Attualità
stampa

I profughi ucraini? «Pensano di stare qui per poco tempo...»

di MARTA BICEGO

Il racconto di un’ucraina “veronese” attiva nell’orientare chi sta arrivando di giorno in giorno 

Parole chiave: Associazione Malve (1), Ucraina (22), Pace (28), Guerra (41)
I profughi ucraini? «Pensano di stare qui per poco tempo...»

di MARTA BICEGO

«Chi arriva, vive in una sorta di illusione salvifica. Pensa che la guerra durerà poco, di poter presto fare ritorno a casa». Questo stato d’animo Marina Sorina lo legge negli occhi e lo raccoglie nelle parole che i profughi pronunciano, con grande compostezza, quando scendono dai pullman che li hanno condotti a Verona dall’Ucraina. Persone che si aggrappano a quei 90 giorni di permesso di soggiorno temporaneo, convinte di poter tornare a breve a quella che era la loro quotidianità. Nel Paese in cui, prima, stavano bene. E adesso…
«Non si rendono conto che non c’è più nulla a cui tornare. Sono stati rasi al suolo ponti, palazzi, scuole, chiese, fabbriche», descrive a bassa voce la vicepresidente dell’associazione Malve di Ucraina, riportando la conversazione alla realtà. È ucraina, originaria di Kharkiv, città che abbiamo imparato a conoscere negli scorci dilaniati dai bombardamenti dei russi, tra macerie e devastazione.
Da anni vive in riva all’Adige e il telefonino, oggi più che mai, è l’unico modo per mantenere i contatti con quanti sono rimasti a combattere o a nascondersi. «Quando là funziona internet», precisa. Nelle chat, aggiunge Sorina, «si sussegue una sorta di appello quotidiano. Di chi c’è, di chi è ancora vivo. Si leggono resoconti strazianti di come si vive nei sotterranei o delle violenze che gli ucraini sono costretti a subire nelle zone occupate». C’è senso di frustrazione, di rabbia, ma anche una grande determinazione. In Ucraina si combatte per difendere il proprio Paese, per rivendicare la libertà e il diritto all’autodeterminazione.
Qui a Verona le donne e gli uomini che compongono le fila dell’associazione, fondata nel 2011, lavorano instancabilmente da giorni. In precedenza, davano supporto alle famiglie dei bambini con leucemia in cura all’ospedale di Borgo Trento; dal 2014, dopo la “Rivoluzione della dignità” (manifestazioni filoeuropee, ndr), avevano avviato una raccolta di aiuti umanitari. Rispondevano a necessità che, dopo l’invasione militare del 24 febbraio, sono diventate prioritarie. Così, in appena due settimane, hanno messo insieme 800 tonnellate di solidarietà.
Ora le azioni dei volontari sono concentrate sulla raccolta di fondi: per sostenere le spese di trasporto degli aiuti umanitari, in particolare di medicinali; per acquistare ambulanze da inviare in Ucraina, dove adesso sono indispensabili; per comporre “scatole vita”, con alimenti e prodotti per l’igiene personale, che vengono consegnate ai rifugiati. «Stiamo raccogliendo adesioni da parte di insegnanti che possano occuparsi della scolarizzazione», puntualizza la vicepresidente.
L’associazione è, insomma, un importante ingranaggio della macchina umanitaria che si è messa in movimento. Sistema un po’ frammentario che si potrebbe perfezionare, riconosce, ma «nonostante sapessimo da mesi che sarebbe scoppiato il conflitto, la realtà ha superato ogni nostra peggiore aspettativa». Fa riferimento alle bombe sul reparto di maternità di Mariupol, diventato bersaglio di un missile; ai cadaveri delle vittime, lasciati per strada, senza dare loro sepoltura. All’esodo dei cittadini in fuga. «Chi si ricongiunge con un familiare o un parente, sopporta il disagio abitativo, ma ha comunque una mano tesa che lo possa accompagnare», spiega Sorina. «Più difficile è invece per chi non ha nessuno e si ritrova senza nulla, confuso e disperato», prosegue.
Ci vorrà tempo per alleviare queste ferite. «Siamo solo alla prima fase di una guerra che non si risolverà in pochi mesi», osserva. Profughi ne arriveranno ancora, conclude, «ma questa è una migrazione che può fare del bene all’Italia. Chi è arrivato da poco chiede già come può rendersi utile e fare qualcosa». Il senso di appartenenza all’Ucraina riesce a mobilitare i cuori, da noi e altrove. Per donare una “scatola vita” a un rifugiato o sostenere l’associazione: Iban IT09 U 05018 11700 000017159963 c/o Banca Etica, filiale di Verona Piazza San Zeno. 

I profughi ucraini? «Pensano di stare qui per poco tempo...»
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento