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Minori e disagio giovanile: storie di speranza

di REDAZIONE

Due giorni di studio organizzati da Casa di Deborah in collaborazione con il Comune

Parole chiave: Casa di Deborah (1), Reato (1), Minori (9), Giustizia (15)
Minori e disagio giovanile: storie di speranza

di REDAZIONE

Alla Casa di Deborah è stato fatto un esperimento. Gli studenti che ricevevano una sanzione disciplinare, anziché essere sospesi dalle lezioni come da prassi, le frequentavano regolarmente. Al pomeriggio però, dovevano recarsi alla Casa di via Cigno e vestire i panni dei ‘volontari’ che dal 2018 operano nel luogo di incontro e ascolto, e mettersi a disposizione delle varie attività. Aiutare i bambini ai fare i compiti, preparare la merende, sistemare le stanze, collaborare ai vari laboratori che vengono svolti quotidianamente. In questo modo un evento negativo come la sospensione a scuola è diventato un’opportunità di riflessione e di rimedio.
 Perché quello seguito dall’associazione Casa di Deborah è un approccio costruttivo, di cura e prevenzione del disagio giovanile, laddove i ragazzi e le ragazze protagonisti di comportamenti illeciti sono visti non come colpevoli ma piuttosto vittime di situazioni e contesti familiari e sociali che non aiutano la loro crescita e formazione. La storia dei risultati ottenuti certifica la validità di tale approccio. 

 La psicoterapeuta e psichiatra, fondatrice di Fondazione Famiglie per la Famiglia e responsabile di Casa di Deborah Giuseppina Vellone sottolinea che bisogna muoversi prima, anticipare il disagio e dare ai giovani gli strumenti per superare le diverse difficoltà. Servono spazi, luoghi e situazioni in cui gli adulti accompagnano i ragazzi nel difficile percorso della crescita, ascoltano i loro bisogni, gli tendono la mano, li aiutano a risolvere le difficoltà e soprattutto a inseguire i propri sogni. Come farlo? Facendo rete e mettendo insieme le forze di ciascuno, istituzioni, scuola, famiglie, associazionismo, tutti concordi nel riconoscere che i ragazzi sono il nostro futuro e prima di colpevolizzarli vanno aiutati. 

Idee, proposte e possibili soluzioni sono emersi dal convegno "Minori autori di (C) Reato", organizzato da Famiglie per la Famiglia onlus in collaborazione con il Comune: due giornate di studio, riflessione, confronto ma anche di proposte concrete attraverso le voci di chi i minori li ha conosciuti in anni di lavoro nelle Procure per i minorenni, nei reparti e negli studi di psicoterapia, nelle scuole e, purtroppo, anche nelle carceri minorili. 
 «La valenza di iniziative come questa è assoluta – afferma l’assessora alla Sicurezza Stefania Zivelonghi –. Viene prospettiva di approfondimento e di studio volto a mettere al centro i giovani. Riprendendo le parole del nostro vescovo monsignor Pompili, l’espressione “minori autori di reato” è un ossimoro, una contraddizione. Il reato commesso da minori è l’evidenza di quanto inadeguato sia stato il vissuto di quel giovane fino a quel è stata la vita del giovane fino a quel momento. Su questo gli adulti devono interrogarsi. Ecco perché all’azione di presidio da parte delle Forze dell'Ordine e della magistratura deve associarsi un percorso di cura in grado di individuare soluzioni che prevedano un accompagnamento per prevenire e recuperare, un percorso sano per i giovani, che sono il nostro bene più raro e prezioso».

«Per far diventare i ragazzi autori di Creato bisogna star con loro e fare rete tra istituzioni, famiglia e scuola, creando dei luoghi come Casa di Deborah dove possono incontrarsi e incontrare degli adulti che danno loro speranza – sottolinea Giuseppina Vellone di Fondazione Famiglie per la Famiglia, responsabile di Casa di Deborah –. Se forniamo ai ragazzi strumenti belli come la musica, la scrittura e la pittura, o semplicemente chiediamo loro come stanno, cosa hanno fatto a scuola e di cosa hanno bisogno dedicando loro uno sguardo, tutto questo porta bonifica. Non serve fare grandi cose, così come ha fatto con me mia nonna, una semplicissima contadina a cui attingo ogni giorno per la mia vita da adulta». 
 La giornata di studio ha affrontato il tema “Minori autori di reato: quale cura?”, di carattere psicogiuridico: sono intervenuti il Vescovo di Verona monsignor Domenico Pompili, il prefetto di Verona Demetrio Martino e l’assessora alla sicurezza del Comune di Verona Stefania Zivelonghi. Quindi i relatori, tra cui Anna Maria Baldelli, già procuratore capo della Procura per i Minorenni di Piemonte e Valle d’Aosta, Antonella Anichini, neuropsichiatra infantile, Elena Molinari, medico pediatra e psicanalista, Gianluca Guida, direttore dell’Istituto Penale per i minorenni Nisida e Anna Maria Creazzo, Presidente della Corte d’Appello di Trento. 

 Per la seconda giornata di studi, il convegno si è spostato al Palazzo della Gran Guardia per affrontare il tema “Minori autori di (C)Reato”. Ad aprire il convegno è stato il sindaco di Verona Damiano Tommasi, il dirigente superiore della Polizia di Stato di Verona Roberto Massucci, e il vicepresidente di Famiglie per la Famiglia onlus Nicola Fiorini. Sono intervenute l’assessora alle Politiche sociali Luisa Ceni, Daniele Biondo, psicoterapeuta e psicanalista, sul tema della “Creatività nel passaggio adolescenziale”; Massimilla Manzini, psicologa-psicoterapeuta, responsabile dell’area clinica minori di Casa di Deborah, Rossella Marzullo, docente di pedagogia generale e sociale con anche le esperienze dei ragazzi del “Bullone” di Milano e di “Casa di Deborah” di Verona. Nel pomeriggio, dopo l’introduzione a cura di Sebastian Amelio, dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale di Verona, sono intervenuti Sara Nanetti, docente di Fondamenti e metodi della sociologia dei processi di care, e Maurizio Gentile, psicoterapeuta.

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