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Un testo di denuncia delle fake news

Inaugura la 34ª edizione de “Il Grande Teatro” lo spettacolo L’onore perduto di Katharina Blum, che approda a Verona dopo il debutto nazionale al “Rossetti” di Trieste lo scorso 22 ottobre e va in scena al “Nuovo” da martedì 5 novembre (ore 20.45) a domenica 10 (ore 16).

Un testo di denuncia delle fake news

Inaugura la 34ª edizione de “Il Grande Teatro” lo spettacolo L’onore perduto di Katharina Blum, che approda a Verona dopo il debutto nazionale al “Rossetti” di Trieste lo scorso 22 ottobre e va in scena al “Nuovo” da martedì 5 novembre (ore 20.45) a domenica 10 (ore 16).
La pièce, coprodotta dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale e dal Teatro Stabile di Catania, propone dello scrittore tedesco Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura nel 1972, il testo più famoso, tradotto in più di trenta lingue e pubblicato in Italia nel 1975: prova del suo successo fu anche la resa cinematografica del regista Volker Schöndorff e di Margareth von Trotta.
Grazie all’adattamento di Letizia Russo, il romanzo viene ora portato in teatro da Franco Però, che con entusiasmo ha accettato la sfida: «Portare in scena un romanzo implica di poter contare su interpreti che incarnino appieno i diversi personaggi concepiti sulla pagina dall’autore, ed è stata per noi una fortuna avere a disposizione un gruppo di attori che ho immaginato immediatamente nelle diverse figure del libro. A loro si uniscono – continua il regista – Peppino Mazzotta, un artista giusto e completo, ed Elena Radonicich (nella foto) che ho trovato perfetta per dare vita a Katharina Blum». Sul palcoscenico infatti il pubblico veronese avrà modo di vedere due volti noti del piccolo e grande schermo: Peppino Mazzotta, ossia l’ispettore Fazio del televisivo Il commissario Montalbano, ed Elena Radonicich, ovvero la poliziotta Stella Mariani nella fiction La porta rossa.
La storia ci riporta nei caldi anni Settanta, quando l’ineccepibile segretaria Katharina Blum incontra Ludwig Götten, che è ricercato dalla polizia per rapine in banca e sospettato di terrorismo. Sebbene lo conosca solo da poche ore, la donna lo accoglie in casa e ne facilita la fuga, ma ad essere fermata e interrogata è invece lei. Nel frattempo le si scatena contro una campagna infamante ad opera soprattutto dello spregiudicato giornalista Werner Tötges che, manipolando in modo subdolo la verità e non attenendosi alla fedele ricostruzione dei fatti, monta il caso, dipingendola come complice del criminale e addirittura come una convinta terrorista. L’opinione pubblica la mette all’indice, il suo onore – come recita il titolo – è perduto e la sua privacy violata; decide allora di uccidere il giornalista, responsabile della sua rovina, e si consegna infine alla giustizia.
Il tema è drammatico, ma con leggerezza e ironia viene raccontato da Böll, che difende e riabilita la protagonista. Ma, al di là del filo della trama che si dipana a ritroso, il dito viene puntato contro la stampa scandalistica e i suoi metodi, il suo linguaggio osceno e i suoi sensazionalistici titoli: una denuncia contro la disinformazione di ieri e di oggi, che finisce con il giocare solo al massacro.

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