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Alessandro Anderloni dice Dante per La Fraternità

Lunedì 18 novembre la Fucina Machiavelli ospita il monologo dantesco sul canto XXXIII. Il ricavato della serata è a sostegno delle attività dell'associazione

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Alessandro Anderloni dice Dante per La Fraternità

Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno. Un capitolo nuovo del progetto “Dante Settecento. Verona onora Dante” va in scena lunedì 18 novembre alle 21 alla Fucina Culturale Machiavelli (via Madonna del Terraglio, 10). 
Protagonista è da una parte La Fraternità, associazione a cui sarà devoluto il ricavato della serata. Costituita a Verona per il sostegno morale ai detenuti e alle loro famiglie, ha tra le attività quella di accompagnare in percorsi di recupero e riparazione, e di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul significato della pena e sui problemi del carcere.
Dall'altra parte, c'è Alessandro Anderloni, ideatore del progetto e impegnato in un percorso di divulgazione frutto di vent’anni di studio e di messa in scena della Commedia, che conosce gran parte a memoria. Il suo monologo sarà un ripercorrere il poema per poi addentrarsi nel canto XXXIII che dirà a memoria. In questi giorni il regista e autore veronese ha iniziato il secondo anno di conferenze dantesche nelle scuole: più di 1.500 sono stati gli studenti e le studentesse che ha incontrato lo scorso anno, altrettanti saranno quelli che si aggiungeranno fino ad aprile 2020.
La scelta del XXXIII canto dell’Inferno non è casuale. Ricorda lo straziante racconto che il conte Ugolino, conficcato nel ghiaccio del Cocito a rodere per l’eternità il cranio dell’arcivescovo Ruggeri, fa della sua morte e di quella dei suoi figli nella Torre della Muta, a Pisa. Evento che il conte narra dalla prigionia senza fine dell’Inferno. Si tratta del più crudo, drammatico e sconvolgente monologo dantesco, che si conclude con l’atroce sospetto dell’antropofagia. «La condanna inflitta al conte Ugolino è un “fine pena mai”, un ergastolo. O, per essere più precisi con un riferimento all’attualità: un ergastolo ostativo, senza possibilità di uscita fino alla morte», sottolinea Anderloni che sarà voce narrante dell'evento, la cui introduzione sarà curata dall'avvocato Guariente Guarienti, a sua volta profondo conoscitore del carcere e delle persone che lo abitano nonché appassionato della Divina Commedia. «Dante ci interroga, dopo 700 anni, sull’umanità di una condanna senza possibilità di redenzione, speranza, riscatto – conclude –. Leggendo quelle pagine non possiamo restare indifferenti a un dibattito che La Fraternità ha pieno titolo di sollevare, forte di una conoscenza profonda del carcere e delle sue dinamiche. È forse tempo di togliere quel “mai”?».
Ingresso libero con offerta a favore delle attività de La Fraternità.

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