Attualità
stampa

Presentato il rapporto sulla povertà

I dati forniti da Caritas su chi chiede aiuto a Verona. Lavooro e casa le priorità.

Parole chiave: Povertà (38), Caritas (60), Solidarietà (68)
Presentato il rapporto sulla povertà

Sempre più giovani, sempre più poveri, sempre più italiani. È l’identikit dei bisognosi che chiedono aiuto alla Caritas diocesana, messo in luce dal Rapporto 2016. Il documento è stato presentato alla cittadinanza il 17 ottobre, in occasione della Giornata mondiale della lotta contro la povertà.

L’indagine prende in esame l’attività di 15 Centri di ascolto della Caritas (su 57 complessivi), con un campione di oltre 2.500 utenti. I dati parlano chiaro. Oggi a bussare alle porte dei volontari sono soprattutto persone tra i 35 e i 44 anni, incapaci di inserirsi in modo stabile nel mercato occupazionale. E non sono solo stranieri: una persona su quattro è italiana (23,8%). Il record di utenti “locali” accompagnati dai volontari della Caritas è detenuto da San Giovanni Lupatoto (51,9%), seguito da Belfiore (50%), Villafranca (42,9%), Garda (38,3%), Sommacampagna (37,8%) e Caprino (36,3%).

Otto anni di crisi hanno cambiato il profilo dei nuovi poveri, anche a Verona. La maggior parte di essi ha una famiglia da mantenere: nel caso degli italiani, però, uno su cinque è in condizioni di fragilità familiare (separato legalmente o divorziato), un fenomeno che aggrava ulteriormente le difficoltà. «L’età media di chi accede ai nostri centri è di 44 anni: più bassa per gli stranieri e un po’ più alta per gli italiani, ma si tratta comunque di persone nel pieno delle prestazioni fisiche e mentali, che potrebbero lavorare ma non trovano un posto – riferisce Michele Bertani, responsabile scientifico della pubblicazione –. A livello nazionale emergono poi due nuove categorie: i working poors, ovvero lavoratori così precari che faticano ad arrivare alla fine del mese, e i neet, giovani che non studiano, non si formano e non lavorano».

Le principali problematiche registrate nei Centri di ascolto sono di natura economica (difficoltà nel pagare l’affitto, la rata del mutuo o le utenze domestiche), lavorativa (perdita di lavoro, precarietà, impieghi saltuari o sottopagati), di salute (malattia temporanea o cronica, tumori) e abitativa (sfratto o abitazioni malsane).

«C’è chi fa fatica a chiedere: per questo dobbiamo essere esploratori discreti e intercettare le situazioni di difficoltà», sottolinea il direttore della Caritas diocesana, mons. Giuliano Ceschi. Perciò i 600 volontari dei Centri di ascolto stanno compiendo un percorso di rinnovamento interno, andando incontro alle famiglie a potenziale rischio povertà o esclusione sociale, che in Veneto sono 350mila (il 17% della popolazione). «Stiamo sperimentando nuove forme di accompagnamento, al fine di mettere al centro la persona anziché i servizi – evidenzia Barbara Simoncelli, coordinatrice del progetto –. Così permettiamo a chi riceve aiuto di restituirlo, attraverso servizi di volontariato, come avviene con i progetti regionali reddito di inclusione attiva e con gli empori della solidarietà».  

La partita contro la povertà non si gioca solo nel mondo ecclesiale. «Non sono i “soliti noti” a dover prendersi l’impegno di accompagnare: bisogna coinvolgere in modo più ampio la comunità, per emancipare i poveri e produrre speranza», sottolinea il vicedirettore della Caritas scaligera, Carlo Croce.

Tutti i diritti riservati
Presentato il rapporto sulla povertà
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento