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Nuovi presbiteri: don Luca Zanotto

Dalla grande passione per la Russia alla conoscenza della figura di mons. Antonini 

Nuovi presbiteri: don Luca Zanotto

Rileggendo la storia della mia vocazione per condividerne alcuni tratti, non posso che essere preso da una continua meraviglia per la ricerca del Signore nei miei confronti. Gli spostamenti di luogo che ho vissuto, per motivi di studio, non hanno fatto venir meno la Sua attesa della mia risposta, ma piuttosto l’hanno intensificata. Originario di Povegliano, fin da piccolo ho frequentato le scuole nella vicina Villafranca e, da lì a partecipare alle celebrazioni e alle attività pastorali presso la parrocchia del Duomo, il passo è stato breve.
Proprio in parrocchia ho conosciuto, poco più che adolescente, il seminarista russo Vitalij Spitsyn, ora prete e vice-rettore del Seminario cattolico di San Pietroburgo. Quest’amicizia è stata per me una finestra sul mondo russo che già tanto mi appassionava. In seguito, durante gli studi universitari in relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze politiche a Padova, ho trascorso un anno accademico in Russia, nella città di Kaliningrad, studiando la lingua russa e svolgendo ricerche per la tesi di laurea. Il Signore mi aspettava proprio in quella terra, lontano da casa, dove però grazie a don Vitalij e alla sua comunità parrocchiale della Sacra Famiglia (in particolare i giovani) mi sentivo “a casa”. Lì sono sorte le prime domande profonde: non è che il Signore mi stia chiamando per far sentire “a casa” tante altre persone, in Italia, Russia e chissà dove ancora? Non sarebbe bello vivere come don Vitalij e gli altri preti in mezzo alla loro gente?
Poco dopo l’esperienza russa, nella nostra Verona ho conosciuto, grazie a mons. Giuseppe Vantini, la figura del prete veronese mons. Bernardo Antonini, per tanti anni fidei donum in Russia e Kazakistan. Collaborando con l’Associazione che ne cura gli scritti e la memoria per il processo di beatificazione, mi sono appassionato a questa figura di sacerdote e alla sua missione nelle terre dell’Est.
Terminati gli studi universitari con un’esperienza di qualche mese di tirocinio in Kazakistan, i tempi erano maturi per l’ingresso in Casa San Giovanni Battista. La mia storia fino a quel momento era stata un continuo spostamento tra realtà diverse: Povegliano e Villafranca, Europa dell’Est e dell’Ovest, Asia ed Europa. Il Signore in questo modo stava facendo maturare in me la compassione per la folla, di qualunque provenienza essa fosse. Negli anni di Seminario, grazie al percorso di formazione, agli educatori, ai compagni di classe e di comunità, alle esperienze nelle parrocchie di origine e di servizio, il Padre ha fatto nascere in me il cuore del pastore. Con l’ordinazione presbiterale inizierà una vita secondo il cuore di Cristo Pastore: la miglior risposta che posso dare alla Sua continua ricerca e premura nei miei confronti, che potrò così allargare a tutte le persone che Lui metterà sulla mia strada.
Don Luca Zanotto 
La pazienza per coltivare il bene
Ho incontrato Luca negli anni di seminario: è chiaro che vivere nello stesso luogo non porta in automatico all’amicizia e alla condivisione. Si tratta di un cammino di conoscenza, di confronto, di divergenze. Abbiamo avuto il dono di consegnarci più volte pensieri e sentimenti, e di farlo in ambiti e servizi molto diversi. È sempre emerso un filo rosso, un tratto preciso di Luca: la sua passione per l’umanità e il bene da coltivare, sempre. Mi spiego meglio. Sono stati tanti i contesti che abbiamo vissuto e servito insieme, e sempre ho visto in lui uno sguardo attento alle ferite e alle occasioni possibili, anche le più piccole e difficili da scorgere. Ho avuto il dono di vedere un uomo con una fede viva e capace di rintracciare le tracce di bene possibile. Questo desiderio si è sempre declinato però in uno stile particolare, che raramente ho incontrato in giovani miei coetanei. In Seminario scherzando diciamo spesso che Luca è “il nostro diplomatico”. Guardando con più attenzione a questa espressione emerge un altro tratto che è stato dono per me e per la comunità: l’esercizio della pazienza. Luca desidera sì il bene per ciascuna persona, ma al tempo stesso testimonia che tutti necessitano di un cammino per discernere e scegliere una strada piuttosto che l’altra. Sicuramente tutto questo è frutto anche della sua grande passione e della sua permanenza nelle zone dell’Est europeo, la Russia in particolare. Da queste terre Luca ha veramente ricevuto il dono di saper attendere, di vivere con fede ogni tempo, sia esso positivo o negativo, con uno sguardo rivolto alla bellezza di Cristo e, quindi, di ogni uomo e donna. Concludo con un ricordo personale che credo racchiuda quanto scritto fin qui. Nelle settimane prima del lockdown ho vissuto un tempo di incertezza su alcune questioni personali che stavo attraversando. Più di una sera, facendo due passi in Seminario, mi è capitato di incontrare Luca che rientrava dalla parrocchia di servizio e abbiamo avuto modo di condividere a lungo le fatiche, i timori e anche gli sbagli che potevano essere stati commessi. Ho sempre trovato un amico capace di ascolto e di custodia. Concludevamo spesso con parole semplici ma essenziali: «Se andiamo avanti con entusiasmo, è perché davvero il Signore ci ha dato dei fratelli con cui condividere quest’avventura».
Don Riccardo Bodini

 

 

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