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Parrocchia di Santa Maria Addolorata: ecco i nuovi ingressi

di SILVIA ALLEGRI

Si sono insediati il parroco padre Andrea Berno e il curato padre Stefano Grigoli

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Parrocchia di Santa Maria Addolorata: ecco i nuovi ingressi

di SILVIA ALLEGRI

 

La chiamano “la stanza degli ado”, degli adolescenti. È una stanza dai colori caldi, con un grande tavolo, le lampade che illuminano di una luce delicata e riposante, le tazze, le poltrone, i teli variopinti. È il rifugio dei ragazzi della parrocchia di Santa Maria Addolorata. Qui i più giovani trascorrono pomeriggi e serate, e in compagnia dei loro animatori parlano, cantano, si divertono e si affacciano alla vita.

Si potrebbe partire da questo angolo speciale dell’oratorio, e dal grande disegno che si trova all’ingresso, dove è riportata la frase di santa Maddalena di Canossa, “Chi non arde non incendia”, per raccontare un nuovo capitolo della storia della parrocchia, quello che ha preso il via domenica 15 ottobre, quando il vescovo Domenico Pompili ha presieduto la celebrazione di insediamento del nuovo parroco, padre Andrea Berno, e del vicario parrocchiale, padre Stefano Grigoli, che vanno a sostituire padre Angelo Carbone e il vicario parrocchiale padre Lucio Perretta.

È un volto nuovo, quello di padre Andrea, ma la continuità con il passato è forte. E lo ricorda Stefania Padovani, segretaria del Consiglio pastorale: «La forza dei padri canossiani è quella di avere sempre i ragazzi nel cuore». È lei a mostrare la stanza dei ragazzi, in occasione della festa al termine della Messa. Ricordando come questi luoghi siano un punto di riferimento per i giovani del quartiere, un porto sicuro in cui si trovano sempre un sorriso, una parola di conforto. Ed è così che si è presentato padre Andrea, un mese fa, arrivando nella sua nuova casa. «Ha subito voluto incontrare i giovani e trascorre sempre del tempo con loro. Appena giunto qui, ha chiesto che gli venisse raccontato della vita della parrocchia, dando a tutti un ascolto attento e senza giudizio. E anche noi ci siamo informati su di lui, scoprendo subito che il nostro nuovo parroco è una persona decisa e coerente, che ama la parola e la preghiera». Il suo è un percorso ricco di tappe significative. 

 

La preghiera, la missione, l’ascolto dei giovani

Nato a Polpenazze nel 1952, sulla sponda bresciana del Garda, quindi, ma nel territorio della diocesi veronese, padre Andrea Berno conobbe fin da bambino le suore canossiane, che erano presenti nel suo paese con la scuola materna e come punto di riferimento per le famiglie. Ha prestato servizio negli oratori canossiani di Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, e a Conselve, in provincia di Padova, e nel 2003 a Feltre, dove diede inizio all’adorazione perpetua. Nel 2005 ha preso il via la sua esperienza in Tanzania, con l’incarico di guidare la formazione e di implementare la comunità, che sarebbe durata undici anni. Il ritorno in Italia lo ha visto prima nella popolosa parrocchia di San Giorgio, a Roma, e poi alle Egadi. «Padre Andrea arriva in questa comunità con una lunga esperienza pastorale alle spalle», ha sottolineato il vescovo Domenico Pompili.

«E porta qui il suo carattere deciso, la sua generosità, la sua voglia di rimboccarsi le maniche. Nelle sue diverse stagioni ha sempre coltivato la relazione e l’incontro con l’altro». Che avviene nella comunità della parrocchia, certo, ma anche fuori: «La parrocchia non si chiude mai in sé stessa, ma trova sé al di fuori di sé. È parrocchia ogni volta che va fino ai crocicchi delle strade, se riesce non a deprecare chi non viene, ma ad andare incontro a chi non si sente coinvolto. Vivere la fede, oggi, significa andare sulle strade della condizione umana, fatta di bisogni più o meno nascosti che devono essere intercettati».

 

Una comunità vivace e multietnica

 

La parrocchia di Santa Maria Addolorata, in Borgo Trieste, venne eretta nel 1957, con la suddivisione dei territori delle parrocchie di San Giuseppe fuori le Mura e di San Michele Extra. La chiesa, iniziata nel 1960 su disegno dell’architetto Franco Spelta, venne aperta al culto il 10 settembre 1961 e consacrata dal vescovo Giuseppe Amari il 14 settembre 1991. L’11 aprile 1993, su progetto dell’architetto Luciano Raineri, è stato ultimato il campanile con il concerto di sei campane fuse dalla ditta Colbachini di Montegalda (Vicenza). Fino al 2000 è stata presente, accanto ai padri, una comunità viva di suore canossiane che si occupavano della pastorale parrocchiale, della catechesi dei giovani e della scuola materna.

La collaborazione tra i due rami, maschile e femminile, è sempre stata proficua. Nel 2024 ricorrono i 250 anni dalla nascita di santa Maddalena di Canossa, la fondatrice delle Figlie e dei Figli della Carità, che operano soprattutto negli ambiti della formazione e catechesi, dell’assistenza agli ammalati e dell’educazione scolastica. Una congregazione, dunque, che abbraccia tutte le fasce d’età della persona, privilegiando l’attenzione a chi vive ai margini. E padre Adolfo Antonelli, storica presenza in parrocchia, sottolinea l’ottimo dialogo con le minoranze etniche: «Ci sono tantissime famiglie di srilankesi, romeni, africani. Stiamo cercando di farli entrare nel Consiglio pastorale e coinvolgerli in prima persona in ogni attività della nostra piccola comunità». Oggi, come in passato, continuano a svolgersi diverse attività: il gruppo missionario, gli scout, la San Vincenzo, oltre a una quarantina di giovani e meno giovani che condividono la spiritualità canossiana e la vivono anche nel loro ambiente di lavoro. A fare da fulcro, punto di incontro e riferimento, c’è l’oratorio. Che, sottolinea padre Adolfo, «è sempre aperto». E in tempi di muri e chiusure, di conflitti e di pregiudizi, sapere che esistono luoghi come questo è incoraggiante. 

 

La forza della Parola e delle parole

 

L’ultima parola, nel giorno del suo ingresso a Santa Maria Addolorata, è andata a padre Andrea Berno, che ha voluto condividere con i fedeli le parole di un grande Padre della Chiesa. «San Giovanni Crisostomo scrive: “Voi siete i miei concittadini, i miei fratelli, i miei figli, i miei genitori, le mie membra, il mio corpo, la mia luce”. Esprimo oggi i miei sentimenti attraverso queste parole, perché il Signore mi ha fatto trovare questa comunità. E mi rivolgo a voi che siete qui, ma anche a tutto quel popolo di Dio che è fuori, e che è molto più numeroso di quello che si è radunato qui. Il Signore è in mezzo a questo popolo. Quando parlo di parola, parlo della Scrittura, dell’Eucarestia e dell’altra parola, incarnata dai poveri e dalle persone più sole. Questa parola sarà la mia forza».

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