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Stiamo perdendo la battaglia contro la povertà

di FRANCESCO OLIBONI
Aumenta il numero delle persone in difficoltà: verso i 6 milioni 

Stiamo perdendo la battaglia contro la povertà

di FRANCESCO OLIBONI
È allarme povertà in Italia. Nel 2021 si sono registrati quasi sei milioni di poveri assoluti, di cui 984mila nel Nordest. Di questi sei milioni, un milione e mezzo è rappresentato da bambini. I dati Istat parlano chiaro e lanciano un allarme significativo sul nostro Paese: quasi il 10% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Ma non finisce qui. Perché nella sola città di Verona, il 54% delle persone povere incontrate non è cronico, cioè non è rappresentato da persone seguite da tempo e conosciute dai servizi sociali o assistenziali: sono i cosiddetti “nuovi poveri”, legati agli effetti di pandemia prima e guerra poi.

Questi dati allarmanti emergono dal 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, di Caritas Italiana. Tale testo prende in esame le statistiche ufficiali sulla povertà di Istat e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di ascolto su tutto il territorio nazionale, di cui 36 della rete della Caritas veronese. È Federica De Lauso, sociologa, specializzata in metodologia e tecnica della ricerca sociale presso Caritas Italiana, a darci un quadro ancora più approfondito della situazione povertà in Italia. «Il presente di certo non è roseo e la tendenza è in peggioramento. La povertà economica indubbiamente rappresenta uno dei principali fattori di difficoltà delle famiglie, ma non è l’unico. A ruota ci sono problemi occupazionali, abitativi, familiari e di salute. Altri problemi interessano una fascia minore della popolazione, soprattutto a Verona, dove il tema famiglia trova una rilevanza importante. Ma attenzione: non è detto che le cose non siano legate tra loro. Ad esempio nella città scaligera quasi il 30% dei poveri incontrati ha almeno tre ambiti di bisogno su cui intervenire».

– Dicevamo della cronicità degli interventi. A Verona i nuovi poveri sono moltissimi.
«È vero. A differenza dal resto dell’Italia, dove le persone viste e aiutate per la prima volta nel 2021 sono il 42%, nella città scaligera stiamo parlando del 54% di nuove povertà. Si vede che qui gli effetti di pandemia e guerra si sono fatti maggiormente sentire».

– Quali sono le caratteristiche dei poveri assistiti da Caritas in questo tempo?
«Innanzitutto c’è da dire che un terzo dei sei milioni di poveri è rappresentato da famiglie di stranieri. Poi un altro dato significativo da sottolineare riguarda le persone incontrate dai Centri di ascolto Caritas nel 2021, che sono circa 228mila, quasi l’8% in più rispetto all’anno precedente. Ci aspettavamo meno povertà dopo la pandemia e con la ripresa economica e invece la situazione è peggiorata e probabilmente la guerra del 2022 non farà altro che peggiorare le cose. Solo nella città di Verona, i Centri di ascolto hanno incontrato quasi tremila persone nel 2021, cioè il 17% in più rispetto all’anno precedente. Questo dato è allarmante, perché la guerra e tutti i suoi effetti su bollette e caro vita porteranno ad un quadro ancora più drammatico nel prossimo futuro».
– Qual è il profilo sociale dei volti incontrati?
«A livello nazionale maschi e femmine si equivalgono, a Verona il 60% sono donne. Si va dai bassi titoli di studio ai disoccupati, anche se questi ultimi a Verona non sono moltissimi, il 28%. Nel Nordest la maggioranza delle persone aiutate da Caritas è rappresentata da stranieri (62%), mentre al Sud e nelle isole sono perlopiù italiani. In quasi tutti i casi si ha a che fare con famiglie che hanno minori a carico. L’età media dei poveri? 46 anni».
– Cosa fa Caritas per queste persone?
«Dai dati raccolti dai quasi 2.800 Centri di ascolto su tutto il territorio nazionale, di cui 36 veronesi, ci risultano nel 2021 oltre 1,5 milioni di interventi. Ascolto, accompagnamento, sussidi economici, assistenza domiciliare, soprattutto di anziani, distribuzione di beni di prima necessità, attività educative per minori. Una grossa fetta di aiuti riguarda soprattutto l’orientamento ai diritti, ai sussidi, la formazione, le attività prettamente educative su temi come giustizia, tutela dei diritti, equità sociale. È fondamentale che Caritas non perda questo valore, che spesso vale più di un pezzo di pane o di una bolletta pagata». 

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