Il Vescovo ha istituito cinque nuovi accoliti
di RICCARDO PETTENE
Quattro sono del Seminario e uno della Comunità Missionaria di Villaregia
di RICCARDO PETTENE
Il vescovo Domenico Pompili ha istituito cinque nuovi accoliti, nella cappella San Pietro del Seminario maggiore. Quattro di essi provengono dal Seminario: Francesco Leso, 42 anni, di Valdiporro; Cristian Oneta, 25 anni, della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore in Desenzano del Garda; Simone Sordo, 37 anni, della parrocchia cittadina di Gesù Divino Lavoratore; Federico Zandomeneghi, 33 anni, di Colognola ai Colli.
Insieme a loro ha ricevuto il ministero anche Bernardo Amilcar Mabjaia, 32 anni, proveniente dal Mozambico e appartenente alla Comunità Missionaria di Villaregia di Lonato del Garda.
In un contesto di familiarità e ferialità, come ha sottolineato lo stesso vescovo Domenico, i giovani hanno rinnovato il loro “eccomi” e hanno accolto l’istituzione ad accoliti, ministero votato alla cura per la carità (in particolare per i più deboli) e al servizio all’Eucaristia. Le parole del Vescovo nell’omelia, ispirate dal Vangelo del giorno con l’episodio del giovane ricco (Mc 10,17-27), hanno richiamato più volte l’importanza dello “sguardo” del Signore: è innanzitutto dallo sguardo di Gesù che ci si sente ri-conosciuti, accolti, amati; è proprio avere uno sguardo “dall’alto” che ci fa capire il senso dell’amore, la possibilità di avere quel punto di riferimento “che oggi i giovani non hanno”, come ha recentemente affermato il cantante Ultimo. E sempre lo sguardo di Gesù sui discepoli è anche un monito a seguire la Parola, pur potendo sembrare talvolta dura: in un tempo in cui si dice che “non c’è più religione” siamo chiamati a riconoscere con onestà che piuttosto si stanno affermando nuove religioni, come quella del denaro, e il Signore ci invita a una presa di posizione forte e decisa, scegliere cioè o Dio o la ricchezza. Infine il terzo sguardo di Gesù, accompagnato alla sentenza “impossibile agli uomini, ma non a Dio”, ci richiama al nostro essere costantemente mendicanti di un senso che non può venire se non da Dio. L’augurio conclusivo rivolto ai novelli accoliti è stato proprio quello di “sentirsi visti” da Dio, e da questo sguardo far scaturire il desiderio di avere occhi che guardano con empatia e tenerezza, per diventare pastori «dell’incontro, dell’ascolto e del discernimento».
Il ministero dell’accolitato è un dono che il Signore ha fatto a questi giovani per conformare ancor più radicalmente la loro vita a Cristo, ciascuno secondo il proprio percorso, in particolare due di loro come assistenti al Seminario minore, gli altri in esperienze di parrocchia e di pastorale.
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