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Sveglia alle 6.30 e niente cellulari: ecco il camposcuola degli alpini

di REDAZIONE

Ai primi campiscuola per i ragazzi e le ragazze dai 16 ai 25 anni ci sono anche sette giovani veronesi

Parole chiave: Alpini (16), Estate (32), Giovani (99), Proposte (3)
Sveglia alle 6.30 e niente cellulari: ecco il camposcuola degli alpini

di REDAZIONE

Luca e Fabio Caceffo di Mezzane, Michela Pagani di San Martino Buon Albergo, Loris Coati della Valdadige, Matteo Zancarli di Fane, Elia Pigozzi e Anna Bombieri di Grezzana. Sono i sette giovani veronesi fra i 16 ai 25 anni che stanno partecipando ai Campi scuola organizzati dall’ANA che hanno preso il via nei giorni scorsi a Bassano del Grappa e a Feltre, negli spazi della caserma Zannettelli.

I campi scuola rappresentano il primo step sperimentale di un progetto che l’ANA ha nel cassetto da tempo. «L’obiettivo verso cui tendiamo, pressoché impossibile da realizzare senza un supporto istituzionale, è quello di un servizio aperto a ragazzi e ragazze e organizzato in tre indirizzi: civile, di protezione civile, e con le nostre forze armate alpine, per quanti volessero meglio conoscere questa realtà», fa sapere il presidente nazionale dell’ANA Sebastiano Favero, giunto in visita.  

Gli fa eco il presidente delle penne nere veronesi, Luciano Bertagnoli (nella foto, con i ragazzi veronesi): «Essere qui con questi ragazzi, vedere lo spirito di squadra e l’entusiasmo che li muove è un’enorme soddisfazione – dice –. Guardarli insegna molto anche a noi adulti e fa riflettere. Questa esperienza è una palestra di vita e di cittadinanza che dovrebbe essere estesa a tutti i nostri e le nostre giovani».

La proposta estiva è ovviamente declinata in chiave alpina. Quindi sveglia alle 6.30, allo squillo della tromba, ginnastica mattutina, colazione, pulizia personale e della caserma. Dalle 10 circa, protagoniste sono le attività del campo: corsi di orienteering, nozioni teoriche e pratiche su protezione civile, pronto intervento, escursioni in montagna, canti alpini, gare sportive. Vengono messi alla prova e mettono alla prova la propria competitività e l’altruismo. Proiettati dai racconti nella vita vissuta sui monti dai loro coetanei un secolo fa, imparano la storia. E si riscopre il significato del “noi”, come uscire dall’individualismo per fare squadra e creare comunità. Il tutto, senza smartphone, tablet, social e rete wi-fi.

  

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