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La ripresa veronese passa da commercio e turismo

Se ripartono, limiteranno i danni del Covid-19. Altrimenti...

Parole chiave: Economia (128), Verona (223), Turismo (39), Covid-19 (89)
La ripresa veronese passa da commercio e turismo

Gli effetti devastanti sull’economia italiana provocati dalla fase acuta della pandemia da Covid-19 sono confermati dai dati a consuntivo resi noti nei giorni scorsi dall’Istat. In aprile la produzione industriale è diminuita rispetto al precedente mese di marzo del 19,1%, e di ben il 42,5% sullo stesso mese del 2019. Nel primo trimestre dell’anno le esportazioni a livello nazionale sono calate del 4,8%, nel Nordest (l’area maggiormente colpita) del 6,8% mentre il Veneto registra un -3,2%. Nello stesso periodo si sono persi 101mila occupati, cui ne vanno aggiunti altri 274mila registrati in aprile. Il bilancio a fine anno vedrà tutte le voci contrassegnate dal segno meno a due cifre.

Autorevoli economisti pensano però che sia stato toccato il fondo e che sia iniziata una lenta risalita. Va ricordato infatti che dal 4 maggio hanno riaperto le aziende assoggettate al blocco produttivo ed è stata ripristinata la libertà di movimento delle persone sull’intero territorio nazionale. Dunque si dovrebbero registrare i primi segnali di ripartenza dei consumi e dell’export anche sull’onda della ripresa produttiva di alcuni “Paesi locomotiva” come Cina e soprattutto Germania.

Per quanto riguarda l’economia della nostra provincia e in particolare il fondamentale settore terziario, c’è un dato importante che va ricordato: dal 15 giugno i principali Stati europei hanno riaperto le frontiere con l’Italia e i restanti lo faranno dal 1° luglio prossimo. La domanda fondamentale che tutti si pongono è: torneranno i turisti stranieri a Verona? Lo scorso anno la nostra provincia ha registrato quasi 18 milioni di presenze, di cui 13,5 milioni di stranieri (oltre 11 milioni sul solo lago di Garda). Attorno al turismo gravitano tantissime attività: alberghi, ristorazione, agriturismo, trasporti, cultura e spettacoli, fiere; dunque la loro presenza risulterà decisiva nel segnare il livello e l’estensione della crescita.

In questo panorama incerto vanno considerati alcuni “fiori all’occhiello” che rendono particolarmente attrattiva Verona e la provincia veronese. Parliamo dell’Arena di Verona, della Fiera e del sistema museale. Per quanto riguarda gli spettacoli la Fondazione Arena (che ha registrato nel 2019 la presenza di 427mila spettatori con un incasso di sola biglietteria di 26,7 milioni) si è vista costretta a rinviare la stagione lirica di quest’anno. Il Governo aveva fissato infatti un limite di mille spettatori nei luoghi aperti e di 200 in quelli chiusi. Un decreto del Presidente del Consiglio dell’11 giugno ha però riaperto la questione delegando le Regioni a stabilire, sulla base della situazione sanitaria, più ampi limiti. Il presidente Zaia ha subito comunicato che in Arena si potrà arrivare fino a 7mila spettatori. Questo ha consentito alla soprintendente Cecilia Gasdia di programmare ben 11 grandi eventi denominati “Nel cuore della musica”, che inizieranno il 25 luglio prossimo e vedranno la presenza di grandissimi interpreti del mondo della lirica.

Per quanto riguarda le fiere, i congressi e le manifestazioni in genere, l’ordinanza di Zaia anticipa al 19 giugno la data di riapertura prevista dal Governo il prossimo 14 luglio. Questo significa per la nostra Fiera (1,3 milioni di visitatori; 14mila espositori; un fatturato consolidato di 92,8 milioni di euro) la possibilità di allestire tutte le manifestazioni in calendario nel secondo semestre dell’anno (comprese Marmomac a fine settembre, Samoter in ottobre e Fieracavalli in novembre). Riaperti anche i musei, la Casa di Giulietta e Gardaland, uno dei più grandi parchi divertimenti d’Europa. Si sono dunque ricreate le condizioni per un ritorno degli ospiti italiani e stranieri a Verona.
Molto, se non tutto, dipenderà dall’andamento dell’epidemia. Dobbiamo assicurare al “resto del mondo” che l’Italia è un Paese sicuro dove non si corre alcun rischio. Il nodo gordiano della ripresa sta proprio qui, come dimostrano gli andamenti divergenti dell’indice della Borsa di Milano (che attesta il valore economico delle imprese e più in generale dell’economia) e dell’indice epidemiologico del Covid-19. Quando nei mesi dell’emergenza cresceva velocemente quest’ultimo, altrettanto rapidamente precipitava il primo; quando la pandemia è stata messa sotto controllo e il numero dei contagianti è progressivamente diminuito, l’indice di Borsa è velocemente risalito tanto da tornare quasi ai livelli pre-crisi. Appare dunque profondamente sbagliata la disputa che vede contrapposti i fautori del “prima la salute” a quelli del “prima il fatturato”. Le due cose sono strettamente correlate (un aumento dei contagiati nella giornata dell’11 giugno ha fatto cadere la Borsa italiana del 4,8%!). La battaglia va combattuta contemporaneamente su entrambi i fronti. Dall’esito di questa impresa dipenderà anche a Verona il ritorno dei turisti e la rimessa in modo dell’intera economia provinciale.

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