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Pellegrinaggio sulle orme di don Tonino Bello

di Redazione

Viaggio in Puglia dei giovani preti veronesi accompagnati dal Vescovo mons. Pompili

Pellegrinaggio sulle orme di don Tonino Bello

di Redazione

«Faccio tanti auguri a tutti voi non tanto di riuscita professionale, quanto di possibilità di rapporto con la gente in modo tale che tutti coloro che vi incontrano siano felici e si vantino di essere vostri amici... vi stringo con affetto e… vi voglio bene!».

Mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ha fatto ascoltare ai preti giovani veronesi in viaggio in Puglia accompagnati da mons. Domenico Pompili, la voce di mons. Tonino Bello, dalla registrazione fatta pochi giorni prima di morire, in cui così si rivolgeva ai giovani convenuti sotto il vescovado per fargli gli auguri di buon compleanno. Don Tonino, ormai molto malato, non poté incontrarli da vicino, ma dalla finestra del suo appartamento si affacciò per salutarli e ringraziarli, e gli auguri indirizzati a lui si trasformarono presto in auguri rivolti da lui a tutti i giovani lì presenti. Con una spontaneità e naturalezza che solo lui aveva. Fino alla fine, non ha smesso di essere vescovo: padre e pastore della sua gente. 

Gli incontri con chi ha conosciuto don Tonino sono stati molti. A Ugento i preti hanno ascoltato la testimonianza del vescovo Vito Angiuli, che ha tratteggiato uno dei volti forse meno noti di don Tonino, ma fondamentale: la sua giovinezza, il percorso per diventare sacerdote e i primi anni del ministero presbiterale vissuti nel Seminario minore. Questo primo servizio ha reso don Tonino un vero educatore, attento all’umanità delle persone, tratto che lo ha accompagnato sempre nella sua vita e che lo può a tutti gli effetti far annoverare tra i santi educatori del nostro tempo. La musica, il giornalino, le gite coi seminaristi: per l’epoca, gli anni Sessanta del secolo scorso, una vera novità che lo ha reso pastore tra la gente. Tutto nasceva da una profonda spiritualità, un amore sconfinato per il Signore Gesù, che con naturalezza disarmante testimoniava a chiunque lo incontrasse e che era per i seminaristi una realtà fondamentale. 

L’incontro con un suo parrocchiano a Tricase, dove don Tonino è stato parroco per circa 10 anni, ha mostrato il lato tipico del pastore: ha messo al primo posto l’unità della comunità, tramite il Consiglio pastorale, e la carità, per lui il vero e più autentico frutto dell’Eucarestia. Una carità vissuta in prima persona e non demandata ad altri, tanto che si ostinava a fare quello che diceva: «È meglio aiutare tutte e dieci le persone che bussano alla porta, piuttosto che mandar via a mani vuote l’unica bisognosa». 

L’incontro che più ha restituito ai preti veronesi la spiritualità di don Tonino è stato quello con don Sandro Ramirez, vicario generale della diocesi di Conversano-Monopoli. Egli ha illustrato la spiritualità di don Tonino, che ha segnato anche la sua azione pastorale, da prete prima e da vescovo poi, che possiamo riassumere a mo’ di slogan in questi tre atteggiamenti: guardare dentro, guardare oltre, guardare insieme.

Commovente e significativo è stato l’incontro con don Luigi Ciardo, suo amico d’infanzia e parroco del paese natale e dove don Tonino ha scelto di riposare, Alessano. Sulla sua tomba, don Gigi ha raccontato don Tonino nel suo lato più umano, attento alle sofferenze spirituali e pastorali soprattutto dei sacerdoti. La malattia, per la quale il vescovo di Molfetta è morto a soli 58 anni, non lo ha mai fermato, e don Tonino ci lascia infine come sua eredità il modo di affrontare la morte, affidandosi a Dio e all’intercessione di Maria, che amava definire donna dei nostri giorni: “Santa Maria, donna dell’ultima ora, quando giungerà per noi la grande sera e il sole si spegnerà nei barlumi del crepuscolo, mettiti accanto a noi, offrici il tuo capo come ultimo guanciale”.

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