Parte il Giro d’Italia che punta su Verona
di ERNESTO KIEFFER
L’edizione numero 105 della corsa rosa al via in Ungheria si concluderà domenica 29 con una cronometro cittadina
di ERNESTO KIEFFER
È partito da Budapest il 105° Giro d’Italia. Un’edizione, dunque, che torna a “toccare” gli altri Paesi europei dopo le inevitabili difficoltà dovute alla pandemia degli ultimi due anni. La kermesse si tratterrà in Ungheria per tutto il primo weekend di gare, con il primo appuntamento di 195 km Budapest-Visegrad, la crono di 9,2 km di sabato 7 maggio attorno alla capitale magiara e, infine, la tappa di domenica 8 di 201 km fra Kaposvár e Balatonfüred.
Il percorso
La carovana rosa si sposterà a quel punto sul suolo italiano, in Sicilia, e a partire da martedì 10 maggio – dopo un giorno di pausa – riprenderà la sua corsa con la tappa Avola-Etna. Da lì il tracciato risalirà rapidamente lo Stivale attraverso la Calabria, la Basilicata, la Campania, il Molise, l’Abruzzo e le Marche, portandosi così in Emilia Romagna e quindi nel nord Italia, dove si svolgerà tutta la seconda parte del Giro. Dopo aver attraversato la Pianura Padana e affrontato in più punti gli Appennini, sarà l’altra catena montuosa italiana, le Alpi, a diventare l’assoluta protagonista. Tra le salite principali che percorreranno i corridori segnaliamo l’Etna (rifugio Sapienza), Monte Sirino, Montagna Grande di Viggiano, Passo Lanciano, Blockhaus, Pila-Les Fleurs, Verrogne, Cogne, Goletto di Cadino, Mortirolo, Santa Cristina, Tonale, Vetriolo, Monterovere, Kolovrat, Passo San Pellegrino, Passo Pordoi e Passo Fedaia. Fra le varie tappe da ricordare la sedicesima che il 24 maggio partirà da Salò, sulla sponda bresciana del lago di Garda, per giungere, dopo 202 km e un dislivello totale (dopo tre Gran Premi della Montagna) di oltre 5mila metri, al passo dell’Aprica. Sarà una delle frazioni “spartiacque” di tutto il Giro che nel complesso si presenta con un percorso impegnativo, adatto nella prima parte ai velocisti e nella seconda agli scalatori, anche se in generale appare equilibrato.
La chiusura in Piazza Bra
La manifestazione si chiuderà a Verona, in Arena, domenica 29 maggio, con la crono di 17,4 km. La nostra città sarà ancora una volta protagonista dell’atto conclusivo di uno degli eventi popolari più amati dagli italiani. È la quinta volta, nella ultracentenaria storia del Giro, che la conclusione avviene nell’anfiteatro romano. Nelle precedenti occasioni si ricordano le vittorie degli italiani Giovanni Battaglin (nel 1981), Francesco Moser (nel 1984) e Ivan Basso (nel 2010), mentre nell’edizione più recente terminata in riva all’Adige, quella del 2019, fu l’outsider ecuadoriano Richard Carapaz a sorprendere tutti e portarsi a casa la prestigiosa vittoria. Di bello c’è che, dopo due edizioni caratterizzate dalle restrizioni imposte dal Covid-19, il pubblico tornerà ad affollarsi lungo le strade per vedere da vicino i propri beniamini e per vivere pienamente l’essenza di questo sport, la fatica, in quello che in Italia rappresenta il suo momento più importante. Le squadre Sono ben 22 le squadre che si presentano ai nastri di partenza. A fare la parte del leone è il Belgio, che schiera ben quattro formazioni, seguito da Italia e Francia con tre. Due formazioni per Olanda e Stati Uniti mentre Regno Unito, Germania, Spagna, Israele, Australia, Kazakhstan, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti saranno rappresentati da una squadra a testa. Con otto corridori per ciascuna formazione, al via ci saranno 176 partecipanti.
Gli uomini più attesi
Chi subentrerà nell’albo d’oro a Egan Bernal, che ha vinto il Giro nel 2021? il colombiano della Ineos Grenadiers quest’anno non potrà difendere il titolo. È ancora nella fase riabilitativa dopo il grave infortunio subito alla colonna vertebrale di qualche tempo fa e anche se di recente è stata annunciata la sua completa guarigione, ancora non è chiaro quando potrà tornare nuovamente alle corse. Tra gli uomini di classifica che tenteranno in tutti i modi di scrivere il proprio nome sul “Trofeo Senza Fine” 2022 ci sono sicuramente tre corridori che in passato hanno già vinto la corsa rosa: stiamo ovviamente parlando di Vincenzo Nibali (trionfatore nel 2013 e nel 2016), Tom Dumoulin (2017) e il già citato Richard Carapaz, ma fra i papabili alla vittoria finale non possiamo dimenticare anche João Almeida (15 giorni in maglia rosa nel 2020), Simon Yates (4 successi al Giro tra il 2018 e il 2021 e terzo sul podio finale del 2021), Miguel Angel Lopez (terzo al Giro 2018), Jai Hindley, Wilco Kelderman (secondo e terzo nella corsa rosa 2020), Esteban Chaves (secondo nel 2016), Alejandro Valverde (che torna al Giro sei anni dopo il podio finale del 2016) e Mikel Landa (tre tappe e un podio finale nel 2015). Un occhio di riguardo dovrà essere dato, però, anche al “fenomeno” olandese Mathieu Van Der Poel, all’esordio nella corsa rosa e che potrà giocarsi le sue carte soprattutto negli arrivi in volata. E a proposito di volate, con sette frazioni adatte ai velocisti ci sarà sicuramente l’occasione per mettersi in mostra per alcuni tra i migliori specialisti al mondo, che si sfideranno per i singoli successi di tappa e per la maglia ciclamino della classifica a punti. Fra questi ricordiamo Mark Cavendish (15 successi al Giro), Arnaud Démare (5 tappe in carriera e la maglia ciclamino 2020), Caleb Ewan (5 tappe), Giacomo Nizzolo (due volte vincitore della classifica a punti e una tappa al Giro, nel 2021) e Fernando Gaviria (classifica a punti 2017).
I “nostri” corridori
Non particolarmente nutrita la compagine di atleti del territorio della nostra diocesi che partecipano alla gara. Sono solo tre: i veronesi Davide Gabburo (Bovolone, 1993) della Bardiani e Davide “Roccia” Formolo (Negrar, 1992) dell’Uae Teams. Quest’ultimo, scalatore inossidabile, potrebbe puntare a qualche vittoria di tappa, cosa che peraltro gli è già riuscita in passato al Giro, e inserirsi fra i primi della classifica. Inoltre con la maglia della Alpecin-Fenix ci sarà il 28enne velocista bresciano Jakub “Kuba” Mareczko, nato in Polonia ma residente da quando aveva 4 anni a Raffa di Puegnago. Per lui 57 vittorie tra i professionisti ma ancora a secco al Giro. Sarà la volta buona?
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