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I nuovi parroci: «Nel caos odierno Gesù ci dona sempre nuova speranza»

di SILVIA ALLEGRI
Chiesa gremita per l'ingresso nella comunità 

I nuovi parroci: «Nel caos odierno Gesù ci dona sempre nuova speranza»

di SILVIA ALLEGRI

“Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla Terra?”. Ha preso spunto dal vangelo di Luca l’omelia con cui don Stefano Ongaro e don Alberto Malaffo hanno salutato per la prima volta, la scorsa domenica 16 ottobre, i fedeli della parrocchia di San Giuseppe fuori le Mura, in Borgo Venezia.
Con una chiesa gremita di fedeli, «e chissà se le prossime domeniche sarà ancora così», ha scherzato don Stefano, 52 anni, parroco moderatore. Originario di Nogara, prete dal 2005, per un anno è stato vicario parrocchiale a Legnago, quindi è stato inviato per studio a Roma, dove nel 2014 ha conseguito il dottorato in Teologia morale, materia che continua a insegnare allo Studio teologico San Zeno, “l’università” del Seminario dove si formano i futuri preti. È stato anche, dal 2011 al 2015, vicerettore nel Seminario maggiore, dal 2015 fino a oggi collaboratore nella pastorale studentesca e universitaria e dal 2016 a oggi direttore della Casa Kairos, casa diocesana per giovani che desiderano coniugare spiritualità e quotidianità, situata in via Santa Maria in Organo.
Insieme a don Stefano, il nuovo coparroco, don Alberto Malaffo, 40 anni, nato a Verona ma originario di Dossobuono, prete dal 2007. Anche per lui c’è una lunga serie di esperienze alle spalle: è stato per i primi tre anni curato a Gesù Divino Lavoratore e San Matteo, quindi inviato a Roma, dove nel 2016 ha conseguito il dottorato in Teologia dogmatica, materia che insegna allo Studio teologico San Zeno. È stato vicerettore nel Seminario maggiore dal 2015 al 2020, ed è anche direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, assistente dei settori ragazzi, giovani e adulti dell’Azione Cattolica diocesana e collaboratore dell’Istituto di pastorale Giberti per il clero giovane.
«La domanda che leggiamo nel Vangelo – ha sottolineato don Alberto aprendo l’omelia a due voci – non è: troverò la chiesa piena di persone, scoppiettante di gruppi? La domanda riguarda semmai un aspetto ben più importante: troverò la fede? E con uno sguardo al nostro tempo potremmo aggiungere: troverò la fede oggi, con lo spettro di una guerra nucleare, con la crisi economica, con il cambiamento climatico, con i fiumi e i laghi che si stanno svuotando delle loro acque? Io poi mi chiedo anche: troverò la fede a San Giuseppe? La risposta è una sola: tutto può crollare, ma la fede ci terrà sempre vivi e luminosi. In questo senso Stefano e io ci sentiamo interpellati e responsabili».
E di fronte alle stesse sfide che aspettano anche il neovescovo Domenico Pompili, come ha voluto ricordare don Stefano: «Domenico, entrando nella nostra diocesi, ha detto: vengo a Verona per imparare a credere. Ed è quello che vogliamo fare anche noi. Perché in questo caos Gesù ci fa rimanere in piedi e ci dona sempre nuova speranza. Il compito di noi preti è anche quello di insistere. Nella seconda lettera di San Paolo apostolo a Timoteo c’è scritto: “annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento”. Gesù ci aiuta a ripartire anche quando non abbiamo speranze. Ecco perché dobbiamo fidarci di Lui, proprio quando siamo stanchi e affaticati». Perché, spiegano i due nuovi parroci, a forza di ripetere le cose buone, queste ci entrano dentro, e riescono a non farci vacillare.
 

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