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Quei "complotti" che turbano le nostre menti

di ADRIANA VALLISARI
Covid, vaccini, "poteri forti", ebrei... E lo sbarco sulla Luna era tutto finto? 

Quei "complotti" che turbano le nostre menti

di ADRIANA VALLISARI
Da Hitler, che non si sarebbe ucciso il 30 aprile del 1945 nel bunker, ma sarebbe scappato insieme alla compagna Eva Braun in Sud America, dove vissero felici e contenti; fino allo sbarco sulla Luna, una bella messinscena. Di teorie complottiste è pieno il mondo. Ieri come oggi. Ma oggi, complici le tecnologie, viaggiano più veloci. Un esempio? Il Coronavirus creato ad arte nel laboratorio di Wuhan: questa l’abbiamo sentita tutti. Un po’ meno noto agli italiani è QAnon, il fenomeno complottista più inquietante dei nostri tempi, secondo cui “esisterebbe un deep state (uno Stato profondo), organizzato in una rete mondiale composta da celebrità di Hollywood, miliardari e politici democratici dediti alla pedofilia e al satanismo, contro cui Donald Trump condurrebbe una strenua lotta per smascherarne le trame occulte e stabilire un Nuovo ordine mondiale” (definizione della Treccani). Se vi siete messi a ridere, ricordatevi dell’assalto al Congresso americano, il 6 gennaio 2021, per sovvertire l’esito elettorale e per linciare i “traditori”, e dello sciamano che sventolava il simbolo qanonista...
Un giornalista che da tempo monitora questi fenomeni è Leonardo Bianchi, news editor di Vice Italia, autore di Complotti. Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto (Minimum fax) e di una newsletter omonima, molto seguita. Gli abbiamo chiesto lumi.
– È morta la regina Elisabetta, la sovrana che secondo alcuni era una rettiliana mutaforme... Cioè?
«Durante tutti i grandi accadimenti di rilevanza globale nascono nuove teorie del complotto o ne rispuntano delle vecchie, che si ibridano. Una di queste, inventata da David Icke, è che la regina appartenesse a una specie aliena, i rettiliani appunto; altre la vedono coinvolta nella morte di Lady D, che secondo un’altra teoria ancora sarebbe pronta a salire al trono come Diana I. Per i seguaci di QAnon, inoltre, la regina era una figura centrale del deep state: la sua morte è l’ennesimo segno che sta per esserci un ritorno al potere di Trump».
– A sentire certe cose, ai più vien da sorridere: i complottisti sono dei matti o vanno presi sul serio?
«L’idea che chi crede nella teoria del complotto sia una persona rinchiusa in uno scantinato, con problemi economici e sociali o psichici, è uno stereotipo. Non è così: se credere in una teoria del complotto è indice di una malattia mentale, allora vivremmo in una società di pazzi. Non esiste un profilo tipico del complottista, è una categoria trasversale: i complotti rispondono a dei bisogni psicologici profondi e servono a confermare dei pregiudizi che tutti abbiamo (culturali, politici e così via). Sono grandi narrazioni che raccontano la lotta tra il bene e il male, costruite sopra a eventi reali».
– La realtà è complessa, perciò il complotto è rassicurante: pensare che dietro a tutto ci sia una cospirazione, che solo loro vedono, dà un’illusione di controllo. E questo che li spinge a crederci?
«Sì. Inoltre il complotto aiuta a umanizzare dei problemi che sembrano irrisolvibili, assegnando le colpe a un gruppo o a una persona. Com’è successo con le origini della pandemia da Covid-19, per cui si è addebitata la colpa di un evento epocale a un ristretto gruppo di persone (gli scienziati cinesi o le compagnie farmaceutiche che già sapevano tutto) o a una persona (tipo Bill Gates). Chi ci crede, pensa di aver trovato la risposta a una cosa sconvolgente e razionalizza così un evento che ci vorranno decenni per comprendere bene».
– È il bisogno di un capro espiatorio...
«Anche per fini politici: molte di queste teorie sono razziste, servono a disumanizzare dei gruppi sociali già marginalizzati e a renderli un bersaglio per le persone più radicalizzate, che si convincono che agire contro queste presunte minacce sia giusto. L’abbiamo visto nel corso della Seconda Guerra mondiale ai danni degli ebrei. Siamo nel 2022 e il Protocollo dei Savi di Sion, il falso storico più famoso e letale al mondo (secondo cui gli ebrei vorrebbero dominare il mondo mediante la corruzione della società, ndr), costituisce l’ossatura di tante teorie del complotto moderno. Nulla di nuovo: le teorie complottistiche dialogano tra loro e si mescolano: sono un bricolage». – Molte le importiamo... «Trovandoci in un ecosistema mediatico digitale che non ha precedenti nella storia umana, la modalità di diffusione del complotto è cambiata. Nasce in un determinato Paese – spesso Stati Uniti o Paesi anglosassoni – e poi alla velocità della luce trasmigra altrove e si adatta a livello locale. È il caso di QAnon, tagliato sulla politica americana: durante la pandemia si è trasformato in una teoria del complotto globale. Senza Covid-19 e social, sarebbe rimasto confinato là». – Ci sono persone convinte che il 5G dei telefonini faccia male o che i vaccini mutino il Dna: come mai? «Nulla di nuovo: la paura delle onde elettromagnetiche ha accompagnato l’umanità sin dalla comparsa di queste tecnologie. E l’opposizione ai vaccini nasce coi vaccini stessi. Le identiche argomentazioni sono ripetute da un secolo: che il vaccino è peggiore della malattia, che causa patologie... Ci sarà sempre una quota di scettici che non lo farà mai. In Italia però parlano i dati: oltre il 90% di noi si è vaccinato; i no-vax sono una minoranza – non irrilevante, ma meno numerosa di quella presente in Francia o Germania – che ha cercato l’attenzione mediatica scendendo nelle piazze, dipingendosi come vittime o assediati».
– C’è chi prova a capitalizzare paure e complotti in chiave politica. Lo stiamo vedendo anche in questa tornata elettorale.
«Sotto la cenere ci sono sempre movimenti effimeri che covano, nascono e si sciolgono nei momenti di grandi sconvolgimenti. Quando la realtà è caotica, le teorie del complotto rappresentano una scorciatoia, ma danno sempre risposte sbagliate, persino quando pongono domande giuste. Il problema si ha quando la politica strizza l’occhio alle teorie complottiste e le cavalca solo per rastrellare voti: abbiamo visto cosa può succedere, con l’assalto al Congresso americano. Ma pure in Italia, negli ultimi decenni, alcuni partiti politici hanno utilizzato e rimesso in circolo alcune teorie, come quella della “sostituzione etnica” della popolazione, sdoganata da Meloni, Salvini e, fuori dai nostri confini, da Orban e Trump».
– Dai complotti legati ai vaccini siamo passati a quelli sulla guerra in Ucraina. Com’è avvenuto il salto?
«Per tre motivi. Il primo è stato un passaggio naturale, perché avevano già alle spalle una propria struttura mediatica consolidata. Secondo, le teorie complottiste parassitano l’attualità, seguono l’agenda mediatica, quindi dovevano coprire anche l’invasione russa dell’Ucraina. Terzo, queste teorie formano un sistema di credenze interconnesso: se credo che i poteri oscuri hanno usato degli attori per simulare i morti da Covid, non avrò problemi a credere che a Bucha gli ucraini abbiano fatto stendere a terra degli attori per inscenare la strage. Gli schemi narrativi sono gli stessi».
– C’è una differenza tra l’essere dubbiosi, che può essere una buona cosa, e diventare dei complottisti convinti, per cui mai nulla è come sembra?
«Sì, c’è. Le teorie del complotto non hanno mai scoperto un complotto. La sorveglianza dei cittadini ignari ad opera di una parte del governo americano, ad esempio, non è venuta alla luce grazie ai teorici del complotto: le prove le ha raccolte Edward Snowden, un whistleblower (segnalatore di illeciti, ndr), che le ha portate ai giornalisti, i quali le hanno verificate e poi pubblicate. La grande differenza sta nella verifica dei fatti e nell’analisi delle fonti».
– Come possiamo disinnescare i complotti, o almeno non caderci dentro?
«Se ci fosse una soluzione per smontarli, sarebbe già stata trovata, visto che ci accompagnano da secoli. La cultura del sospetto non è necessariamente negativa, ma va maneggiata con cura. Se siamo diffidenti nei confronti delle autorità, perché la Storia ha dimostrato che non sono sempre credibili, lo stesso sospetto però dobbiamo riservarlo anche a chi ci dice che è tutto falso. I complotti fanno leva sui nostri pregiudizi: chiunque, prima o poi, rimane affascinato da una di queste cospirazioni o ripete cose complottiste senza saperlo. Per contrastare i complotti bisogna innanzitutto capirli, senza atteggiamenti di superiorità. Un campanello d’allarme c’è e ce lo suggerisce un vecchio detto: “Troppo bello per essere vero”. Quando sentiamo qualcosa che corrisponde perfettamente a quello che vorremmo sentirci dire, meglio fare attenzione».

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