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E se a santa Bibiana farà bello prepariamoci a un inverno mite

L’estate di S. Martino, un anno caldissimo, le stranezze del clima: parla l’esperto. Fenomeni estremi in crescita. Dovremo abituarci a un clima impazzito

E se a santa Bibiana farà bello prepariamoci a un inverno mite

Non ci sono più le stagioni di una volta... Ma l’estate di San Martino quella sì, visto che il termometro ha toccato persino i venti gradi centigradi nei giorni scorsi. È una delle poche certezze che ci lascia il meteo in quest’anno balordo. Il freddo, prima o poi, arriverà? Cosa dobbiamo attenderci? Lo abbiamo chiesto a Nicola Bortoletto, fondatore di Meteo Caprino Veronese, seguitissima pagina Facebook che ogni giorno, dal 2012, fornisce le previsioni per Verona e provincia.
– Siamo nel pieno nell’estate di San Martino: ci rammenta che cos’è?
«È un periodo particolarmente mite che spesso caratterizza i giorni attorno all’11 di novembre, data in cui la cristianità ricorda san Martino di Tours. Si lega alla leggenda di san Martino, stando alla quale il santo, quand’era ancora un soldato romano, incontrò durante una tempesta un mendicante; impietosito, tagliò a metà il suo mantello per darlo al povero, affinché si coprisse. Appena fece questo, il tempo virò al bello, uscì il sole e le temperature si alzarono. San Martino scoprì in seguito che il mendicante in realtà era Gesù che lo aveva messo alla prova. Questo fece sì che Martino lasciasse l’esercito per convertirsi al cristianesimo. Anche quest’anno posso confermare che l’estate di San Martino è tornata: anzi, la stiamo già vivendo, viste le temperature miti di questo inizio di novembre».
– Il 2020 è un anno segnato dalla pandemia: anche dal punto di vista meteorologico è anomalo?
«Diciamo che ormai potremmo definire questi anni in cui le temperature sono sempre al di sopra delle medie la “normalità”; anche se lo sappiamo tutti, di normale non c’è proprio nulla. Il 2020 è stato un anno sicuramente anomalo, se guardiamo le medie trentennali di riferimento. Molto meno piovoso del normale e in più, nelle occasioni in cui è piovuto, la pioggia si è concentrata in brevi periodi con conseguenze anche pesanti; basti pensare all’ultimo weekend di agosto, in cui sono stati molti i problemi causati dal maltempo anche nella nostra provincia. Soprattutto è stato più caldo: da gennaio a settembre abbiamo registrato un’anomalia positiva di +1,09° C che posiziona il 2020 al secondo posto tra gli anni più caldi di sempre dopo il 2018. Se dovessi dire qual è stata la stagione finora più “normale”, sceglierei l’estate, soprattutto grazie ai mesi di giugno e luglio che sostanzialmente si sono chiusi in media rispetto ai dati stagionali».
– Come accennava lei, la coda dell’estate ha portato degli eventi atipici e violenti per il nostro territorio: come si spiegano? Sono un’eccezione o dobbiamo ritenerli un anticipo del futuro?
«I fenomeni estremi a cui negli ultimi anni ci stiamo abituando – lunghi periodi siccitosi e caldi, seguiti da eventi meteo estremi come grandinate, piogge torrenziali, neve quasi assente in inverni dai connotati spesso “primaverili” – sono il risultato dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo e vedendo da ormai molti anni. Sicuramente se non ci sarà un cambio di rotta, dovremmo davvero abituarci a questi fenomeni, figli appunto del clima che cambia».
– Di cambiamento climatico si è parlato molto prima del Covid-19; ora il tema sembra essere scomparso dal dibattito pubblico. L’urgenza però resta?
«Ovvio che sì: i problemi non sono scomparsi, ma sono stati eclissati, per forza di cose, dalla pandemia diffusa in tutto il mondo».
– L’anno scorso l’inverno è stato piuttosto temperato. Nei prossimi mesi quale sarebbe la condizione meteo ideale?
«La condizione meteo “normale” per la nostra provincia sarebbe quella di clima invernale: quindi freddo e nevoso in montagna (condizioni diventate ormai una rarità) e apparizioni di neve anche nella nostra pianura. Forse ce ne siamo dimenticati, ma negli anni Ottanta, quelli della mia infanzia, la neve era normale non solo in montagna ma, spesso, anche a quote pianeggianti. Io non ricordo un inverno di quand’ero bambino in cui non sia nevicato: e non abitavo in montagna, ma in pianura a 150 metri sul livello del mare».
– In relazione al diffondersi della pandemia, che temperature sarebbero auspicabili?
«Mah, pare che le temperature alte, come quelle estive, siano nemiche del virus e quindi sarebbe auspicabile questo. Non essendo possibile che ciò si verifichi e considerando che le “mezze misure” non servono a nulla, io preferirei avere un inverno normale. Chissà che questa normalità climatica non porti anche alla normalità nella vita di tutti i giorni che tutti si aspettano, ma questa è solamente una speranza».
– C’è un detto o una prassi della saggezza popolare che si applica bene al periodo che stiamo attraversando?
«Per quello invernale c’è sicuramente un detto che dice che “el tempo de santa Bibiana le fa per 40 dì e ’na stimana”. In pratica, afferma che le condizioni meteo del giorno di santa Bibiana (2 dicembre) rimarrà tale, o con pochi disturbi, per i 47 giorni successivi. Ovvio che se il 2 dicembre piove, non significa che pioverà per i 47 giorni successivi, ma solo che il tempo si manterrà movimentato e quindi caratterizzato da fasi di maltempo seguite da periodi migliori. Lo scorso anno, così come nel precedente, a santa Bibiana ci fu bel tempo. E abbiamo visto come sono andati gli ultimi due inverni...».

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