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Caritas: «Reddito di cittadinanza? Non è la panacea di tutti i mali»

Misura controversa: a Verona i beneficiari sono ottomila, per un importo medio mensile di 452 euro

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Caritas: «Reddito di cittadinanza? Non è la panacea di tutti i mali»

«Il Reddito di cittadinanza non basta a sconfiggere la povertà: ci vogliono tempi lunghi per uscire da questa condizione e spesso l’aiuto economico non è risolutivo, perché la povertà ha molte dimensioni, come quella educativa e occupazionale, che richiedono una pluralità di interventi, attuati in rete con le diverse realtà territoriali». A livello nazionale il 60% delle persone incontrate dai centri di ascolto della Caritas ha almeno due aree di bisogno. A renderlo noto è Nunzia De Capite, sociologa di Caritas italiana, che sabato scorso è intervenuta all’incontro di coordinamento annuale degli operatori dei centri di ascolto della Caritas diocesana, nella parrocchia di Pozzo.

Un’occasione di formazione che è servita a fare il punto sulle misure statali di contrasto alla povertà. «Dal 2016 a oggi se ne sono susseguite tre, troppo velocemente: la Sia nel 2016, il Rei nel 2017 e il Reddito di cittadinanza nel 2019, con una grande discontinuità – puntualizza la sociologa –. Nessuno però valuta l’impatto reale che questi strumenti hanno sulla vita delle persone: ecco perché stiamo monitorando 1.200 beneficiari di Reddito di cittadinanza in 22 Caritas diocesane, tra cui Verona, e con questi dati chiederemo delle modifiche alla legge, per rendere più efficace la misura».

A monte, bisogna tener presente la trasformazione del fenomeno povertà in Italia. «È decisamente esplosa dal 2007 a oggi: si è cronicizzata e ha rotto gli argini, diffondendosi anche al Nord e fra persone con buoni livelli di istruzione – prosegue De Capite –. Oggi in 5 milioni vivono in povertà assoluta nel nostro Paese, ovvero non hanno il minimo necessario per vivere: sono passati dal 3,1% all’8,4% in poco più di un decennio e non torneremo più ai livelli pre-crisi, cioè all’1,7 milioni di poveri del 2007».

Fino a pochi anni fa l’Italia era l’unica in Europa, insieme alla Grecia, a non avere misure nazionali di contrasto alla povertà. «Sono state un ottimo punto di partenza, ma si applicano a contesti molto diversi: il Reddito di cittadinanza non cambia magicamente la realtà, richiede un welfare locale che non sempre è pronto – rileva la sociologa –. Occorrono protocolli e consuetudini di collaborazione tra Caritas, Centri per l’impiego e servizi sociali, altrimenti si tratta solo di una misura assistenzialistica che non aiuta davvero a uscire dalla povertà». 

Un difetto di fondo del Rdc, osserva la Caritas, è stato usare lo stesso strumento per due obiettivi: povertà e lavoro. «Vedremo i risultati dei patti di servizio che 50mila persone (su un totale di 700mila) hanno firmato nei Centri per l’impiego», dicono. Altro errore, compiuto pure col Rei, è stato formare gli operatori dopo la partenza della misura, e non prima. Per ottenere il Reddito di cittadinanza si fa domanda all’Inps e poi i richiedenti vengono orientati per via amministrativa: «Perciò orientare i possibili beneficiari è cruciale, perché molti non sanno che esiste la possibilità di richiederlo».  

I centri di ascolto Caritas stanno tamponando queste lacune, prendendo in carico le persone bisognose, indirizzandole e aiutandole a gestire bene il contributo, se da sole faticano. «Il Reddito di cittadinanza ha ampliato la platea di beneficiari potenziali, ampliando i criteri per accedere; inoltre il supporto annuale è mediamente più alto: 5.600 euro a nucleo, contro i 2.500 euro del Rei», spiega la sociologa. 

Più fondi e più persone raggiunte sono i lati positivi; quelli negativi invece? «Ci sono fette di popolazione escluse: gli 80mila nuclei di stranieri che non hanno il requisito dei 10 anni di residenza, gli altri 54mila che si sono visti congelare le domande perché devono produrre certificati impossibili da reperire nel proprio Paese d’origine e il 35% di poveri assoluti che non sono in possesso dei criteri reddituali e patrimoniali – snocciola De Capite –. Ci sono poi gli sfavoriti: le famiglie con minori, le famiglie numerose e i poveri che vivono al Nord, perché non si tiene conto del diverso costo della vita». 

A livello nazionale stanno ricevendo il Reddito di cittadinanza 2,1 milioni di persone, nell’86% dei casi di nazionalità italiana. Campania e Sicilia sono le regioni più interessate; l’importo medio a nucleo è di 520 euro (contro i 300 del Rei). In Veneto i beneficiari sono 53mila; a Verona, invece, lo percepiscono 3.464 nuclei, pari a 8.087 persone, con un importo medio di 452 euro.

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