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Nel deserto della riviera gardesana

Se la situazione delle feste e dei ponti primaverili anticipa l'estate che verrà, c'è da avere paura per tutto il comparto turistico e il suo indotto economico

Parole chiave: Lazise (9), Lago di Garda (15), Coronavirus (96), Turismo (39), Estate (32), Garda (16)
Scorcio del porto di Lazise completamente deserto ripreso il lunedì di Pasquetta

Nel deserto della riviera gardesana

Una Pasqua così non si è proprio mai vista. Gli alberghi e i negozi aperti, i bar e le gelaterie pieni di turisti venuti a cogliere il primo sole caldo della stagione, le passeggiate lungo il lago brulicanti di persone e anche di lavoratori. Tutto questo sembra un’immagine lontana come di una belle époque bruscamente interrotta.
Queste settimane, tra le festività pasquali, il 25 aprile e il Primo maggio, hanno sempre rappresentato l’inizio ufficiale della stagione estiva nella parte più turistica della provincia, ma quest’anno i luoghi della villeggiatura e del divertimento sono stati resi irriconoscibili dal virus, congelati all’inattività che di solito contraddistingue i mesi invernali.
Le rive del Garda sono deserte, anche se è Pasqua e una Pasqua di sole, per giunta. «Non avrei mai pensato di arrivare a 62 anni e ritrovarmi in una situazione del genere», afferma con amarezza Giorgio Degani, che possiede da anni una piccola struttura di affittacamere con colazione a Pacengo. «A marzo, nel giro di poche settimane, ci siamo visti annullare tutte le prenotazioni fino a maggio compreso – prosegue –. Resistono per adesso quelle prese tra giugno e luglio, ma per la maggior parte parliamo di quelle prese attraverso Booking, che ti permette di disdire all’ultimo momento senza incorrere in una penale. Perciò penso che la gente che ha prenotato in questi mesi stia solo vedendo come si metteranno le cose, ma non nutro particolari speranze».
Fino all’ultimo gli esercenti hanno cercato di portare avanti almeno la preparazione delle attività, con la speranza che la situazione non fosse così grave, ma già da tempo «quasi tutti hanno capito il problema e hanno accettato il fatto che l’unica cura per arginare l’emergenza è rimanere in casa», spiega Federico Bertasi, proprietario di un negozio di calzature a Lazise. «Qualcuno drammatizza forse più del dovuto – continua – ma, vedendo come già da inizio marzo si stavano mettendo le cose, era facile prevedere che non ce la si sarebbe cavata così velocemente. Detto questo, la situazione non è certamente rosea, soprattutto per una zona come la nostra che vive quasi esclusivamente di turismo. Io e mio padre, che abbiamo bottega rispettivamente da 20 e 40 anni, non abbiamo mai dovuto affrontare una cosa così».
Anche la chiusura dei parchi divertimento concentrati nei Comuni di Lazise e Castelnuovo del Garda ha portato da subito a un drastico calo delle prenotazioni di soggiorno e delle presenze. Spiega ancora Degani: «La mia struttura sorge vicina a Gardaland, Caneva e Movieland ed è evidente che prima di riaprire attività del genere, bisogna essere davvero sicuri di non ricreare focolai di contagio. Detto questo, è facile capire che, per gente come noi, questo corrisponde a un’ulteriore perdita di introito. Anche Parchi del Garda, l’hotel e meeting centre che sorge qui a Pacengo ha annullato immediatamente tutti i meeting... Insomma, per noi è una vera e propria debacle».
Anche i bar sono demoralizzati, soprattutto perché sul lago ce ne sono molti di piccolini, con magari un ampio plateatico, ma con poco spazio all’interno. «Giustamente dovremo distanziare i tavoli – commentano i baristi – ma non sempre si può fare. Si potrà sfruttare il posto fuori, ma capite bene, non può essere una vera soluzione, non ci saranno le entrate di prima».
Nel frattempo, la maggior parte dei campeggi tra Peschiera e Bardolino ha messo una data di ripartenza indicativa al 20 maggio prossimo, tuttavia in assenza di certezze.
Una delle preoccupazioni maggiori degli esercenti e degli imprenditori della zona è tuttavia quella inerente al pagamento di eventuali finanziamenti e mutui che avevano magari appena acceso. «Questa crisi ci costringerà a mettere mano al portafoglio – commenta Bertasi – o a chiedere un aiuto alle banche. Certi investimenti erano già fatti e ora bisogna vedere come si potrà farvi fronte, anche perché (parlo per il settore dei negozi) se prima un punto vendita poteva valere anche più di 200mila euro, adesso si è certamente svalutato alla grande». Fanno eco gli albergatori: «Quasi tutti hanno spostato a fine settembre il pagamento delle rate dei mutui, ma prima o poi dovremo pagarle e se non si lavora, come si fa?».
Da parte sua «Federalberghi è disponibile a rispondere a tutte le domande che sorgeranno da parte degli albergatori – fa sapere il presidente Ivan De Beni –. Abbiamo richiesto ai Comuni di rimodulare le tasse sui rifiuti e le altre imposte comunali. Alcuni Comuni ci hanno già risposto assicurandoci disponibilità. Siamo poi fiduciosi circa il “Decreto salva impresa”. Ci contiamo molto per poter affrontare poi un vero rilancio della piccola e media impresa». De Beni invita gli albergatori a mantenere i contatti sia con i clienti, sia con i lavoratori stagionali: «Non fateli sentire soli e sfruttate questo periodo di chiusura per preparare i locali, sanificarli e fare tutte quelle azioni che non abbiamo mai il tempo di fare».
Ilaria Bazerla

Divieti rispettati, spiagge vuote, centri storici in un silenzio irreale

Pasqua e Pasquetta soleggiate in una primavera spettacolare per il lago di Garda. Giornate calde, temperature sopra la media stagionale, che in anni “normali” avrebbero reso affollate le vie dei centri rivieraschi, con code di auto dai caselli autostradali verso i lidi lacustri. Ma l’emergenza Coronavirus ha portato, ahinoi, scenari surreali: strade e autostrade deserte, un silenzio inconsueto spezzato solo dal vento e dal cinguettio degli uccelli; saracinesche abbassate per negozi, bar e ristoranti; alberghi chiusi; parcheggi vuoti; passeggiate e spiagge sbarrate. Scene di un film drammatico, mai visto.
Non c’è stato esodo né controesodo. Solo pattuglie ai caselli e per strada a monitorare i pochi in uscita con autocertificazione. I lungolaghi della riviera bresciana sono rimasti per tutto il fine settimana pasquale desolati. La natura, incantevole nelle fioriture, si è ripresa i suoi spazi, e nelle acque del Garda solo cigni, anatre, pesci e pure qualche nutria; nessuna imbarcazione.
L’unico posto al sole, la gente se l’è ricavato sul terrazzo o in giardino, entro quei lidi domestici sicuri dal rischio del contagio. Nella Pasqua del nemico invisibile, unici compagni di uscite solitarie sono guanti e mascherina per chi porta a spasso il cane sotto casa o per chi si sgranchisce le gambe nei 200 metri consentiti. Si contano le auto in circolazione, un elicottero sorvola il lago in più momenti del giorno mentre le forze dell’ordine in divisa e in borghese rilevano nei punti strategici gli sgarri dei pochissimi furbetti che hanno provato a “evadere”. Misure di sicurezza digerite dai più, come dichiarano le autorità del basso Garda.
Le forze dell’ordine comunicano infatti che i trasgressori del #iorestoacasa sono stati pochi. In tutta la provincia di Brescia “nella giornata di Pasqua – stando ai primi dati emessi della Prefettura – carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato e polizie locali impegnate sul territorio hanno controllato 2.293 persone e hanno comminato 293 sanzioni, per violazione dei divieti imposti per fronteggiare l’emergenza Covid 19”.
Una cinquantina, ci informa la pattuglia della Guardia di finanza all’ingresso di Sirmione, i controllati tra sabato e domenica di Pasqua, ma con pochissime violazioni. «I cittadini si sono comportati in modo collaborativo e responsabile», ribadisce Luisa Lavelli, sindaco di Sirmione.
Gli accessi ai varchi nei passati fine settimana pasquali erano di circa 30mila unità. Quest’anno ne sono stati registrati meno di 600. «Le forze dell’ordine – continua Lavelli – ci rassicurano sulla disciplina e il rispetto delle norme da parte di quasi tutti. Il rispetto delle norme di sicurezza è stato accolto come una priorità e dovrà continuare ad esserlo per un po’».
Racconta ancora il sindaco sirmionese che la splendida penisola in questi giorni vive due aspetti contrastanti: da un lato la bellezza del lago e della natura che esplode; dall’altro il silenzio e il vuoto, che disorientano e rattristano. 
«Oggi è l’incertezza del domani la cosa che più ci spaventa – continua la prima cittadina di Sirmione –. Ma prima abbiamo gestito l’emergenza per mettere in sicurezza i nostri concittadini, da domani iniziamo a lavorare concretamente per la fase due e per il futuro del nostro turismo. Come amministrazione e consorzio albergatori stavamo da qualche anno pensando a un turismo diverso, per cercare una qualità di cui da tempo non godevano più, a causa del sovraffollamento. Eravamo arrivati a periodi di grande caos, che non portavano più niente, prendevano solo alla nostra comunità. Per questo ci stiamo confrontando da giorni, virtualmente, con le associazioni di categoria, per riprogettare il turismo a Sirmione, partendo dall’attenzione alla sicurezza e agli ausili di protezione, oggi necessari». 
Anche il presidente del Consorzio albergatori e ristoratori Fabio Barelli osserva: «Sirmione non è mai stata così ammaliante, ma è tutto così surreale. Nel contempo ci rendiamo conto che negli anni passati la penisola era sovra-sfruttata e invivibile. Dobbiamo far tesoro di questa esperienza per progettare una rinascita tutti insieme, quando sarà possibile, pensando a un turismo di qualità, sicuro e sostenibile. Intravvediamo ora un’opportunità unica di rinascita, che non sarà tornare all’overtouring, ma offrire al turista più qualità e vivibilità, oltre all’accoglienza che ci contraddistingue da sempre». E conclude Barelli: «Ripartiremo tutti insieme, appena questo sarà possibile, dando al cliente una garanzia di un turismo nuovo, con protocolli etici, se vogliamo continuare a essere una meta prestigiosa, di tendenza. Cuciremo sul nostro turismo un vestito esclusivo, con nuove regole e canoni, ma la ripartenza sarà per la prossima stagione. Quest’anno non sappiamo quanti di noi riapriranno…». Anche a Desenzano del Garda il rispetto delle norme di sicurezza è stato recepito abbastanza bene dai cittadini, fatta eccezione per qualche trasgressione in più tra Venerdì e Sabato Santo. I dati comunicati dal commissario della Polizia locale di Desenzano Paolo Avanzi parlano di “solo” 24 violazioni in tutto il fine settimana: 17 venerdì, 2 sabato, zero il giorno di Pasqua e 5 a Pasquetta. L’invito del commissario è di «non abbassare la guardia e tenere duro. È importante collaborare con chi sta lavorando per arginare l’epidemia, per il bene di tutti. Ci prepariamo alla fase due: la convivenza col virus sarà difficile e impegnativa per tutti».
Pure nella vicina Valtenesi strade calme, anche se movimenti si sono registrati nei residence, come a Padenghe, dove ci sono tante seconde case. «Purtroppo, nonostante gli appelli e i moniti, abbiamo rilevato dei movimenti sul territorio – spiega Patrizia Avanzini, vicesindaco di Padenghe –. Molti sono arrivati giovedì e se ne sono andati dopo Pasquetta, martedì mattina all’alba. Nei residence probabilmente non c’è stato il rispetto del distanziamento sociale, ma le strade del paese erano calme e le pattuglie in servizio hanno segnalato poche sanzioni. L’unico punto di affollamento è stato il supermercato, domenica mattina, dove sono state rilevate le presenze di non residenti. Vedremo nelle prossime settimane come vanno i dati dei contagi. Sicuramente saremo più stringenti nei blocchi per i ponti del 25 aprile e Primo maggio».
Francesca Gardenato

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