Attualità
stampa

Istruzione in famiglia: cresce il numero di chi fa scuola a casa

È una possibilità concessa dalla Costituzione. A supporto dei genitori c'è l'associazione Laif

Istruzione in famiglia: cresce il numero di chi fa scuola a casa

È un fenomeno in crescita quello dell’istruzione in famiglia. Oltreoceano è chiamata homeschooling: l’apprendere entro le mura domestiche, e non solo, dove le materie di studio sono impregnate delle esperienze vissute nel quotidiano e si consolidano nel rapporto genitori-figli che si traduce in crescita reciproca.

A confermarlo è Sergio Leali, presidente dell’Associazione istruzione famigliare Laif, nata nel 2017 per volontà e opera di madri e padri che attuano questa modalità educativa in Italia. Quanto ad adesioni, con la pandemia in Veneto e nel Veronese (dove da 20 associati si è passati a superare i 70) sono più che triplicate: proporzione che si riflette a livello nazionale.

L’interesse c’è eccome, esordisce: «Siamo contattati quotidianamente da genitori che hanno iniziato l’anno scolastico e stanno valutando la realtà, molto sfaccettata, dell’istruzione parentale. È in corso una trasformazione, accelerata dal Covid-19, nell’ambito del sistema dell’istruzione e delle educazioni. Un sistema in crisi i cui attori principali sono la famiglia prima di tutto, i servizi scolastici e il mondo della comunicazione, le istituzioni civiche e religiose che hanno un ruolo fondamentale».

Questione di consapevolezza per il papà homeschooler di studenti che seguono il percorso delle superiori: «L’istruzione parentale è innanzitutto una scelta di responsabilità. Papa Francesco sottolinea spesso il tema della centralità della famiglia, istituto che secondo noi deve aggiornarsi nel segno della modernità e del divenire delle cose, che deve avere una redistribuzione dei ruoli e una partecipazione al momento educativo».

Il ragionamento non si limita al trasmettere e costruire il sapere, procede oltre: «Come adulti dobbiamo creare le condizioni perché i nostri figli pongano in essere le proprie potenzialità come persone e cittadini. Affinché sviluppino senso di solidarietà e capacità di comprendere gli altri», dice, richiamando la parabola dei talenti per cui ognuno ha ricevuto un patrimonio che è chiamato a mettere a frutto non unicamente per sé, ma per il prossimo vicino e lontano.

«La vera possibilità di cogliere tali obiettivi è che le famiglie si prendano in carico responsabilità e funzioni: parte tutto da qui. Dalla cura speciale verso le giovani generazioni si crea quel clima che permette all’albero di crescere e dare buoni frutti», aggiunge, ponendo a riferimento la figura del beato Giuseppe Baldo per l’attenzione alla situazione specifica di ragazzi e nuclei familiari. «Se non c’è questa riassunzione di responsabilità e funzioni, non si arriva da nessuna parte – incalza –. La famiglia trasmette l’elemento che fa la differenza: l’amorevolezza infusa nel rapporto che i genitori hanno coi figli. Passaggio che dev’essere rivisitato. In tal senso l’istruzione parentale può essere una start up sociale alla portata di tutti, a cui chiunque si può avvicinare e maturare personale competenza, mettendola in atto».

La scuola in famiglia era praticata all’inizio del secolo scorso, fa notare, come fenomeno precedente alla scolarizzazione, sebbene svolta in altri termini. Dal punto di vista legislativo, evidenzia, «la Carta dei diritti dell’uomo e del fanciullo ribadiscono entrambe la responsabilità dei genitori nella scelta educativa. Principi assorbiti dalla Costituzione: nell’art. 30 chiarisce i ruoli e mette al primo posto la famiglia che ha diritto e dovere di istruire ed educare i figli; nell’art. 31 lo Stato riconosce la famiglia e la aiuta nelle sue funzioni; nell’art. 33 dice che le arti e le scienze sono libere e libero ne è l’insegnamento, mentre la Repubblica individua le linee generali dell’istruzione. Infine l’art. 34 stabilisce che l’istruzione è obbligatoria per 8 anni, portati in seguito a 10. Su questi limiti si gioca il fenomeno dell’istruzione parentale, riconfermati dalla legge sulla “Buona scuola” del 2017».

C’è insomma un solido ancoraggio alle norme fondamentali: «Situazione differente dalla Francia dove il presidente Macron ha annunciato la soppressione della possibilità di fare educazione parentale. Fenomeno incardinato non tanto sulla Costituzione, ma su norme derivate che hanno meno forza rispetto a quelle del nostro Paese. In Italia abbiamo un impianto diverso, che va comunque curato e rafforzato». Una metamorfosi è in atto, soprattutto dopo che il Coronavirus ha portato a rivedere i concetti di tempo e spazio. «Il futuro sarà di diffusione di questa modalità – chiosa –: il ritorno a una dimensione naturale del rapporto tra adulti che hanno messo al mondo dei giovani e sono chiamati a prendersene cura». 

Tutti i diritti riservati
Istruzione in famiglia: cresce il numero di chi fa scuola a casa
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento