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Borgo Milano in un libro

Un quartiere tra storia, aneddoti e fotografie

Parole chiave: Borgo Milano (2), Storia locale (2), Urbanizzazione (1), Verona (223), Quartieri (3)
Borgo Milano in un libro

Non solo cemento e smog. Tra le sue vie e caseggiati rivive una storia che affonda le radici fin nella Preistoria. Che racconta di insediamenti antichi, di appezzamenti di campagna adibiti a operazioni militari, di una periferia via via trasformatasi in un vivace e popoloso quartiere. Dove, accanto allo sviluppo industriale avviato a fine Ottocento con la costruzione del Canale Camuzzoni, a inizio Novecento cominciano a prendere forma ulteriori nuclei urbani come il celebre Villaggio dall’Oca Bianca o l’area del Catena, ma anche botteghe artigiane e luoghi di svago.  

Così Borgo Milano rivive nel primo libro-documentario scritto da un giovane veronese, che in un unico testo raccoglie abstract di documentazioni e mappe sulla storia del quartiere, attinte dall’Archivio di Stato di Verona e l’Archivio comunale, accostando i dati storici ad aneddoti parecchio curiosi.

Quando il borgo era sotto il Comune di San Massimo all’Adige, ad esempio, i padri delle fanciulle in età post-adolescenziale «avevano chiesto al sindaco il permesso di fare andare le figlie a ballare nei locali sorti lungo corso Milano, affinché – invece di recarsi in città – la sera potessero rimanere sotto un loro più stretto controllo», narra Davide Peccantini, autore del volumetto Borgo Milano. Un quartiere, una storia, pubblicato con Edizioni Zerotre e i contributi della Terza Circoscrizione, di Agsm e della Fondazione Zanotto.

Doppia laurea in Giurisprudenza e Storia, Peccantini ha preso a cuore le vicende passate e presenti del proprio quartiere tanto da divenirne un devoto e multimediale storyteller. Sua, infatti, anche l’idea della pagina Facebook Storia dei quartieri veronesi con cui, quotidianamente, attraverso curiosità e approfondimenti storiografici sulla città, intrattiene il popolo dei social.  

Dalle sue ricerche emerge quindi che «15mila anni fa l’Adige attraversava il quartiere nell'antico alveo di cui resta traccia nella “fossa Cavallara”, il dislivello dietro al negozio Wind di corso Milano», e che durante la dominazione austriaca, l’esercito veneziano si accampò nella Spianata – cui poi rimase tale nome – tra San Massimo e Santa Lucia. Agli anni Trenta del secolo scorso risalgono i primi luoghi di svago tra cui il Lido di via Galliano, definito dalla propaganda fascista “la piscina più grande d'Europa” era dotato di un’unica ampia vasca riempita con l’acqua dell'Adige, sulla quale si poteva addirittura “navigare” con una barchetta presa a noleggio.

Di pregnanza storica anche le numerose ville liberty, a cominciare da quella all’incrocio tra corso Milano e via Galliano, di proprietà di Antonio Miglioranzi, o Villa Recchia, costruita dall’omonimo impresario vicino via Galvani, di cui resta oggi visibile solo una porzione del muretto che perimetrava il vasto complesso. E ancor prima, Casa Pirolo, edificata da Emilio Pirolo Bottagisio e caratterizzata da cornici con una ricca decorazione di motivi a catena.

Tra i siti religiosi, simbolico il capitello di Sant'Antonio in via San Marco, inaugurato in segno devozionale nel 1920, dalla famiglia Fraccaroli, proprietaria del terreno e della villa oggi abbandonati, e detto “Del Pan” in riferimento alla pagnotta tenuta in mano dal santo.

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