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La sirmionese Benedetta da oggi è beata

«Fu una vera testimone della croce». Così il card. Angelo Becciu ha definito Benedetta Bianchi Porro durante l'omelia della Messa di beatificazione della giovane sirmionese, svoltasi questa mattina nella Cattedrale di Forlì stracolma di fedeli

La sirmionese Benedetta da oggi è beata

Oltre duemila fedeli che il Duomo di Forlì è riuscito a contenere solo in parte (ma hanno supplito due maxischermi), con una significativa rappresentanza proveniente da Sirmione (in testa il sindaco Luisa Lavelli e il parroco mons. Mario Masina) e dalla nostra diocesi; quindici vescovi concelebranti, tra i quali mons. Giuseppe Zenti, e 120 sacerdoti, con una decina di veronesi. È stata una festa di popolo, il popolo di Dio, la beatificazione di Benedetta Bianchi Porro avvenuta stamani nella Cattedrale della città romagnola. Il rito è stato presieduto dal card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e dopo la lettura, prima in latino poi in italiano, della lettera apostolica di papa Francesco che annoverava tra i beati la giovane vissuta per soli 27 anni, dal 1936 al 1964, e lo scoprimento del drappo che celava la sua bella immagine giovanile, non è mancato qualche momento di vera e gioiosa commozione, anche tra i presbiteri.

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Nella omelia della Messa della Esaltazione della Santa Croce, il card. Becciu ha messo in luce che Benedetta «fu una vera testimone della croce». La sua è stata «un'esistenza affascinante: la grandezza umana e spirituale di una giovane straordinariamente dotata, che è riuscita a superare coraggiosamente e a tradurre in chiave evangelica le condizioni più negative che possono accompagnare un individuo». Colpita da una malattia debilitante che lei stessa, studentessa universitaria di Medicina, si diagnosticò, «la sua vita fu tutta sotto il crescente segno della sofferenza» ma anche al tempo stesso «sotto il crescente segno della santità, di cui si accorsero le persone che l'accostavano e ricevevano da lei mirabili insegnamenti di fede e di carità». Si dedicò, dal suo letto di dolore, a consolare gli altri, a lenire le ferite del corpo e dello spirito di quanti ricorrevano a lei, affidandosi ai suoi consigli e alle sue preghiere.

Al termine della celebrazione, mons. Livio Corazza, vescovo di Forlì-Bertinoro, nel rivolgere il suo ringraziamento, ha evidenziato tre aspetti della vita della nuova beata: la gioia nel dolore di Benedetta; la sua dedizione a confortare gli altri; il suo amore per la Chiesa. E ha concluso con le parole con le quali Benedetta rispose a mamma Elsa quando le disse che ormai tutti la ritenevano una santa: «"Se lo dite e non ci credete, siete solo degli ipocriti. Se lo credete, allora poche chiacchiere, e imitatemi". Poche chiacchiere fratelli e sorelle, imitiamola», ha esortato il presule che sabato 21 settembre alle 18.30 presiederà a Sirmione, dove Benedetta visse gli anni della sua giovinezza e morì (ma ora davvero si può dire che "nacque al cielo"), la Messa di ringraziamento per la nuova beata. Per l'occasione donerà alcune reliquie insigni della beata Benedetta Bianchi Porro, la cui ricorrenza liturgica il Papa ha fissato per il 23 gennaio di ogni anno.

(Sul prossimo numero di Verona Fedele un ampio servizio sulla beatificazione con le testimonianze di alcuni dei partecipanti della nostra diocesi)

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