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Recuperano protesi per il Ghana

di BEATRICE CASTIONI
La solidarietà di una coppia per l’Africa, supportata da uno sponsor bussolenghese 

Recuperano protesi per il Ghana

di BEATRICE CASTIONI
Cosa significa perdere un arto? Un evento drammatico che non si limita ad un periodo da dimenticare, ma con conseguenze che restano per tutto il resto della vita; o addirittura una condizione dalla nascita che condiziona la nostra percezione del mondo. Abitudini quotidiane da ripensare, lavoro, tempo libero, indipendenza, viaggi… tutti aspetti che vanno in contrasto anche con la burocrazia, con limitazioni fisiche e mentali. Un’immagine di sé che viene stravolta, un nuovo ‘io’ in cui non ci riconosciamo: il memento tangibile di quella malattia, quell’incidente, quella condizione con cui si fanno i conti da sempre. La necessità di accettare la realtà con la paura costante di perdersi. E in Africa? In tutte le zone povere o con assenza di fondi che non dispongono di cure, mezzi e supporto?
Abitare È Group, azienda di serramenti di Bussolengo, supporta il viaggio in Ghana della non profit Karma on the Road Aps, dedicata al recupero di protesi per arti inferiori usate. È partita da Sona per il Ghana sabato 11 novembre, dopo aver recuperato negli scorsi anni da donatori in tutta Italia quasi 600 protesi e averle spedite, tramite la charity Legs4Africa, in vari centri riabilitativi africani tra cui l’Orthopedic Training Center di Accrah, in Ghana. Abitare È Group ha deciso di supportare questo progetto perché sposa il manifesto etico della sua realtà aziendale (redatto dal fondatore dell’azienda Massimo Stella), con l’intento di dare valore e dignità alla persona nel contesto sociale e nel territorio di appartenenza. Un valore umano che incoraggia l’inclusione e un’esigenza di sensibilizzare nei confronti di chi ha una disabilità fisica, condiviso dall’associazione veronese Karma on the Road Aps, con l’iniziativa “Ride your life - Ghana 2023”. L’Onlus nasce nel 2021, dopo che uno dei due fondatori (Luca Falcon) è stato investito da un’auto sulla via di casa, tornando dal lavoro in moto. Quell’incidente gli ha causato la perdita di un arto. Spiegano i fondatori Luca Falcon e Giulia Trabucco: «La nostra storia parla di passione e avventura, momenti bui e forza di volontà… Ora siamo marito e moglie, ma tutto è iniziato verso la fine del 2015; da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato e, anche con tutta la lungimiranza possibile, non avremmo mai potuto immaginare cosa aveva in serbo per noi il futuro. Il 4 agosto 2016 (da noi soprannominato “l’anno zero”) Luca è stato investito. Il piede e la gamba sinistra erano distrutti; il gomito sinistro era gravemente compromesso e anche il naso e l’occhio destro erano danneggiati. Dopo più di un anno fermo a letto, due anni di fisioterapia e quaranta interventi chirurgici, nel 2019 tutti i medici convennero che l’amputazione della gamba sinistra fosse l’unica soluzione. Fu in quel periodo che Luca prese coscienza della profondità della sua passione per la moto. Nonostante tutto gli aveva salvato la vita e gli aveva dato la motivazione per ricostruirne una nuova. Perché la moto? Perché un viaggio in moto ti mette in contatto con il mondo e ti dà un forte senso di libertà. Il percorso di guarigione è stato lungo e abbiamo avuto molto tempo per riflettere. Attraverso le nostre esperienze abbiamo percepito sinceramente di essere nati dalla “parte giusta del mondo” e questo ha iniziato a sconvolgere le nostre priorità. Abbiamo sentito il bisogno di trasformare la nostra passione condivisa in qualcosa di più concreto, come se il viaggio fine a sé stesso non fosse più l’obiettivo finale. Desideravamo trasmettere un messaggio di speranza per il futuro, un simbolo di solidarietà… Come? Grazie alla semplice filosofia di seminare del bene lungo la strada. Ecco come nacque Karma on the Road».
L’onlus si batte anche per contrastare l’attuale assenza di un programma di riciclo e riuso delle protesi in Italia e la grande carenza di questi dispositivi nei Paesi in via di sviluppo. L’Oms stima che, oggi, solo una persona bisognosa su 10 abbia accesso ad ausili, comprese protesi e ortesi. In Italia il riuso e il riadattamento non sono previsti dalle istituzioni, perché le protesi sono considerate dispositivi medicali su misura e quindi “rifiuti” quando non vengono più utilizzati. In realtà, a parte l’invaso, il resto dei componenti è interamente riutilizzabile: mani, piedi, braccia, steli, pulsanti, agganci in titanio… Da qui l’idea di spiegare tutto in un documentario; dopo la partenza da Verona verso l’Orthopedic Training Center inGhana, l’obiettivo – oltre a quello di aiutare chi si trova in situazioni di gravi difficoltà – è dare voce alle storie e ai volti di coloro la cui vita è cambiata grazie a una delle protesi ricevute tramite l’associazione. Spiega Falcon: «Questo viaggio in moto nasce dalla nostra voglia di aiutare le persone, come abbiamo fatto in questi anni grazie alla collaborazione con la charity Legs4africa. Il docu-film sarà realizzato da un team tecnico che viaggerà con noi seguendoci con una 4x4 che doneremo a fine tour al centro medico in Ghana. Andremo poi a proporre il documentario a vari film festival italiani e internazionali nel 2024». Massimo Stella, di Abitare È Group, vede questo progetto come un naturale prolungamento del sostegno del suo team nei confronti della diversità, dell’ambiente e del valore che ogni etnia porta ad un progetto comune: «Abbiamo contribuito con entusiasmo alla causa di Luca e Giulia effettuando delle donazioni a sostegno e supportandoli nella divulgazione dell’iniziativa, per incrementare ulteriormente la raccolta fondi. Il loro impegno nel sensibilizzare la società e ispirare gli altri è straordinario». Vivere una vita normale con un arto artificiale è quindi possibile e da assicurare a tutti i costi. Riprendere in mano la propria vita è possibile. Per tornare ad essere sé stessi. 

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