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I nuovi servi della gleba che corrono accanto a noi

Addetti alle consegne, ma non solo: il “terziario” senza regole né diritti. Finora. Ma a Verona c’è una coop di rider: «Noi alternativa alla giungla»

Parole chiave: Rider (1), Lavoro (62), Sfruttamento (4), Gig economy (2), Giovani (99)
Rider che sfreccia in bici con la valigetta delle consegne a spalle

Sempre più persone sono occupate in quei lavori-lavoretti (come la consegna di cibo o pacchi) che prevedono poco o punto diritti, retribuzioni basse, a cottimo e in concorrenza con altri. A Verona una cooperativa di riders cerca di invertire la rotta, mentre il sociologo Luca Ricolfi ci ricorda che il nostro benessere generalizzato (metà degli italiani non lavora...) si basa sui quei tre milioni di nuovi “servi della gleba” che ci permettono esistenze che un tempo erano prerogativa dei “signori”. E la situazione è destinata a crescere, come racconta il sindacalista Cisl, Emiliano Galati: sempre più rare le assunzioni a tempo indeterminato, sempre di più i lavoratori “atipici”.

“Valgo meno di un hamburger”: quei lavoratori che vanno di corsa
Addetti alle consegne, ma non solo: il “terziario” senza regole né diritti. Finora
Ciclisti per professione. In sella sei o sette giorni la settimana, con la media di una quarantina di chilometri al giorno. L’obiettivo però non è la maglia rosa, ma la puntualità e la possibilità di effettuare il maggior numero possibile di consegne nell’arco della giornata. Non c’è agonismo, solo il desiderio di mettere insieme qualche soldo che arrivi almeno ad assomigliare a uno stipendio. Sono i rider, i moderni ciclo-fattorini che consegnano pasti a domicilio nelle maggiori città occidentali per conto delle multinazionali del settore. Qualcuno arriva a definirli come i nuovi schiavi, sottopagati (diciamo pure sfruttati) e senza diritti. Il contratto che firmavano li inquadrava come lavoratori autonomi: fino a 5mila euro annui si tratta di prestazioni occasionali, pagate con ritenuta d’acconto; sopra questa cifra era necessaria una partita Iva. Tutto previsto dalla legge.
Le condizioni
Nonostante siano formalmente liberi professionisti, paga e modalità di lavoro sono già prestabilite (è impossibile qualunque negoziazione); servizi festivi, weekend e notturni non prevedono alcuna maggiorazione nel compenso; un plus è previsto solo in caso di condizioni meteo avverse. Zero tutele, niente ferie né malattia, niente assicurazione, utilizzo di mezzi propri con manutenzioni a proprio carico. Come se non bastasse, ogni rider ha un punteggio legato all’affidabilità e alla qualità del servizio. Questo dipende dal numero di consegne nelle ore di punta (pranzo e cena), dalla valutazione lasciata da clienti e ristoratori, dalla disponibilità e dalle assenze nei turni in cui ci si era prenotati.
Tutte queste variabili sono rielaborate da un algoritmo che ribadisce un solo concetto: chi lavora meglio, più rapidamente e più a lungo riceve dal sistema più commesse. Così si alzano i ritmi all’inverosimile, esponendo i fattorini – perlopiù ciclisti, ma anche con lo scooter, comunque utenti deboli della strada, oggetto del maggior numero di incidenti – a ulteriori rischi.
A Verona
Nella città scaligera le piattaforme che consegnano cibi pronti sono essenzialmente quattro: Just Eat, Deliveroo, Glovo e Mymenu, che riuniscono un piccolo esercito di almeno 400 fattorini. Lavorando a tempo pieno si riesce a mettere insieme una cifra che va dagli 800 ai 1.100 euro netti al mese, con tutti i rischi e le fatiche di cui sopra. Molti, qui come in altre città, sono gli stranieri, ma non mancano gli studenti o i lavoratori con partita Iva. Il Comune di Verona ha annunciato una stretta sui controlli stradali, per tutelare i lavoratori dallo sfruttamento e gli utenti della strada da comportamenti irregolari.
Su 33 fattorini fermati in orario serale nelle scorse settimane – dei quali 21 a bordo di un motociclo e 12 in bicicletta – il 60 per cento è stato sanzionato, per mancanza di fanali, per attraversamento con semaforo rosso, utilizzo del cellulare, transito in contromano. Tutti i rider fermati nell’ultimo mese sono stati segnalati all’Ispettorato del lavoro per controllare la regolarità degli ingaggi, perché non sono rari fenomeni di sfruttamento tra lavoratori o con vere e proprie cooperative create ad hoc.
Il caporalato digitale
Avviene soprattutto con gli extracomunitari, che non avrebbero i requisiti per lavorare, che qualcuno subappalti loro l’account – e quindi la propria posizione lavorativa – aperto a proprio nome su una delle app delle grandi aziende. Avviene come forma di solidarietà tra connazionali che hanno ottenuto la cittadinanza e quelli irregolari, ma c’è anche chi trattiene una percentuale degli introiti, delineando una forma di sfruttamento che è stata ribattezzata “caporalato digitale”. Clienti e ristoratori talvolta si accorgono dello scambio di persona dei fattorini, soprattutto quando si ritrovano sull’uscio di casa un ragazzo che, esibendo un nome italiano, a malapena riesce a parlare la nostra lingua. Le aziende, dal canto loro, fingono di non sapere; la priorità sono le consegne.
Novità legislative
In questa autentica giungla, però, si registrano alcuni passi in avanti dal punto di vista legislativo. A inizio novembre è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale un’apposita legge “recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” (2 novembre 2019, n. 128 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101). Il testo prevede una distinzione tra chi svolge il lavoro occasionalmente e chi invece è impegnato in maniera continuativa. Per i primi (con guadagni inferiori ai 5mila euro lordi annui) le novità più rilevanti sono l’obbligo da parte delle aziende di introdurre una copertura assicurativa nel caso di infortuni e malattie professionali e il principio per cui il rifiuto da parte del rider di effettuare una consegna non può legittimare la sua estromissione dalla piattaforma. Inoltre viene sancito l’obbligo della forma scritta per i contratti.
Chi invece è impiegato in modo continuativo si vedrà riconosciute le condizioni del lavoro dipendente, vale a dire retribuzione minima su base oraria con tredicesima e quattordicesima, ferie e permessi, maggiorazioni per festivi e notturni, tfr, copertura assicurativa e congedo parentale. Ora ci sono 12 mesi per la definizione di un contratto minimo di categoria. Si attendono sviluppi.
Gig economy
Quella dei rider, però, è solo una delle forme di organizzazione dell’economia digitale. È la cosiddetta “economia dei lavoretti”, la gig economy, corrispondente a impieghi che una persona dovrebbe svolgere a tempo perso e che la penuria di lavoro ha elevato al rango di impiego continuativo. Estremamente parcellizzato, senza competenze richieste, con lavoratori privi di conoscenza dei propri diritti e così isolati da non riuscire ad organizzarsi in maniera massiccia in associazioni sindacali. Insomma, i ciclisti dagli zainoni colorati che sfrecciano tra le auto, non sono gli unici sottoposti a simili condizioni lavorative. Sono solo i più in vista.
Andrea Accordini

A Verona c’è una coop di rider «Noi alternativa alla giungla»
Un tentativo di scardinare il sistema delle multinazionali di food delivery sta vedendo la luce proprio a Verona. Food4me è infatti la prima cooperativa di rider scaligera e inizierà ad operare ufficialmente da gennaio. Otto giovani ciclo-fattorini, grazie a Confcooperative Verona e Cisl, sono riusciti a dare corpo alla propria idea imprenditoriale e tentano di inserirsi in un mercato attualmente monopolizzato dalle multinazionali, che a livello contrattuale fanno il bello e il cattivo tempo.
«È una mentalità che vogliamo contrastare – spiega Francesco Zenere, rider a tempo pieno e presidente della neonata cooperativa –. Con questo progetto avremo e offriremo tutele, forme assicurative e modalità di impiego chiare». Food4me punta ad essere affidabile, eticamente responsabile e socialmente sostenibile nel tempo. A differenza di quanto accade con la recente legge che norma il settore, anche a chi lavorerà solamente poche ore sarà proposto il contratto nazionale merci e logistica, garantendo così paga oraria e tutti i requisiti del lavoro subordinato. «Sto ricevendo feedback positivi – prosegue Zenere –, i ristoranti con i quali ci interfacciamo sono interessati, soprattutto per la qualità del servizio che prospettiamo. In molti si dicono scontenti delle realtà attualmente presenti per i ritardi che si verificano e i disservizi, come cibo freddo o sbatacchiato durante il trasporto. Puntiamo a chiudere tutti i contratti e gli accordi commerciali con i fornitori entro l’anno, così da essere operativi per fine gennaio». L’aiuto e il sostegno anche da parte della Federazione Lavoro e Servizi e della società d’informatica Node, hanno permesso agli otto rider di dare corpo all’idea ispiratrice. Il funzionamento del servizio sarà simile a quello dei competitors con le ordinazioni attraverso sito o app. [A. Acc.]

I nuovi servi della gleba che corrono accanto a noi
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