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Tanzania, il grazie agli Zambaldo per le strutture sanitarie create

di MARTA BICEGO
Coppia di Illasi da decenni è impegnata nella solidarietà attiva in Africa

Tanzania, il grazie agli Zambaldo  per le strutture sanitarie create

di MARTA BICEGO
Un astro veronese brilla in Tanzania. Illumina l’impegno, ormai trentennale, dell’illasiano Augusto Zambaldo che il 27 settembre scorso ha ricevuto dall’ambasciatore italiano Marco Lombardi l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia.
Nell’ospedale regionale della città di Iringa, con l’Associazione Veneto Tanzania (Asvet) di cui è braccia e cuore, è riuscito a creare l’officina ortopedica per produrre protesi in loco, il reparto di terapia intensiva, la sala di sterilizzazione oltre ad impegnarsi nella formazione del personale. Si legge tra le righe della motivazione: “Ha sempre dimostrato di operare con grande spirito di abnegazione, dando lustro all’immagine dell’Italia in Tanzania”. Cose grandi, ma Augusto non è persona che ama tanto i clamori.
Fisioterapista, Augusto frequenta l’Africa da sempre per un preciso richiamo dettato dalla necessità di mettersi al servizio del prossimo. Riporta al 1987 la prima valigia preparata assieme al passaporto: destinazione Ghana, nelle fila dell’associazione Amici di Raoul Follereau (Aifo). Al suo seguito ci sono la moglie, Laura Dal Bosco, e la figlia Giulia che all’epoca ha appena 5 mesi; poi nel 1990 la famiglia si allarga ulteriormente con l’arrivo di Anita, che nasce al rientro in Italia. Ma il richiamo è forte: «Siamo ripartiti per il Kenya. Qui ho lavorato per tre anni con il Cuamm», spiega. Per l’ong sanitaria, fianco a fianco con i religiosi della Diocesi di Padova e le suore Piccole Figlie di San Giuseppe, segue un progetto di riabilitazione destinato a bambini con disabilità.
Nel 1993, i coniugi si trovano a un bivio: fare ritorno in Italia o lasciare i rispettivi lavori? La famiglia Zambaldo sceglie ancora una volta l’Africa: «Abbiamo deciso che solo una presenza continua e a lungo termine poteva avere maggiore significato sia per noi che per le popolazioni africane. A guidarci è stata anche la fede». Con l’organismo tedesco Cbm, del quale nel frattempo Augusto entra a far parte nel 1994, il progetto prevede di andare in Ruanda: hanno il biglietto aereo pronto, ma le prime avvisaglie del genocidio costringono a cambiare i piani.
Dopo sei mesi trascorsi in Malawi, si apre la posizione in Tanzania. Paese che dal 1995 è per loro casa, esclusa una parentesi di tre anni in Repubblica Democratica del Congo. Vivono tra Dar es Saalam, Moshi e Iringa, ed è in quest’ultima località che raggiungiamo telefonicamente Augusto. 
Attualmente è coordinatore di una piccola associazione di Vicenza, Asvet, il cui impegno si focalizza sull’ospedale. Sistemate le strutture, «l’attività si concentra adesso sulla formazione del personale locale. Abbiamo messo in piedi una rete tra ospedali e università, con professionisti che si dividono tra la sala operatoria e le aule». È una maniera per assicurare un futuro ad una popolazione che combatte contro molte difficoltà. Innanzitutto in campo educativo e sanitario, dove negli anni la situazione è migliorata «ma siamo ancora lontani da standard accettabili, specialmente nelle aree rurali». Tanti servizi sono a pagamento. C’è la barriera linguistica a ostacolare l’accesso alle cure: l’inglese è poco conosciuto e si comunica in lingua swahili. Poi c’è la povertà, che colpisce in particolare donne e bambini. Ecco perché Laura, sarta di professione, ha avviato una serie di iniziative di microcredito per supportare le fasce deboli: «Ha creato un laboratorio che produce accessori in materiali locali dal design italiano. I fondi raccolti vanno a beneficio di un orfanotrofio». Grazie alla generosità di amici e conoscenti, da anni la coppia permette ad adulti e bimbi di accedere ai servizi sanitari; diversamente, non potrebbero curarsi o sottoporsi a un intervento. Questo sottolinea il ruolo fondamentale della presenza dei laici nelle missioni.
E adesso? Giulia vive a Malta, è diventata mamma e ha festeggiato il primo anno della piccola Luna in Tanzania; Anita ha vissuto prima in Olanda e ora è a Londra. La casa di Illasi al momento è vuota. «Noi? Non abbiamo ancora idea di cosa fare», conclude Augusto. «Io spingo per restare, Laura invece vorrebbe tornare». Al momento giusto, ascoltando quel che detta loro il cuore, sapranno scegliere.

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