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Maria, classe 1916: si fa così...

di MARTA BICEGO

«Un buon caffè e non dare troppo peso alle cose», la ricetta per vivere a lungo

Maria, classe 1916: si fa così...

di MARTA BICEGO

«Speremo che la se volta...». Ovvero, speriamo che la situazione migliori. È misurata nel parlare Maria Turri Spadi. Al tempo stesso, però, non le mancano idee chiare e lucidità di pensiero quando le si chiede una riflessione sull’attualità.
Del resto, con i suoi 105 anni da poco compiuti, ha visto scorrere davanti ai suoi occhi oltre un secolo di storia. Della città, quando ancora attorno alla palazzina di due piani in cui abita in via Monti Lessini a San Michele Extra, c’erano soltanto distese di prati, finché la campagna ha ceduto il passo a strade trafficate e condomini. Quindi del Paese: tra le due guerre prima, nel cui ricordo riecheggiano ancora i bombardamenti; e adesso alle prese con emergenza sanitaria, crisi economica e incertezza politica che non lasciano indifferente una tra le più longeve cittadine di Verona.
Anzi, si informa sui giornali, ascolta con attenzione i dibattiti in televisione. «Mi piace la politica ed essere sempre aggiornata sulle notizie. Non è per me, ma per i miei nipoti e per il futuro delle giovani generazioni», esordisce, con la consapevolezza di chi è abituato ad allargare l’orizzonte della riflessione. «Ho grande fiducia in Mario Draghi», commenta in merito all’incarico ricevuto dall’economista di formare un nuovo governo e ridare respiro a un Paese affaticato (anche) dalla pandemia. «È un grande sacrificio per tutti», sottolinea, accennando all’obbligo di mascherine e distanziamento fisico dettato dalle norme anti-contagio. «Ma, se occorre, bisogna farlo», puntualizza con senso di responsabilità.
Giacca di lana, camicia bianca dal colletto ricamato, fili di perle a donare luce al viso. Assieme a un sorriso che esprime serenità accoglie nel piccolo, ma confortevole, appartamento in cui vive da sola e che raggiunge salendo senza problemi 36 scalini. Qui c’è sempre una moka pronta da mettere sul fornello per servire agli ospiti un buon caffè. E una veranda da dove osserva quello che accade attorno e intravede le colline.
Originaria di Mezzane di Sotto, saliva ogni mattina in sella alla bicicletta per andare al lanificio Tiberghien. «Ero rammendatrice, lavoravo con il camice bianco», descrive, ricordando l’attenta selezione a cui erano sottoposte le stoffe appena uscite dal telaio per ricercare i difetti, accomodati da mani sapienti come le sue. In fabbrica rimase poco: lì conobbe quello che divenne suo marito, Silvino Spadi, venuto a mancare nel 1966. «Era un uomo buono e volenteroso. Abbiamo avuto tre figli: Roberto, Ugo e Patrizio», prosegue, puntuale nel trasferire ogni dettaglio, estraendolo dal corposo album dei ricordi. Alla famiglia si sono aggiunti cinque nipoti e due pronipoti tutti maschi. Insieme la festeggiano ogni anno, doppiamente: il 4 febbraio, giorno effettivo della nascita e il 7 febbraio, data ufficiale che compare sui documenti per un’errata trascrizione all’ufficio anagrafe.
Nella quotidianità è autosufficiente: tiene in ordine la casa, cucina e stira; si occupa delle faccende domestiche, salvo un po’ di aiuto di tanto in tanto. Fino a due anni fa, per sfuggire alla calura estiva, andava in vacanza da sola a San Zeno di Montagna presso la Casa Leopoldina delle sorelle della Sacra Famiglia: consuetudine che a malincuore ha dovuto cambiare per il Covid-19, non certo per mancanza di volontà, energie o entusiasmo.
Inevitabile chiedere il segreto di tanta longevità. «Solo fortuna», risponde scherzando la signora classe 1916. «Mi sveglio alle 7 e non può mancare la colazione con un caffè preparato con la moka. Mi tengo attiva. Mangio poco, ma frequentemente, come mi hanno consigliato i medici», afferma, precisando che in passato si prendeva cura dell’orto e del giardino da cui raccoglieva verdura e frutta di stagione. La passione per i fiori invece le è rimasta, fa notare, mentre stringe il mazzo regalato dall’amica di famiglia Anna Leso per festeggiare il compleanno. «La vecchiaia purtroppo non è bella per tutti – conclude –. Io ho avuto la fortuna di stare sempre bene, non mi manca nulla. Gli anni sono parecchi, ma la buona salute vuol dire tanto e di questo ringrazio il Signore. Un’altra cosa? Non dare troppo peso alle cose e tutto filerà più liscio...». Saggezza di ultra centenaria, da prendere ad esempio.

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