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Qui San Giovanni Evangelista: il doposcuola fucina di iniziative

di ADRIANA VALLISARI
Tra Santa Lucia e Golosine un circolo Noi esempio di solidarietà attiva 

Qui San Giovanni Evangelista: il doposcuola fucina di iniziative

di ADRIANA VALLISARI
Appena si varca la porta, si è subito invasi dalle voci dei bambini che giocano attorno al calciobalilla, senza distinzioni di età o di provenienza geografica. Il mondo è ben rappresentato nei locali del circolo Noi “La sorgente”, in via del Quadrato, sotto la chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista.
Siamo in città, nel quartiere Indipendenza, a cavallo tra Santa Lucia e Golosine: in questa comunità parrocchiale è cresciuto un laboratorio di integrazione di cui beneficiano tutti. «Qui ci si finisce per caso o dopo un passaparola, ma una volta scoperto questo posto, non si vuole più andare via», dicono i volontari. Ed è vero. Il circolo Noi è una fucina di iniziative e di corsi, dal judo al calcio; un luogo protetto, vivo e in continua espansione.
Grazie anche allo “Spazio compiti”, un servizio gratuito e prezioso che ogni settimana vede impegnati una trentina di volontari che si danno il turno per affiancare 45 studenti di elementari e medie nello studio, anche con incontri individuali. «Tutto è iniziato 15 anni fa: eravamo due mamme con figli piccoli e volevamo trovare un luogo per farli crescere in sicurezza, dando la possibilità ad altri compagni di classe di aggregarsi», ricostruisce Lucia Melotti, 3 figli, volontaria della prima ora insieme a Milena Schiavo, mancata qualche anno fa.
«Il circolo Noi è diventato la nostra casa e negli anni, specie negli ultimi quattro, sono cresciuti i numeri del servizio, ora frequentato in grande maggioranza da bambini con genitori di origine straniera», spiega. Nella grande sala, attorno ai tavoloni donati dall’IC12 e dall’IC5, c’è pieno di studenti. Al loro fianco ci sono i volontari, sia della parrocchia che da fuori: ogni martedì, giovedì e venerdì pomeriggio, dalle 16 alle 18.30 danno vita a qualcosa di unico.
Qui si cresce insieme, si intrecciano vite, si aiuta chi fa più fatica: molto più di un semplice doposcuola. Il sapere va di pari passo con la socializzazione e l’inclusione. «Supportarli per noi è un valore cristiano – aggiunge Lucia –. Abbiamo rappresentati diversi Stati: Sri Lanka, Marocco, Egitto, Ghana, Est Europa, Cina, Pakistan, Cuba... Quindi diverse religioni, ma questo non è mai stato un ostacolo». Nel tempo si è potenziato il rapporto con gli insegnanti, con cui c’è un filo diretto per prevenire situazioni di marginalità. «La richiesta non manca: le scuole ci manderebbero altri 20 alunni, ma occorrono più volontari per seguirli», annota Riccardo Ponza, classe 1947, ex maestro di matematica, presidente della scuola dell’infanzia parrocchiale. «Perciò, di recente, abbiamo incontrato l’assessora alle Politiche sociali, Luisa Ceni, per capire se il Comune può aiutarci con l’invio di alcuni educatori, per attivare anche dei tirocini universitari». Intanto le attività camminano sulle gambe dei volontari, soprattutto per rafforzare le competenze di base: lettura, scrittura e operazioni di matematica. «Loro sono bravissimi: si impegnano molto anche dopo essere stati a scuola a tempo pieno – sottolinea Ponza che, dopo anni di impegno in una società ciclistica, dallo scorso anno è qui assiduamente –. In ballo non c’è solo il profitto: capire quello che viene insegnato giova all’autostima, evita l’isolamento e la frustrazione, li fa sentire protagonisti». Guarda la sua allieva di terza elementare con gli occhi carichi di affetto: «Lei l’anno scorso non riusciva nemmeno a leggere, oggi è l’ultima a lasciare l’aula, ma solo perché vuole fare tutti i compiti e non andrebbe più via», esclama.
«Sarò eternamente grata al maestro: con mia figlia ha fatto un miracolo, ci è stato accanto persino quando ha avuto bisogno della logopedista», ci dice la mamma, di origini srilankesi, da molti anni a Verona. «Quella srilankese è una comunità molto presente, inserita nelle attività parrocchiali: dalle catechiste al gruppo di pulizia della chiesa, dai chierichetti allo stand della sagra», sottolinea don Antonio Sona, parroco dall’autunno del 2019. «Contiamo settemila abitanti e l’anno scorso abbiamo fatto 38 battesimi, 25 dei quali hanno interessato bimbi con genitori di origine straniera», spiega. «Quest’anno la nostra parrocchia compirà 60 anni di vita e sono molte le esperienze di integrazione e di attenzione agli altri che portiamo avanti, compresa l’accoglienza notturna di 7 persone senza fissa dimora, in collaborazione con la Caritas e la Comunità dei giovani», elenca, mentre intorno i bambini lo salutano con simpatia. Dopo la parentesi della pandemia, le attività del circolo Noi, presieduto da Berardo Taddei, sono ripartite con slancio. «Io sono una delle ultime arrivate, seguo 5 bambini di prima elementare – spiega Maria Luisa Costa, di Santa Lucia –. Perché sono venuta? Mia figlia, che vive a Parigi, ha saputo da un’ex compagna di scuola che c’era bisogno di aiuto. “Mamma, perché non vai anche tu?”, mi ha detto, e così mi sono presentata. Non ho nipoti, li ho trovati in quest’aula».
Marisa Santinello è volontaria da quattro anni. «Ho insegnato alle elementari di Borgo Roma fino al 2018 e non riesco a smettere: i bambini mi piacciono troppo», dice con un grande sorriso. Catia Seri, invece, mette a disposizione dei più piccoli la sua laurea in Chimica: «Vengo qui ogni venerdì, ho iniziato con mio figlio Alessandro, 9 anni fa, e ora aiuto i figli degli altri». Pure Barbara Massetti ha iniziato a fare la volontaria portando ad allenamento nei campi del Noi i suoi due figli: «Oggi Jacopo, di 17 anni, è diventato volontario dello “Spazio compiti” e ha coinvolto altri amici», spiega la mamma, volontaria anche al Cestim. Paolo Lonardi, invece, ha rispolverato una laurea in Pedagogia prima mai sfruttata. «Torna utile adesso che sono in pensione – constata –. Quando ho sentito in chiesa che c’era bisogno di altre forze, sono venuto subito». Infaticabile è pure il veterano del gruppo, Augusto Trecate, 84 anni, molto attivo in parrocchia e alla San Vincenzo. «Sono qua da quattro anni e insegno anche per il Cestim, alle medie “Manzoni”: mi piace spiegare ai ragazzi, sebbene non sia sempre facile. Per loro siamo dei nonni e degli amici», considera. «La gioia più grande è vederli spiccare il volo: come la ragazzina senegalese che io e mia moglie Albina avevamo aiutato ed è sempre la prima a telefonarmi quando compio gli anni – osserva –. Adesso c’è uno studente di terza media, di origini marocchine ma nato in Italia, che da quando è scoppiata la guerra mi tempesta di domande. “Augusto, se Putin lancia un ordigno atomico colpisce anche le Golosine?”, mi ha chiesto. Gli ho detto di stare tranquillo: io cattolico, lui musulmano, spesso preghiamo insieme per la pace». 

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