominato protonotario apostolico soprannumerario.
 

Con il benestare del Vescovo locale e di padre Flavio Roberto Carraro, vescovo di Verona, il 18 agosto 2001 mons. Antonini si traferì a Karaganda (Kazakhstan) dove divenne vicerettore del Seminario “Maria, Madre della Chiesa”, insegnante di Sacra Scrittura, caporedattore del giornale cattolico Kredo e vicario episcopale per la pastorale. Don Bernardo non si risparmiava nel suo impegno di apostolato, dormiva poche ore ogni notte e il suo fisico ne risentì. La sera del 26 marzo 2002 si confessò come faceva ogni giorno, ma la mattina dopo, Mercoledì Santo, non vedendolo arrivare in chiesa, andarono nella sua stanza e lo trovarono morto, seduto davanti alla tv ancora accesa e sintonizzata su Telepace.
I funerali, presieduti dal vescovo Carraro, vennero celebrati il 1° aprile nella Cattedrale di Verona. La sua salma venne tumulata nel cimitero di Raldon da dove nel 2013 fu traslata in un sarcofago nella chiesa parrocchiale. Nella premessa del volume vi sono le prefazioni di mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona; di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca e di mons. Yevgeniy Zinkovskiy, vescovo ausiliare di Karaganda.

Come disse uno dei suoi studenti veronesi, «nell’archivio del cuore alla voce “don Bernardo” non ho trovato etichette, solo una fotografia: quella di un sacerdote felice che pregava con amore, non negava a nessuno il suo sorriso e conosceva dieci lingue. In realtà ne parlava perfettamente solo una, quella dell’amore sconfinato di Cristo».

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