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Nella Casa di Pietro accompagnamento familiare a trecentosessanta gradi

di REDAZIONE

Già attiva la collaborazione col Tribunale ecclesiastico; al via un servizio di ginecologia e di aiuto alla maternità

Nella Casa di Pietro accompagnamento familiare a trecentosessanta gradi

di REDAZIONE

Accompagnare le famiglie e le persone che le compongono in tutte le loro dimensioni e in tutte le fasi della loro vita, anche quelle dolorose o ferite. È ciò che la Casa di Pietro, opera segno della Chiesa di Verona, si propone di realizzare attraverso l’azione sinergica di vari servizi ed attenzioni. Una realtà nata quest’anno all’interno della rettoria di San Pietro Incarnario; abbiamo incontrato Maria Luigia Perilli e il diacono Piergiorgio Roggero, la coppia di sposi (nella foto sopra) che coordina l’attività.
– Piergiorgio e Maria Luigia, in maniera specifica, in quali ambiti la Casa di Pietro offre supporto?
Roggero: «La famiglia vista nelle sue varie dimensioni, tra bellezze e fragilità. E questo non solo attraverso il servizio di consultorio familiare che con esperti professionisti interviene sul piano psicologico, educativo e delle relazioni di coppia, ma anche grazie a servizi rivolti all’accompagnamento della maternità e paternità, all’ascolto e orientamento di ragazzi e giovani, alla cura della dimensione spirituale, col desiderio di far sentire ciascuno nello sguardo d’amore di Dio in qualunque situazione si trovi».
– Momenti belli e momenti fragili delle nostre famiglie...
«La nostra speranza è che tutte le famiglie siano belle come Dio le sogna, ma nel contempo c’è da ridare speranza, equilibrio e pace a quelle situazioni in cui sono rimaste vittime della loro fragilità. La Casa di Pietro, con le belle risorse che la Chiesa di Verona offre, è qui per questo, per dare soccorso a queste situazioni, per dare sollievo alle ferite, per salvare tutto ciò che di buono si può salvare, per andare oltre i fallimenti e la sofferenza e ricostruire equilibrio e speranza».
– Cosa dire delle speranze sulle nostre famiglie?
Perilli: «Sappiamo che oggi le coppie e le famiglie hanno bisogno di non essere sole, di trovare luoghi di condivisione e sostegno per poter affrontare i passaggi che incontrano durante la vita: la novità della coppia, l’arrivo del primo figlio, crisi di lavoro, problemi educativi, malattie di persone care, crisi familiari, problemi di intimità. Sono passaggi che affrontati nel modo giusto arricchiscono in misura straordinaria, rendendo la famiglia più forte, matura, bella. Ma chiedono di cambiare, e per farlo bisogna essere aiutati a sapere, capire ed impostare bene il cambiamento. La Casa di Pietro è un luogo dove questo è possibile, anzi, un luogo che ha premura che la bellezza e la speranza delle coppie, delle famiglie, dei figli possa crescere e fiorire».
– Come si colloca in questa ottica l’accompagnamento e la salute della maternità e della donna? E cosa offre la Casa di Pietro a questo proposito?
«Il primo figlio è un passaggio epocale per la coppia, ne coinvolge tutte le dimensioni, psicologica, relazionale, affettiva, ma anche emotiva, fisica, progettuale; ne cambia radicalmente la vita, le prospettive, i sogni. È un evento bellissimo, straordinario, ma che comporta situazioni mai sperimentate. Per questo è importante e rassicurante la possibilità di un accompagnamento esperto per superare il disorientamento iniziale. Altri problemi poi affrontano le donne che vengono da altre culture o che vivono importanti disagi ed hanno bisogno di uno sguardo di particolare accoglienza. Per questo sta per partire un servizio di ginecologia che vede coinvolte persone di grande professionalità, come il dottor Stefano Scarperi, il dottor Valentino Bergamini e la dottoressa Mariangela Fornalè. Stiamo inoltre avviando percorsi di accompagnamento della maternità, tenuti da esperti in ambito ostetrico e psicologico, ed uno spazio assistito dedicato all’incontro ed alla condivisione tra mamme».
– Il Tribunale ecclesiastico e la Casa di Pietro sono “vicini di pianerottolo”. Come si sta sviluppando la collaborazione?
«A distanza di pochi mesi, possiamo parlare di “felice coniugio” tanto che dallo scorso ottobre la Casa di Pietro è indicata presso l’Ufficio nazionale per i problemi giuridici della Cei come la struttura di indagine pregiudiziale e pastorale della Diocesi di Verona per alcune specifiche finalità. Il Tribunale ecclesiastico si è connesso portando il suo bagaglio di possibilità e competenze nei procedimenti di nullità matrimoniale e rafforzando il servizio di consulenza legale nell’ambito del Diritto canonico. La collaborazione si sta avviando soprattutto nella fase preliminare, di discernimento ed orientamento, e nella fase successiva al riconoscimento della nullità, di verifica alla possibilità di un nuovo matrimonio. È un compito che entrambe le strutture affrontano con grande carità».
– Cosa c’entra Dio con tutte queste cose?
«Noi sappiamo che l’amore di Dio vuole raggiungere tutti i suoi figli e le sue famiglie, anche quelli che non lo conoscono, nessuno escluso. È questo spirito che la comunità cristiana di Verona ha affidato alla Casa di Pietro ed alle persone che generosamente collaborano. Lui poi sa toccare i cuori e guarire le ferite come nessun altro. Questo spirito è custodito nella Casa di Pietro dal bellissimo Consiglio della Casa. E per questo ci siamo alleati con le care monache di clausura carmelitane scalze del monastero “Regina Carmeli”, affidando alla loro preziosa preghiera l’opera della Casa di Pietro e le persone che vengono ad essa. Nessuno ha per i suoi figli sogni belli, grandi, pieni di gioia e di vita come Dio. Noi siamo limitati e fragili, ma per quanto ci compete questo sogno vogliamo servire».

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