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Estate di prossimità riscoprendo la Lessinia

I veronesi riscoprono le montagne a un passo dalla città. Ed è caccia a camere e appartamenti. La domanda ha superato l’offerta sintomo del desiderio di frequentare le terre alte apprezzandone silenzi e scorci

Parole chiave: Lessinia (31), Estate (32), Turismo (39)
Paesaggio della Lessinia malga e pozza d'acqua per il pascolo dei bovini

Il turismo quest’anno, riformulato dalla pandemia, privilegia la vicinanza. Perché se il Covid-19 ha imposto il distanziamento fisico, dall’altra parte ha spinto i veronesi a riappropriarsi delle proprie montagne. Per le vacanze estive, per la parentesi del weekend oppure per fare avanti e indietro dalla città. Ed è riscoperta della Lessinia: bella e vicina, come recitava uno slogan di qualche anno fa, oggi quanto mai attuale. 
Dalla fine del lockdown è boom di richieste per appartamenti e camere in cui rimanere per una o più settimane. Chi può, sceglie soggiorni lunghi fino a settembre. Meglio se nel contesto di contrade isolate, per necessità di ritrovare silenzio, spazi aperti, per respirare aria buona. Ma senza rinunciare però alle moderne comodità, prima tra tutte una buona connessione internet, casomai si dovesse trasferire in quota lo smart working. Lontani dal mondo sì, ma non troppo... 
Nelle terre alte è in atto un cambiamento, lo attestano gli operatori del settore. Il pienone di visitatori conferma che la Lessinia non ha nulla da invidiare, per unicità, ad altre montagne... 

Estate di prossimità (in Lessinia)

Per la Lessinia sarà un’estate da tutto esaurito. Le premesse a supporto di questa affermazione ci sono tutte: fine settimana di pienone, soprattutto dopo che la canicola cittadina ha spinto in quota i veronesi. Per godere del refrigerio, per apprezzare la bellezza del silenzio, per rifocillarsi di prodotti tipici in malga, per passeggiare in tranquillità oppure avventurarsi in escursioni più impegnative. Alla declinazione del “mordi e fuggi” per la parentesi del weekend, se ne affianca adesso un’altra: quel turismo di prossimità che è, per certi versi, una delle eredità lasciate dalla pandemia. E così sono molti quest’anno a scegliere di soggiornare in montagna per l’intero periodo estivo, lavorando in smart working per limitare l’andirivieni tra i monti e la città. Da maggio, magari per smaltire gli effetti della quarantena, è caccia grossa a case, appartamenti, alloggi, cubicoli, camere e stanzette per il breve periodo o addirittura nella speranza di prolungare il soggiorno fino a settembre. Meglio se si tratta di soluzioni abitative immerse nel verde della natura, lontane dai centri abitati, ma con la possibilità di fruire delle comodità del caso, a partire da un collegamento internet veloce che assicuri quel minimo di contatto col mondo. E pure per il telefonino ci deve essere campo... Specialmente chi durante il lockdown ha sofferto per la costrizione entro gli spazi ristretti delle quattro mura domestiche, si guarda attorno alla ricerca di orizzonti in cui variare la quotidianità; desidera riscoprire luoghi vicini e al tempo stesso lontani. Ma non dipende tutto dalle quarantene forzate e dal distanziamento fisico suggellato dalle mascherine che tuttora dobbiamo (o dovremmo) continuare a indossare. Perché nelle terre alte scaligere i segnali del cambiamento, nella direzione della scoperta della montagna a una manciata di chilometri da Verona con i suoi ritmi lenti e parecchie cose ancora da scoprire, erano evidenti da tempo. Si tratta adesso di proseguire in questa direzione.
Marta Bicego

Quassù il turismo post-Covid fa il tutto esaurito

Telefonate, e-mail, richieste sulle attività di svago e sulle possibilità di accoglienza. Allo Iat di Bosco Chiesanuova, che dalla piazza della chiesa allarga la visuale all’intera Lessinia, quello estivo è un periodo di particolare fermento. Quest’anno ancora di più. Lo conferma Alessandra Albarelli, già assessore comunale al turismo del capoluogo lessinico e coordinatrice del progetto di marketing territoriale riconosciuto dalla Regione “Destinazione Lessinia” al quale sono correlati l’ufficio informazioni turistiche con 35 infopoint diffusi sul territorio e il portale on line www.visitlessinia.eu.
Se nella compilazione dell’agenda degli eventi c’è stato qualche rallentamento nell’attesa di conoscere protocolli e restrizioni, tra maggio e giugno l’impennata c’è stata (eccome) sul fronte delle richieste di ospitalità per le zone di Bosco, Corbiolo, Erbezzo, Velo, Roverè. «Dalla ripartenza, abbiamo iniziato subito a ricevere chiamate per avere appartamenti e soggiorni di lungo periodo, quindi per i tre mesi, come non accadeva da tempo. Dopo aver trascorso mesi rinchiusi negli appartamenti, le persone hanno la necessità di godersi l’aria di montagna, trovando luoghi, meglio se in contrada, in cui poter comunque lavorare, evitando il pendolarismo», segnala. La domanda ha superato l’offerta, segno del desiderio di tornare a frequentare le terre alte, apprezzandone i panorami e la tranquillità. Nei fine settimana di giugno e luglio c’è stato un altro fenomeno particolare, segnala Albarelli: «Il turismo di prossimità per andare a camminare, stare all’aria aperta, ricercare prodotti tipici. Con grossi flussi di turisti sia di sabato che di domenica. Difficilmente però osserviamo aggregazioni. C’è un approccio diverso alla montagna».
È come se il distanziamento fisico abbia lasciato il bisogno di andare alla ricerca di spazi aperti sempre nuovi, della chicca che si può trovare soltanto in Lessinia, della genuinità, di tradizioni dimenticate. Più che un “mordi e fuggi” dunque, la speranza per gli operatori turistici è che questo cambiamento di abitudini proceda di pari passo con l’adottare un approccio consapevole. Che sia una riscoperta complessiva delle terre alte: visitare sì luoghi meno conosciuti o andare alla scoperta di antiche contrade oppure di prodotti tipici, ma con rispetto e consapevolezza. «Vedremo quali saranno i risultati dal punto di vista effettivo delle presenze, tenendo conto delle problematiche di tipo economico e delle insicurezze da parte di molte persone. In ogni caso la partenza è stata buona, pure per quanto riguarda il fronte alberghiero», riconosce Albarelli.
La Lessinia, incalza, «viveva già una fase di riscoperta da parte di chi è alla ricerca di un turismo più semplice, ma autentico e lontano dalle destinazioni di massa. Magari meno famoso, ma ricercato nel senso di andare a trovare il luogo poco noto, il prodotto tipico, il paesaggio. Da questo punto di vista la Lessinia ha molto da raccontare». Basta proseguire nella direzione del fare rete, come nel caso del progetto di coesione territoriale “Destinazione Lessinia” che riunisce pubblico e privato (oltre 130 imprese tra rifugi, malghe e alberghi di diversi comuni), puntando a un turismo sostenibile e di qualità. Il segreto, spiega, è guardare all’unicità delle alture scaligere, senza la necessità di inseguire altri esempi o di competere con altre montagne perché non avrebbe senso: «Accettando questa diversità, ci può essere il vero cambiamento culturale», sottolinea.
Un’evoluzione in positivo ormai in atto, se si osservano le esperienze imprenditoriali di giovani che hanno scelto con successo di gettare le basi per il proprio futuro sui monti Lessini avviando imprese, gestendo rifugi, recuperando siti per farne conoscere la valenza. «La pandemia ha imposto alle persone di guardare vicino – conclude –, ma qualcuno lo stava facendo. Una delle cose che ha insegnato il Covid-19 è che nessuno vince da solo, ma bisogna agire insieme. Senza accontentarsi di ciò che accade, ma proseguendo con la progettazione coesa tra pubblico e privato, puntando su servizi e accoglienza di qualità per permettere a chiunque di fruire del territorio». M. Bic.

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