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Suor Maria de Coppi "martire della Laudato si'"

di PAOLO ANNECHINI
Suor Luigia Coccia, superiora generale delle comboniane, racconta la drammatica notte a Chipene, in Mozambico

Suor Maria de Coppi "martire della Laudato si'"

di PAOLO ANNECHINI
Martedì 6 settembre alle 21 un gruppo di una ventina di terroristi, pesantemente armati, hanno messo a ferro e fuoco la missione di Chipene, nella diocesi di Nacala, nel Nord del Mozambico, dove in quel momento erano presenti le comboniane suor Maria de Coppi, suor Angeles López Hernández, suor Eleonora Reboldi (suor Sandrine Fianke e suor Paula Ciudad non presenti quella notte, si erano recate la mattina a Nampula) e i fidei donum della diocesi di Concordia-Pordenone don Loris Vignandel e don Lorenzo Barro. Nell’attacco è morta suor Maria de Coppi, originaria della diocesi di Vittorio Veneto, 83 anni, in Mozambico da quasi 60 anni. Abbiamo intervistato la madre generale delle missionarie comboniane, suor Luigia Coccia.
– Madre Luigia, ci può dare una lettura di quello che è successo a Chipene?
«Da tempo teniamo monitorata la situazione del Nord del Paese, dove abbiamo delle comunità. La nostra preoccupazione maggiore era per la regione di Cabo Delgado, invece siamo state sorprese da quanto è successo a Chipene».
– C’erano state delle avvisaglie?
«Qualcuna, ma non che lasciasse immaginare quanto successo. Nel fine settimana prima di martedì 6 settembre le missionarie avevano comunicato che si era sparsa la voce di gruppi di guerriglieri nella zona e di alcuni villaggi saccheggiati. Per questo le suore per precauzione nel fine settimana avevano rimandato a casa le ragazzine del Lar, il convitto che gestiamo nella missione di Chipene. Però alcune che abitano lontano, 12 ragazze, non erano potute partire ed erano ancora lì. La mattina di martedì 6 settembre era giunta notizia di un villaggio incendiato a 20 km dalla missione. Insomma, la situazione peggiorava, eravamo in allerta, ma nessuno pensava a quello che invece è successo».
– Siete sempre state in contatto con le vostre suore?
«Sì, il pomeriggio di martedì 6 settembre suor Maria de Coppi ha mandato un messaggio a sua nipote, dicendole che la situazione era tesa, la gente in sordina iniziava a fuggire nella foresta, c’era una calma surreale in giro. Le nostre suore avevano deciso di evacuare in un posto più sicuro le 12 ragazze rimaste, l’avrebbero fatto il giorno successivo ma nel frattempo sono arrivati i terroristi».
– Avete seguito “in diretta” l’attacco...
«Alle 21, quando a Chipene i terroristi hanno accerchiato la casa delle Comboniane, suor Maria era al telefono con sua nipote e le stava raccontando che stava succedendo qualcosa. Poi gli spari, i rumori di una caduta, il silenzio di suor Maria. Il telefonino era rimasto acceso e noi da Roma siamo rimaste a sentire quanto stava accadendo, cercando di ascoltare la voce delle altre due consorelle, suor Angeles e suor Eleonora, con le quali siamo riuscite a parlare solo l’indomani mattina».
– Ci racconti...
«I fatti sono questi: alle 21 sono arrivati i terroristi, una ventina, armati di tutto punto hanno accerchiato la casa delle nostre suore, loro primo obiettivo. Dall’esterno hanno sparato alle finestre e hanno colpito suor Maria al volto. Suor Angeles avendo ascoltato i colpi, si è recata nella stanza di Maria, ed era già morta. Le due religiose erano sole in casa, perché suor Eleonora aveva deciso di passare la notte nel convitto, a due passi dalla casa, con le ragazze per non lasciarle sole, perché troppo in tensione per la situazione che si era venuta a creare. I terroristi, entrati in casa, sparavano su tutto, anche sulle porte per aprirle. Hanno preso suor Angeles e l’hanno condotta fuori. Hanno portato fuori casa anche il corpo di suor Maria. Hanno distrutto tutto all’interno, incendiato le auto, sono entrati in chiesa, hanno accatastato i banchi e gli hanno dato fuoco. Suor Angeles è stata trattenuta dai terroristi mentre loro distruggevano tutto. Il capo le ha detto: “Non ti uccidiamo, però domani dovete andarvene da qui. Voi e la vostra religione! Qui deve starci solo l’islam”. Quando i terroristi se ne sono andati, suor Angeles ha raggiunto suor Eleonora e ha comunicato della morte di suor Maria. Con suor Eleonora sono tornate in casa, hanno visto il corpo di suor Maria che era fuori, le hanno dato un ultimo saluto, l’hanno coperta e sono fuggite con le ragazze nella foresta, nel buio più totale. Immaginate lo strazio e il dolore di lasciare il corpo della consorella… Al mattino alle 5, alle prime luci del giorno, suor Angeles e suor Eleonora sono tornate alla missione e si sono ritrovate con i due preti fidei donum di Pordenone, don Loris e don Lorenzo, scampati all’attacco perché si erano rifugiati nelle camere della loro casa, anch’essa attaccata dai terroristi, ma che fortunatamente non hanno aperto le stanze dove si erano nascosti i due missionari. Sono riuscite a contattarci dicendo cosa era successo e confermando la morte di suor Maria. Subito sono partiti da una missione vicina il comboniano padre Gino Pastore e don Filippo Macchi, fidei donum di Como, a dare assistenza, e da Namahaca i due preti fidei donum di Verona, don Francesco Castagna e don Fabio Gastaldelli. Suor Angeles, suor Eleonora e le ragazze sono state trasferite a Nampula, nella nostra comunità. Il funerale è stato celebrato giovedì 8 settembre nella missione di Carapira, dove poi è stata sepolta».
– Non ci sono parole...
«Nemmeno per noi... A Chipene la popolazione è sparita, c’è un fuggi fuggi generale. Ci sono state rivendicazioni del terrorismo islamico, dell’Isis; la preoccupazione è che gli attacchi si spostino nell’area attorno a Nampula, la principale città del Nord del Paese. Allora sarebbe una tragedia inimmaginabile».
– Chi era suor Maria?
«Una missionaria di 83 anni, ma con lo spirito di una giovane. Non dimostrava l’età che aveva. Donna solare, l’abbiamo già definita “martire della Laudato si’”, per il suo impegno per la salvaguardia del creato. Era appassionata in quello che faceva, curava le coltivazioni, gli ortaggi, trasmettendo una passione infinita. Aveva degli occhi vivissimi che ti colpivano. Dal 1963 era in Mozambico, la sua vita era là. È stata superiora provinciale, ha vissuto una vita travagliata in mezzo a guerre, guerriglie, attacchi. Era lei la provinciale quando uccisero suor Teresa Dalle Pezze (3 gennaio 1985), è stata vittima di agguati. In uno di questi, nella fuga, era svenuta. Un militare la prese e la mise al riparo, ma le sue scarpe rimasero sulla strada, la gente le riconobbe e si diffuse la notizia della sua morte. La gente piangeva, ma dopo due giorni suor Maria ricomparve. Per questo, quando le prime notizie delle suore di Chipene parlavano del corpo di suor Maria a terra, non abbiamo diffuso subito la notizia della sua morte. Speravamo succedesse come quella volta, che suor Maria dopo un po’ si rialzasse, ma purtroppo non è stato così».
– Lei ha parlato con suor Angeles e suor Eleonora?
«Sì, ho parlato a lungo con loro. Per noi a Roma quell’ora al telefono sentendo gli spari e la confusione è stata un’ora di angoscia terribile. Immaginiamo cos’abbiano vissuto suor Eleonora con le ragazze e suor Angeles, trattenuta dai guerriglieri durante tutto l’attacco, nell’incertezza di essere uccisa. In quello che è successo c’è tutto il carisma comboniano: testimoniare il Vangelo, l’esserci per e con la gente, nelle sfide di oggi, con le conseguenze che questo comporta». 

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