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«Nessuno di salva da solo»: il vescovo Domenico in diretta su Rai1

di REDAZIONE

Mons. Pompili ha ricordato il vero significato del battesimo, richiamando il discusso gesto del cantante Achille Lauro a Sanremo 

Parole chiave: Rai1 (1), Domenico Pompili (18), Vescovo (372), Messa (14)
«Nessuno di salva da solo»: il vescovo Domenico in diretta su Rai1

di REDAZIONE

Domenica 8 gennaio, nella festa del battesimo di Gesù, la Messa celebrata in Cattedrale delle ore 11 è stata trasmessa in diretta nazionale su Rai1. L'animazione musicale della celebrazione è stata curata impeccabilmente dalla Cappella della Cattedrale, diretta dal maestro Giovanni Geraci.

A presiedere l'eucaristia il vescovo Domenico, che ha introdotto la celebrazione con un riferimento al discusso gesto del cantante Achille Lauro a Sanremo. «Non più tardi di un anno fa un giovane artista simulò sul palcoscenico di un celebre teatro una sorta di auto-battezzo: si versò sulla testa delle gocce d'acqua e la cosa fece fiorire molte polemiche e soprattutto giovò all'Auditel del Festival – ha detto –. Ma dietro a questo gesto a dir poco stravagante si riflette in realtà una persuasione molto ingenua e piuttosto diffusa ancorché indimostrata: e cioè che uno possa salvarsi da sé stesso in autonoma solitudine. Oggi che celebriamo la solennità del battesimo di Gesù, noi per contro stiamo qui a contemplare non solo un segno della umiltà di Gesù, non solo una prova della sua totale condivisione della nostra condizione umana, ma anche il fatto che lui stesso ha bisogno di essere battezzato da altro. Vogliamo chiederci allora se diamo retta a questo, che è il battesimo, o se invece qualche volta siamo così ingenui da credere a certe favole, per quanto architettate bene dal punto di vista scenico». 

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Riportiamo qui sotto il testo integrale dell'omelia di mons. Domenico Pompili:

Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo”. Giovanni non è soltanto una persona onesta, che evita accuratamente di cavalcare il facile consenso di chi lo confonde con il Messia. È anche onesto nel senso di riconoscere la condizione umana. La sua è, infatti, una consapevolezza lucida e tragica insieme: per quanto l’uomo si dia da fare per mettere ordine nella propria vita, non basta. C’è sempre il rischio che tutto si riduca ad una pulitura esteriore, ad un rifacimento apparente, ad un cambiamento illusorio. Ecco perché lui stesso aggiunge: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Questa discrepanza tra il Battista e il Messia segna anche la distanza tra ciò che è materiale, terreno contingente, e ciò che è immateriale, divino e definitivo. Per rendersi conto di questo, però, occorre giungere alla consapevolezza del Battista che sa con assoluta certezza che lui non è autosufficiente. Il peccato più radicale dell’uomo è la presunzione di cavarsela da sé, senza bisogno di aiuto da Altro. Quando ci si sente a posto, ci si chiude in sé stessi. Il Covid è stato, ed è, per noi, cosiddetto “primo mondo”, un imprevedibile bagno di umiltà. Nessuno pensava fino a 3 anni fa che ci toccasse di sperimentare una tale emergenza. Ma tant’è!

Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui”. Gesù vede i cieli che si aprono, a riprova del fatto che esiste, per grazia di Dio, una via di uscita da questo mondo, che senza cielo ci fa sentire come ‘topi in gabbia’. Occorre trovare la spiegazione di noi al di fuori di noi. Diversamente non sarà possibile comprendere chi siamo. Non è forse vero che quando siamo sotto un cielo chiuso ed impenetrabile ci viene l’emicrania, sperimentando una sottile vena di depressione e di stanchezza? Dietro certo agitarsi nevrotico si può agevolmente leggere l’insoddisfazione di sentirsi dentro “una gabbia di cemento” che è il mondo artefatto costruito da noi stessi. Ma appunto asfissiante e privo di luce, nel quale - colmo dell’ironia - chiamiamo “energia alternativa” quella del sole, per distinguerla da quella da noi auto-prodotta.

Infine, il particolare della colomba aggiunge un’ultima decisiva sfumatura alla bellezza della terra che non è chiusa in sé stessa. Suggerisce che non siamo noi a dover andare in alto, ma è Dio che feconda la terra grazie a Gesù, del quale dice: “Questo è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Non basta il cielo aperto se non percepiamo che la figliolanza è la via per ritrovare sé stessi. Il battesimo di Gesù non segna solo l’inizio della vita pubblica del giovane profeta di Nazareth, ma anche la consapevolezza che il cielo è ormai aperto e che Dio viene a noi. Basta renderlo accessibile alla nostra vita di ogni giorno, per sentirsi finalmente figli prediletti e non più “figli di un dio minore”. 

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