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Lo splendore della fede nella statua della Madonna

di CRISTIANA BEGHINI

Dal legno alle vesti: cronaca di un’opera quattrocentesca ritrovata

Lo splendore della fede nella statua della Madonna

di CRISTIANA BEGHINI

Tutelare un patrimonio così ricco e variegato come quello conservato nelle chiese della diocesi di Verona è un lavoro affascinante anche se talvolta non semplice. Da vari anni ormai l’Ufficio diocesano beni culturali veronese e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza lavorano fianco a fianco per seguire progetti e interventi di restauro che contribuiscano alla conservazione dei beni artistici locali e al loro ritorno a un rinnovato splendore nelle comunità locali.

E questo è successo di recente nella chiesa di Mezzane di Sopra alla presenza del vescovo, mons. Domenico Pompili, e di un’intera comunità con la presentazione del restauro della scultura lignea della Madonna con il Bambino. «È stato davvero un bel momento di festa per tutta la nostra comunità – osserva il parroco don Angelo Castelli – tanto che hanno partecipato anche alcune persone dalle vicine parrocchie di Castagnè e Mezzane di Sotto». Conservata nella primitiva chiesa parrocchiale dei Santi Fermo e Rustico, la scultura è testimonianza di un culto antico nella valle, «pur non essendo legata ad una particolare devozione – aggiunge il sacerdote – è un’opera che chi frequenta la chiesa è abituato a vedere da sempre».

Si tratta di un’opera lignea del Quattrocento veronese, nella tipologia classica della Madonna che veglia con le mani giunte il piccolo Gesù steso sulle sue ginocchia, vestiti entrambi con abiti settecenteschi di un colore indefinito a causa dello sporco. Dalle foto mostrate nella serata dalla restauratrice Anita Masiero, la scultura della Madonna era stata fortemente manomessa proprio nel Settecento per permetterne la vestizione: scalpellando via parti del busto e il colore originale; tagliando le braccia all’altezza dei polsi e ricoprendola interamente con una pittura giallo-ocra; il viso ricordava il colorito ancora originario. Il Bambino invece, sotto la veste logora e consunta conservava la sua bellezza. Maria, pregevolmente intagliata, si è scoperto che era vestita in un abito dorato con risvolti e interno bordeaux, così come i capelli inizialmente di un marrone cupo, con la pulitura hanno lasciato il posto ad una luminosa doratura. Il bimbo ha recuperato il delicato rosato della pelle infantile.

Gli abiti, lavati e restaurati dalle abili mani della restauratrice Marta Lorenzetti hanno ritrovato morbidezza e vividezza nei colori. Il restauro ha fatto emergere così la bellezza sia delle opere lignee che di quelle tessili, senza dimenticare le piccole corone d’argento che cingono i due capi. L’intervento progettato e diretto dai funzionari della locale Soprintendenza Letizia Tasso, Rita Dugoni e Rita Bonazzi è stato interamente finanziato con fondi afferenti alla Programmazione triennale del ministero della Cultura 2020/2022 per i lavori pubblici.

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