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Quanta “elettricità” nei fili che muoveranno il nuovo filobus

Lavori partiti con inevitabili disagi nelle zone coinvolte (e poco informate). Amt: «Ci vorrà pazienza, poi cambierà tutto»

Parole chiave: Filobus (4), Lavori pubblici (4), Verona (222), Amt (5), Traffico (8)
Quanta “elettricità” nei fili che muoveranno il nuovo filobus

Al 31 gennaio del 2022 – insomma tra due anni e mezzo – il filobus dovrà circolare tra le strade di Verona: questo è quanto è stato deciso dal Comitato interministeriale per la programmazione economica che ha dato il via libera all’opera e soprattutto ai finanziamenti statali. Si tratta del 60% su un complessivo di quasi 143 milioni di euro, insomma oltre 85,5 milioni provenienti da Roma. Chiaro che un simile aiutino abbia messo in discesa un’opera frutto di una volontà politica abbastanza condivisa. Chiaramente le forze politiche e gli esponenti in Consiglio comunali si sono divisi – e non di poco! – su modalità, percorsi, tipologie di mezzi, tempistiche e quant’altro. Ma in pochi hanno detto no a un trasporto pubblico elettrificato, quindi non inquinante per Verona.
Si tratta di quattro linee (due principali, due innesti) per un totale di 23 chilometri e 800 metri di filovia. I due assi principali vanno da San Michele Extra allo Stadio, e dalla Genovesa (a sud della città presso il casello autostradale) fino a Cà di Cozzi, ai limiti della Valpolicella. La stazione di Porta Nuova fa da snodo al tutto.
La filovia sarà a trazione completamente elettrica, attaccata ai fili aerei all’esterno del centro storico (da est, fino a via Zeviani; da sud, fino alla stazione; da ovest, fino a piazzale Stefani davanti all’ospedale di Borgo Trento). Oltre queste tratte, il filobus procederà tramite batterie ricaricabili che a loro volta ricaricano i mezzi. A realizzare il tutto ci penserà l’emiliano Consorzio cooperative costruzioni.
Fin qui l’identikit di un’opera che sta però togliendo il sonno ai veronesi che abitano attorno ai cantieri mobili da qualche tempo allestiti per realizzare (purtroppo con partenza in ritardo) le tratte elettrificate. Si lavora in zona Stadio, si lavora tra Borgo Venezia e Borgo Trieste. Cantieri mobili (cioè parziali, a tratte e sottotratte) appunto “per minimizzare l’impatto su viabilità e residenti”, come sottolinea Amt, la municipalizzata che si occuperà sia di sovrintendere al tutto, sia di mettere i restanti 60 milioni di euro necessari per pagare l’opera.
Chiaro che, comunque, i disagi si fanno sentire. Soprattutto, la precipitosa partenza dei cantieri ha fatto mancare una chiara e abbondante comunicazione di quanto si sarebbe fatto ai veronesi tutti, e a quelli più coinvolti nel particolare. Una situazione che ha scatenato notevoli proteste e la creazione di una rete di comitati civici che contestano dall’opera in generale fino all’abbattimento degli alberi lungo il percorso qualora questi siano d’ostacolo per i pali elettrificati.
Allo Stadio, in particolare, si vivono in questo momento i disagi più forti a causa sia dei lavori per la filovia sia di un’altra serie di cantieri aperti che condizionano vivibilità e viabilità. Si teme poi il caos nel momento in cui – da fine agosto in poi – inizierà il campionato di Serie A (meno probabili gli affollamenti per la B del Chievo).
Ma la domanda vera è un’altra: serviva, sarà utile la nuova filovia? Perché i disagi si possono sopportare, se poi le cose saranno migliori. Ma anche sull’utilità dell’opera manca un po’ di chiarezza: non può essere solo la (relativa) riduzione di inquinamento atmosferico il principale motivo per cui si spendono oltre 140 milioni di euro.

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