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I cent'anni della banda musicale creata da tre famiglie dei monti

di MARIA VITTORIA ADAMI

Scese dalla Lessinia con i loro strumenti, iniziarono la "Dino Fantoni"

Parole chiave: banda (1), musica (19), dossobuono (5)
I cent'anni della banda musicale creata da tre famiglie dei monti

di MARIA VITTORIA ADAMI

Questa è una storia che sa di focolari e di filò nelle lunghe notti invernali. È una storia semplice partita dalla montagna e arrivata in pianura, cresciuta lungo un cammino di cento anni. Chissà se quel gruppo di famiglie Fantoni, Morandini e Piccoli, scese dalla Lessinia in cerca di un luogo in cui vivere e lavorare, con i loro strumenti musicali per allietare le sere attorno al fuoco, pensarono al segno che avrebbero lasciato a Dossobuono, dove si trasferirono attorno al 1919.
Perché questo è accaduto. La banda musicale “Dino Fantoni”, nata da loro, ha compiuto infatti cento anni e li ha festeggiati con un volume che ne ripercorre la storia. A cominciare dai primi passi mossi in casa Fantoni. O meglio, dalle prime note musicali suonate nel 1919 in quelle stanze.
A rallegrare le serate c’era lo “zio Bepi” che faceva anche da maestro. Don Angelo Menegazzi, parroco tra il 1913 e il 1929, non poteva non sentire quella musica diffondersi tra le case accompagnata dai cori. Sicché una mattina di maggio del 1921, prima di andare a celebrare la Messa, si fermò al “Crocione” dove i fratelli Fantoni e famiglie stavano tagliando l’erba.
Li invitò a fare due chiacchiere al circolo parrocchiale. Pietro, il più anziano del gruppo, ex trombettiere della fanfara dei bersaglieri, accettò “patteggiando” che però si sarebbe discusso di gettare le basi per una banda musicale. Provocazione accettata. E così i primi a dar fiato agli strumenti furono appunto Giuseppe e Agostino Fantoni, Oreste Piccoli e Pietro Morandini.
Il primo anno fu dedicato alla formazione dei giovani bandisti sotto la direzione di Giuseppe Fantoni, che insegnò le prime due marcette Partenza e Primi passi, tuttora nel repertorio della banda. Il 4 ottobre 1922, infine, si riunì il circolo parrocchiale per sottoscrivere lo statuto a firma del parroco, dei cinque consiglieri e soci fondatori: con i due Fantoni, Morandini e Piccoli anche Alfonso Realdi. Il gruppo decise di affidare la direzione della banda a Leonida Bozzi. Si iniziò anche una raccolta fondi e c’è chi si impegnò a versare una quota mensile a don Luigi Castagna. Fu così che la banda andò avanti, con un’unica interruzione nel 1940 sotto il regime fascista. La banda di Dossobuono superò anche quell’ostacolo riprendendo il suo percorso senza più soste forzate e affiancando ogni momento di festa o di celebrazione del paese e poi di Villafranca e poi, pian piano, uscendo dai confini comunali e regionali. Oggi è arrivata a contare una novantina di persone dai 12 agli 88 anni, impegnate in quasi tutte le sezioni musicali e dirette da Luca Pettinato, succeduto allo storico direttore Giuliano Bertozzo in carica per 25 anni e tuttora nella banda.
Il corpo ha vissuto tante evoluzioni, a cominciare da quella del 1952 quando assunse il nome di banda musicale “Dino Fantoni”, in ricordo di un giovane musicista morto a 16 anni di malattia, membro della famiglia fondatrice della banda e instancabile clarinettista. Nel volume c’è la sua unica foto con i genitori: se la lasciò scattare pochi giorni prima della sua morte. Oggi tra i musicisti suona ancora il fratello di 88 anni, Giuseppe Fantoni con il suo flicorno. La banda ha vissuto tante esperienze. Ha suonato a Caluri quando nel 1987 arrivò all’aeroporto papa Giovanni Paolo II, per la storica visita a Verona. Ha suonato in Arena e in piazza Bra negli eventi speciali. Ha suonato in giro per l’Italia e all’estero. La sua storia è ora cristallizzata tra le pagine del volume 1921-2021. Cento anni di vita e musica che si apre con una foto di casa Fantoni e prosegue raccontando le origini, lo statuto del 1922, ma anche le figure storiche come i maestri Leonida Bozzi e Giovanni Soave e gli appuntamenti in cui la banda ha portato la sua musica, dai cortei di carnevale e dai momenti istituzionali di Villafranca a quelli di caratura nazionale.
Ma non c’è solo il volume. Il direttore Bertozzo, durante la pandemia, ha scritto il brano per la banda Dossobon, che è stato suonato quest’estate in occasione della festa dei cento anni, con un concerto al castello di Villafranca. Il pezzo musicale è destinato a restare nel repertorio della banda che di padre in figlio, di nonno in nipote, i musicisti si tramanderanno chissà per quanti altri decenni. Facendo battere il cuore di entusiasmo e passione a tanti altri giovani, perché la banda è un’emozione per chi ci suona. «È una scuola di vita – racconta Roberto Perrone, presidente del corpo dal 1991 –. Affianca bambini e anziani, entrambi con lo stesso ruolo. In cento anni non saprei dare un numero di quanti si sono avvicinati alla musica grazie alla banda. In ogni famiglia c’è un nonno, un padre, uno zio, un fratello o solo un amico che fa parte tutt’ora o ha fatto parte di questa straordinaria famiglia. Chi ha suonato, poi, manda i suoi figli». È un fuoco che si trasmette, insomma, di generazione in generazione. 

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