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La storia dell’antico convento, ora sede dell’Università

Un libro illustra le vicende del complesso che ospitò i Minimi

Parole chiave: Università (18), Chiese (15)
La storia dell’antico convento, ora sede dell’Università

Aggiunge un tassello alla storia della città, specie di Veronetta, il volume San Francesco di Paola a Verona. Storia e contesto di un convento diventato sede universitaria (Cierre editori 2019, pp. 212, euro 26).
Il volume, curato da Daniela Brunelli e Tiziana Franco, rende merito a un complesso monumentale che non era mai stato oggetto di uno studio monografico e «prosegue – dichiara il già rettore Nicola Sartor che con la pubblicazione saluta la comunità accademica alla fine del mandato – l’attività di valorizzazione del patrimonio immobiliare in cui opera l’Università di Verona, iniziata con i libri dedicati al palazzo Giuliari (2013) e alla Provianda di Santa Marta (2015). Questa monografia vuole offrire piena conoscenza del luogo a chi lo frequenta, non solo agli studenti ma anche a tutta la cittadinanza che può liberamente e gratuitamente fruire della biblioteca, aperta tutti i giorni fino a mezzanotte».
L’opera è frutto di un lavoro di scambio e trasversalità che ha impegnato ben diciotto docenti, nella maggior parte dell’ateneo scaligero, e di un’attenta campagna fotografica: un’opera davvero corale, a più voci, in cui determinante è stato il contributo degli autori, per ricostruire, ciascuno secondo le proprie competenze, la storia dell’edificio sacro.
La sua fondazione risale alla fine del Cinquecento, quando vi si insediarono i Minimi, ordine istituito da Francesco di Paola (1416-1507), eremita e santo taumaturgo, il cui inseg­­­­namento dall’originaria Calabria si diffuse in tutta Italia e in Francia. La sua regola, approvata prima da Sisto IV (1474), poi da Giulio II (1507), propugnava una vita austera, ispirata alla povertà assoluta, al divieto di toccare il denaro, all’obbedienza, alla castità, all’esercizio della carità ed anche al voto di quaresima per tutto l’anno, con perpetua e totale astinenza dalle carni. Durante i due secoli di permanenza dei frati Minimi a Verona, grazie a generosi committenti, il convento si abbellì di opere d’arte che, rimosse dal sito originario, si possono ora ammirare altrove, come nelle vicine chiese di San Paolo in Campo Marzio e di Santa Maria al Paradiso o al museo di Castelvecchio.
Le vicende successive s’intrecciarono a quelle cittadine: l’arrivo dell’armata francese, le soppressioni napoleoniche, la dominazione austriaca, la demaniazione d’inizio Ottocento segnarono, parimenti a tante istituzioni religiose, il destino della struttura, riconvertita a uso militare. Adibita a caserma, l’area di San Francesco di Paola divenne teatro di drammi legati alla Seconda Guerra mondiale: proprio in via San Francesco, di fianco all’entrata della biblioteca, scoppiò, nelle “giornate di sangue e di gloria” del 9-11 settembre 1943, la prima rivolta militare, guidata dall’8º Artiglieria, contro l’oppressione nazifascista e ancora, a conflitto concluso, in una zona devastata dalle bombe, nel chiostro fu data ospitalità a una trentina di famiglie di profughi giuliano-dalmati.
Stratificata pertanto risulta la storia del complesso, la cui funzione mutò nel tempo fino ad arrivare, più di trent’anni fa, alla sua completa ristrutturazione, con il chiostro, dove si trovano alcuni uffici amministrativi dell’ateneo, e la chiesa adattata a sede della biblioteca centrale intitolata ad Arturo Frinzi (1875-1962), illustre mecenate e artefice della ricostruzione cittadina nel Secondo dopoguerra.
Ma il pregio del volume, sta – come recita il sottotitolo – nel dare spazio anche al contesto più immediato in cui il monumento si inserisce, nell’antica area del Campo Marzio, sulla riva sinistra dell’Adige, a ridosso delle mura medievali e in prossimità di altre chiese. Vengono infatti dedicate pagine a due fondazioni religiose preesistenti, la trecentesca Santa Maria della Vittoria Vecchia, ridotta oggi a un suggestivo rudere visibile percorrendo lungadige Porta Vittoria, e Santa Maria della Vittoria Nuova, di cui sopravvive solo il chiostro che s’addossava alla perduta chiesa. Si ricordano anche l’antico cimitero degli ebrei, documentato dal 1390, che denominano “casa della vita” o “casa dell’eternità” e considerano l’elemento imprescindibile di ogni insediamento ebraico: in suo luogo sorse, negli anni ’50, la scuola elementare “Abramo Massalongo”; infine si menziona la settecentesca Fiera di Muro, che si estendeva tra l’attuale Polo Zanotto e la caserma “Passalacqua”, una delle prime strutture in muratura atte a ospitare attività fieristiche.

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