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Il nostro futuro è nelle mani delle mamme

L’impegno del Centro Aiuto Vita. E il 3 febbraio si festeggia la Giornata per la vita

Parole chiave: Mamme (2), Natalità (6), Sostegno (4)
Il nostro futuro è nelle mani delle mamme

Centosettantacinque bambini sono nati, lo scorso anno, nell’abbraccio del Centro Aiuto Vita di Verona; fiocchi rosa e azzurri che quasi triplicano, raggiungendo quota 449, se si considera l’intera rete diocesana dedicata al sostegno di donne in gravidanza, madri sole e nuclei familiari in grave condizione di difficoltà.
Nel complesso, sono state 1.367 le situazioni alle quali l’associazione ha offerto risposte concrete, 4.153 le consegne programmate: dalla fornitura di beni per la prima infanzia (quindi alimenti, latte e pannolini, vestiti e attrezzature) fino al dispensare farmaci non mutuabili, dall’accoglienza abitativa alla formazione, sia scolastica che professionale. Ed è con queste premesse che il Centro si prepara a festeggiare la Giornata per la vita, in programma il 3 febbraio: un’occasione per guardare al passato, per considerare il presente, ma soprattutto per rivolgere lo sguardo al domani.
«Dei casi incontrati, circa il 35% si riferisce a situazioni nuove, che si sono presentate per la prima volta. Le altre riguardano mamme e famiglie per le quali è stato necessario prolungare l’intervento di aiuto iniziato in precedenza», evidenzia Paola Cinquetti, direttrice del Cav di via Betteloni. Ormai non è una novità: superata l’emergenza iniziale, il cammino verso la conquista di un briciolo di autonomia è tortuoso. «È un iter spesso lungo e difficile, in particolare per le madri sole con bimbi e prive di supporti, che devono trovare lavori in orari idonei per prendersi cura dei figli», sottolinea. Faticano a cercare o a mantenere un’occupazione stabile, di conseguenza è impensabile riescano a permettersi di sostenere un affitto; peggio ancora se sono straniere…
Così, l’accoglienza nelle strutture del Centro si prolunga ben oltre i termini fissati, di 6-12 mesi. Perciò è importante fare opera di sensibilizzazione, in modo che le mani tese si moltiplichino e che qualche porta chiusa possa aprirsi alla solidarietà. Non si tratta soltanto di dare. Le azioni promosse sono finalizzate a far emergere le capacità individuali: «È infatti dal 2012 che l’associazione promuove percorsi di inclusione e formazione professionale, nell’obiettivo di sostenere l’integrazione e la cittadinanza attiva delle donne straniere, oltre al reinserimento, sociale e lavorativo, per mamme italiane che dopo la nascita del figlio sono state escluse dal mercato del lavoro», elenca l’assistente sociale del Centro, Giuseppina Boateng.
Nel panorama degli interventi, per diverse esigenze si trovano soluzioni personalizzate utili a far emergere le potenzialità individuali. Ad esempio, per chi non conosce la lingua italiana, la comunicazione diventa un ostacolo all’apparenza insormontabile che sfocia nell’isolamento. «In sei anni, sono state in 161 a frequentare i corsi di alfabetizzazione per l’apprendimento della lingua italiana nei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti del territorio; di queste, alcune hanno proseguito gli studi, conseguendo la licenza media», aggiunge.
Sempre dal 2012, 93 donne sono state formate, nella teoria e nella pratica, negli ambiti della cucina e delle pulizie; nove sono state inserite, più di recente, in un laboratorio di taglio e cucito. «Se coinvolte e messe nelle condizioni di formarsi, queste donne hanno dimostrato di possedere risorse, capacità personali e l’aspirazione di apprendere nuove abilità in prospettiva di una progressiva autonomia». Tutto a partire da una mano tesa nei loro confronti.

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