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A Castel San Pietro una mostra stellare

di REDAZIONE
Proiezioni, video e foto esclusive dai telescopi spaziali James Webb e Hubble nel percorso della rassegna "Il mio Paradiso. Dante profeta di speranza"

A Castel San Pietro una mostra stellare

di REDAZIONE
Con Dante dal Paradiso terreste all’Empireo, e oltre: a “l’amor che move il Sole e l’altre stelle”. Fino a toccare le stelle accompagna la mostra multimediale “Il mio Paradiso. Dante profeta di speranza” inaugurata oggi, 19 aprile, a Verona. Un percorso multisensoriale con proiezioni di immagini, video e suoni visitabile fino al 16 giugno negli spazi suggestivi di Castel San Pietro, concesso anche quest’anno dalla Fondazione Cariverona. Questa straordinaria iniziativa dell’Associazione Rivela ha visto in tre anni – dall’Inferno al Purgatorio per arrivare appunto al Paradiso – migliaia di giovani confrontarsi con i versi del Sommo Poeta e diventare guide a partire dai commenti del pedagogista Franco Nembrini e dalle illustrazioni di Gabriele Dell’Otto.
La cantica del Paradiso costringe continuamente ad alzare lo sguardo verso le stelle, ad interrogarsi sulle origini del mondo e sul destino dell’uomo. Ed è lo stesso Dante a raccontare di Pianeti e stelle con un’accuratezza e una competenza in termini astrofisici ancora oggi impressionanti. La letteratura incontra l’astronomia. Ed è per questo che nel percorso sono presenti proiezioni, video e fotografie esclusive provenienti da NASA, ESA (Agenzia Spaziale Europea), CSA (Canadian Space Agency), STScI (Space Telescope Science Institute), SDSS (Sloan Digital Sky Survey), del cosmologo Miguel Aragon dell’UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México), dello scienziato Mark SubbaRao (NASA), del fisico Alex Szalay del JHU (Johns Hopkins University) su gentile concessione e intermediazione del prof. Marco Bersanelli del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano. Si tratta di immagini incredibilmente complesse e affascinanti. C’è la Nebulosa della Carena, una distesa di gas e polvere interstellare nella quale si stanno formando nuove stelle: l’immagine nell’infrarosso catturata dal telescopio spaziale James Webb permette di scorgere alcuni astri nascenti, altrimenti invisibili. Si vede la Nebulosa del Granchio: resto dell’esplosione di una stella massiccia (una “supernova” osservata nel 1054) che ha rilasciato il suo materiale nello spazio interstellare; l’immagine è ottenuta con un mosaico di osservazioni dal telescopio spaziale Hubble. Sembra quasi di sfiorare l’Ammasso globulare M5: una famiglia di circa 500 mila stelle, alcune delle quali sono fra le più antiche che si conoscano, con un’età di 12,7 miliardi di anni.

Ad accompagnare lungo il percorso sono un centinaio tra studenti e studentesse di 14 istituti veronesi, affiancati dai volontari di Rivela. L’Università Iusve di Verona cura la comunicazione sui social-media dedicati all’evento. Sono 33 le tappe, scandite da altrettante illustrazioni a corredare approfondimenti e riflessioni. L’esposizione si sviluppa su una superficie di 500mq, lungo un itinerario che valorizza alcuni ritrovamenti emersi negli scavi archeologici che hanno interessato l’edificio. Il percorso espositivo accompagna idealmente il visitatore nei nove cieli del Paradiso attraverso un susseguirsi di immagini, video e suoni che terminerà con un gioco scenico per giungere fino all’Empireo.
Immerso in quest’ultima sezione, il visitatore godrà della bellezza dell’universo attraverso effetti scenici e proiezioni. A completare l’esperienza sono infatti i cortometraggi realizzati da Mosaiko con Magenta Film, con testi di mons. Martino Signoretto. Voci narranti dei contributi multimediali sono quelle di: Beatrice, che fa ripercorrere allo spettatore il viaggio di purificazione che lo ha condotto al Paradiso; di San Francesco, in un flashback che riporta alla condizione terrena del santo e della sua scelta (la povertà per incontrare Dio); di Dante, nell’iconica veste rossa, avvolto dalla luce per accompagnare alla fine del viaggio.
Ad aprire la visita, all’ingresso di Castel San Pietro, è l’opera “El Dante”, realizzata dallo scultore Adelfo Galli. È la raffigurazione di un uomo stupito, travolto e commosso dall’incontro con Beatrice, tanto da cambiare la coscienza che ha di se stesso e di tutta la realtà. Lo scultore rappresenta la processione a cui il Sommo Poeta assiste nel paradiso terrestre (canti XXIX e XXX) del “Purgatorio”. Il mitologico grifone guida il carro della Chiesa, su cui è assisa Beatrice, protetta dai quattro evangelisti (l’aquila, l’angelo, il bue e il leone; la scena è allietata dalla danza delle tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) e dal tripudio di un popolo numeroso.

(Fonte: Comunicato Stampa)

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