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Le serre di piante carnivore nella “giungla” di Fumane

di MARTA BICEGO

Nella valle dei Progni Daniele Righetti coltiva rarità botaniche caratteristiche di ben altri climi

Le serre di piante carnivore nella “giungla” di Fumane

di MARTA BICEGO

Sarracenia, Brocchinia, Darlingtonia, Drosera... Sono nomi che dicono probabilmente poco ai più, ma che per i veri appassionati di piante rare e carnivore rappresentano un mondo variegato. È quello in cui trascorre le giornate il trentatreenne Daniele Righetti (nella foto), milanese “trapiantato” in Valpolicella dove, in un vivaio a cielo aperto e all’interno di serre riscaldate o mantenute a basse temperature, coltiva rarità della natura. Passione che non passa inosservata, tanto da essere uno dei giovani imprenditori che hanno partecipato al concorso Oscar Green Veneto di Coldiretti.

Tutto è germogliato da una collezione privata, cresciuta negli anni nelle varietà più singolari e talvolta introvabili, fino a diventare un’azienda con sede a Fumane, oltre che dalla passione per il mondo vegetale che alimenta fin da quand’era giovanissimo. «Raccoglievo ghiande, rami, semi e qualsiasi altra cosa potesse generare nuove piante. Poi, verso l’età di 11 anni, ho scoperto le carnivore», esordisce. Anche nella scelta del percorso di studi ha assecondato i suoi interessi, prima frequentando la triennale in Scienze naturali, quindi la laurea magistrale in Agraria sulla produzione di piante. All’università ha conosciuto quella che oggi è sua moglie, veronese: da qui la scelta di mettere radici proprio a Fumane.

«Volevo creare qualcosa di nuovo per inserirmi in un mercato di nicchia che, tra l’Italia e l’Europa, conta molti appassionati come me. Inoltre, nel nostro Paese, queste piante sono poco prodotte», prosegue, mentre accompagna tra le rigogliose curiosità di una serra che racchiude varietà vegetali provenienti da diverse parti del mondo. Dall’America all’Africa, dal Borneo al Messico, dalle Canarie al Giappone fino al Sudamerica. In pochi metri si condensano geografie sconfinate. Sono descritte per esempio dalla Pinguicula, con le sue foglie collose e capaci di catturare insetti minuscoli come i moscerini. Dall’Aspidistra, lentissima nel crescere, perciò molto ricercata. Dal Cephalotus follicularis, che cattura formiche con le foglie a trappola, e dalla Dionaea muscipula cv. minutissimum, la Dionaea più piccola al mondo. Da una variopinta distesa di Sarracenia, pianta carnivora degli Stati Uniti, sua collezione di punta: «Mi occupo della sua ibridazione e conservazione in specie pura o ibrida. Alla vendita affianco collaborazioni con enti per la salvaguardia e il mantenimento in vita in cattività di popolazioni a rischio d’estinzione». Non solo piante carnivore esotiche, ma anche rarità di casa nostra, spesso sottovalutate. «Forse l’ultima popolazione di piante carnivore italiane del genere Utricularia vulgaris è nel Milanese, in un’oasi protetta del Wwf. Io la coltivo dal 2012, grazie a una collaborazione con l’ateneo di Milano per analisi genetiche e salvaguardia della specie», precisa.

Soltanto qualche nome di un’ampia raccolta che conta 5-6mila varietà non selezionate in vitro ma propagate in maniera spontanea tramite talea, divisione o seme. Seguendo il ritmo di crescita, senza forzature. «Molte di queste varietà sono frutto di selezioni artificiali, mutazioni casuali o ibridazioni – descrive nel dettaglio –. Alcune sono accompagnate dai dati di località selvatici, derivati da semi che provengono da luoghi lontani». «Un lavoro continuo e incessante – conclude – è quello di acquisire i nuovi cloni più belli e lavorare sulla ibridazione di queste piante, selezionando esemplari sempre più belli e apprezzati in quanto a forme, colori, dimensioni, robustezza». Tanto che adesso servono ulteriori spazi: il vivaio è in fase di ampliamento e presto arriveranno altre strutture di protezione per ospitare nuove meraviglie vegetali. 

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