Seminario Maggiore di Verona: non un collegio, bensì una bottega

di DON FABIO PARATO *

Quando pensiamo al Seminario maggiore immaginiamo un collegio di ragazzi che vivono un po’ come Harry Potter nel castello di Hogwarts, in un labirinto di corridoi, animati dai quadri non di maghi ma di santi veronesi, che si aprono su biblioteche di volumi polverosi e su chiese dove poter trovare sempre i seminaristi assorti in una profonda e devota preghiera. Ma quando ci avviciniamo e vi entriamo, vediamo più una bottega in cui coloro che vi abitano vivono insieme incamminati su una strada comune.

Questa bottega che è oggi il Seminario maggiore raccoglie 23 giovani provenienti da luoghi diversi e storie differenti, come apprendisti attorno ad un piccolo cantiere che è la loro vocazione. La chiamata al sacerdozio è ciò al quale lavorano, accompagnati da guide, mentori, testimoni e inseriti in uno stile di vita che prende forma dalla fraternità ispirata dal vangelo.

Questa vita comunitaria, insieme allo studio della teologia e alla preghiera, è unita alle molte esperienze che i ragazzi vivono all’esterno del Seminario, nelle parrocchie, nelle attività caritative e in molte altre realtà, dove le persone che incontrano, i preti, le famiglie diventano co-formatori della loro futura sensibilità di pastori. In questo senso possiamo dire che, uniti ai loro educatori, il clero completo e l’intera diocesi accompagnano questi giovani negli anni della formazione.

L’équipe di educatori con alla sua guida il nuovo rettore, don Luca Albertini, segue da vicino il lento lavoro di questa bottega, sempre cercando di discernere ciò che il Signore vuole per ciascuno di loro e aiutando loro stessi a farlo, nella speranza che anch’essi in futuro possano essere iniziatori, prosecutori e maestri mai arrivati di piccole botteghe della fede nel Signore là dove la Chiesa vorrà mandarli.

* Vicerettore del Seminario maggiore