Il Fatto di Bruno Fasani
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La livella del Coronavirus e le teorie complottistiche di chi vorrebbe negarlo

Forse ci vorrebbe un redivivo Totò per riscrivere La Livella in chiave 2020. Se nel 1964, data di pubblicazione della poesia, era la morte a pareggiare i conti tra marchesi e netturbini, di questi tempi è il Covid-19 a farci restare con i piedi per terra, impedendo orgogliose baldanze di superiorità...

Parole chiave: Il Fatto (417), Bruno Fasani (325), Coronavirus (96), Covid-19 (89)

Forse ci vorrebbe un redivivo Totò per riscrivere La Livella in chiave 2020. Se nel 1964, data di pubblicazione della poesia, era la morte a pareggiare i conti tra marchesi e netturbini, di questi tempi è il Covid-19 a farci restare con i piedi per terra, impedendo orgogliose baldanze di superiorità. Vallo a dire alla signora di Ischia, che minacciava sfracelli davanti ai pullman degli ignari turisti veneti, ridotti al rango di untori in libera uscita. Oppure alla sbracciante signora di Mondello, a Palermo, che indignata cacciava i giornalisti del Nord, al grido: qui nun ce stà Coviddi. Senza scordare ovviamente lo scoppiettante presidente della Campania, che minacciava trincee e valli coi coccodrilli per chi osasse invadere la sua terra, portando la peste del Nord, ricco e maledetto.
Ci ha pensato ’a livella a mettere a posto tutti, compresi cugini e parenti vari d’Europa, pronti a metterci alla berlina su qualche copertina, della serie: Italia, spaghetti e virus. Unicuique suum, ossia a ciascuno il suo, recitava uno dei massimi princìpi del diritto romano, oggi impresso sotto il titolo dell’Osservatore Romano, a ricordare che la giustizia fa il suo corso a prescindere dalle intenzioni con cui la intende a volte il genere umano.
Scrivo mentre a Roma si sta svolgendo un raduno di No vax e No mask (niente vaccini, niente maschere). A far numero si aggiungono i negazionisti della pandemia e un gruppetto di neofascisti. Cosa accomuni questa protesta, Dio solo lo sa, anche se mi viene in mente che la causa oscilli tra una mancanza di chiarezza di idee ed una di materia grigia.
Per restare al Covid, senza buttarla in politica, mi fermo alle dichiarazioni dei primi: «Non vogliamo la dittatura sanitaria». Da parte mia faccio fatica a sentirmi un suddito dal fatto che mi si chieda di indossare una tediosa mascherina e il pensiero corre a una vignetta circolata questa settimana su Whatsapp. Ve la riporto nella sua sorridente ingenuità. «Cercansi volontari che non credono nell’esistenza del Covid 19 e nella sua pericolosità. Le attività da svolgere includeranno: l’accompagnamento dei pazienti, il trasferimento delle salme all’obitorio, la somministrazione di cure in terapia intensiva, oltre alle mansioni generiche di pulizia delle corsie e di igiene quotidiana dei pazienti gravi. Considerato che per queste persone il Covid 19 è solo una montatura, saranno dispensate dall’impiego di mascherine e di altri dispositivi di protezione personale».
Proviamo a sorridere. Ma non troppo, pensando che a sposare la causa di questi gruppi, ci si è messo perfino un noto attore come Enrico Montesano, al grido «Non nego, ma non credo».
Soprattutto a inquietare è lo slogan messo in circolazione per la circostanza, tirato fuori dalla notte della ragione, come si fa di solito quando si vuol intimidire essendo a corto di idee. E allora ecco spuntare, come da consolidata prassi fascista il complotto “demo-pluto-giudaico-massonico”, ossia l’idea degli ebrei alla conquista del mondo. Vecchio metodo usato dalle dittature per mantenere il consenso popolare intorno alle proprie decisioni, denunciando l’esistenza di un gruppo o una razza che cospirerebbe contro l’integrità del popolo e dei suoi valori. Gli ebrei, appunto.
Sappiamo quale uso abbia fatto Hitler a suo tempo di queste teorie. Ma anche in casa nostra non fu da meno, mentre attualmente sta crescendo sempre più l’intolleranza antiebraica.
Per grazia di Dio oggi non viviamo in una dittatura. Ma non per questo risultano meno inquietanti i rigurgiti di ideologie fanatiche e violente, ben peggiori dei virus dai quali stiamo tentando di guarire.

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