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Lockdown 2020: le foto di una Verona mai vista così

di ADRIANA VALLISARI

Il fotografo Alessandro Gloder l'ha immortalata in 115 immagini, scattate nell'aprile 2020, quando eravamo chiusi in casa 

Parole chiave: Alessandro Gloder (1), Pandemia (35), Covid-19 (89), Fotografia (4), Verona (223), Lockdown (8)
Lockdown 2020: le foto di una Verona mai vista così

di ADRIANA VALLISARI

Ma vi ricordate com’eravamo, un anno e mezzo fa? Smarriti e impreparati di fronte a un virus sconosciuto, chiusi in casa mentre gli ospedali fronteggiavano la prima ondata della pandemia. Non c’erano mascherine a sufficienza, vivevamo appesi a bollettini giornalieri, conferenze stampa notturne, fogli di autocertificazione per uscire. I canti sui balconi e gli arcobaleni col motto “Andrà tutto bene” avevano presto lasciato spazio al disincanto e allo scoramento, davanti alla curva dei contagi in salita e alle terapie intensive che scoppiavano. Conteggiando gli ammalati e i morti – tanti, troppi – tastavamo la nostra impotenza, in attesa dell’agognato vaccino.

È stato un incubo che mai avremmo immaginato di vivere. Dal 9 marzo al 4 maggio 2020 siamo stati confinati tra le mura domestiche, col lockdown nazionale: scuole chiuse e didattica a distanza, lavoro in smartworking per i più fortunati, saracinesche abbassate per molti altri; case di riposo blindate, separazione fisica dai familiari, socialità azzerata e solitudine dilagante come il virus. Il 27 marzo 2020 abbiamo guardato papa Francesco camminare da solo in una piazza San Pietro deserta, preludio della Pasqua a porte chiuse. È passato un anno e mezzo, sembra trascorsa un’eternità.

A quei giorni ci riportano i 115 scatti confluiti nel volume Verona Renova, progetto realizzato dal fotografo veronese Alessandro Gloder (nella foto in alto), che ha fermato su carta quel tempo sospeso. Sono foto struggenti e intense, perché ci mostrano la città come non l’abbiamo mai vista (e come non la vogliamo vedere mai più): senza la presenza umana, come in un film di fantascienza.

Con in tasca un permesso della prefettura, sul finire dell’aprile 2020 Gloder è uscito di casa inforcando la bicicletta; si è fermato in diversi luoghi nevralgici e ha impresso, a mano libera, quello che il suo occhio attento vedeva: la bellezza delle costruzioni architettoniche, la drammaticità della situazione. «Volevo documentare quel momento surreale – racconta –. Con l’incoraggiamento di mia moglie Elisa, che mi ha spinto a dar forma all’idea, per alcuni giorni, dalle 6 alle 9 del mattino, sono andato a scattare nel silenzio delle piazze e delle vie». Il luogo che più l’ha colpito? «Via Mazzini vuota, con le vetrine dei negozi accese e le immagini che scorrevano nei monitor pubblicitari: sembrava che le persone fossero scom- parse all’improvviso».

Ha fotografato l’assenza: in bianco e nero, senza fronzoli. Il centro storico svuotato, piazza Erbe e piazza Bra inedite, Castelvecchio, il suo ponte scaligero e gli altri ponti silenti, il fiume e i lunga- dige spogli, l’ospedale di Borgo Trento, le chiese e le porte monumentali, le arterie stradali deserte. E la sua galleria, in via Sottoriva 52/a: «L’ho aperta nel dicembre 2019 e l’ho chiusa dopo pochi mesi – ricorda –. È stato un anno difficilissimo: per sei mesi non ho battuto neanche uno scontrino, si teneva aperto per la gloria». Quest’anno, con la timida ripresa del turismo, le cose sono migliorate, «ma siamo ancora lontani dalla normalità, che sarà di certo nuova, perché siamo tutti cambiati», osserva.

Non a caso, il libro è intitolato Verona Renova, cioè cosa nuova, che è pure l’anagramma latino di Verona. È un documento storico prezioso – perciò patrocinato dal Comune di Verona – che esce ora, a più di 130mila decessi di distanza dall’inizio della pandemia nel nostro Paese. È una stampa di pregio (carta Fedrigoni, stamperia Trifolio), che si avvale del graphic design di Riccardo Fanigliulo e dei contributi scritti dei giornalisti Giuseppe Anti e Maria Vittoria Adami, nostra collaboratrice, della storica dell’arte Valeria Nicolis, con la traduzione inglese di Joanna Wanat. Si trova nelle librerie cittadine e nella galleria Gloder, dove si possono ammirare le fotografie esposte e scambiare una parola con l’autore.

Foto di Alessandro Gloder

Un'immagine scattata da Alessandro Gloder in piazza Bra, deserta.

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