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L’Orto solidale: un sogno che è diventato realtà di inclusione

di DON ORAZIO BELLOMI

Castiglione: una piccola parrocchia che pensa e opera in grande. Ecco la nostra storia per l'8xmille 

Parole chiave: Parrocchie (64), 8xmille (11)
L’Orto solidale: un sogno che è diventato realtà di inclusione

di DON ORAZIO BELLOMI *

Il progetto Orto solidale di Castiglione è partito all’inizio del 2016, in un appezzamento dato in comodato gratuito di circa 4mila metri quadrati. Nacque con lo scopo di aiutare i ragazzi richiedenti asilo che cominciavano ad essere accolti nella canonica di Castiglione. Era un modo per offrire loro una prima occupazione e prepararli ad inserirsi nel mondo del lavoro, aiutandoli ad apprendere le prime regole di base; divenne una sorta di trampolino di lancio.

Nacque su stimolo dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco pubblicata nel maggio 2015, come una modalità per aver cura dell’ambiente, facendo una coltivazione sostenibile. Una quarantina di famiglie aderirono al progetto e si impegnarono ad acquistare la verdura una volta che l’orto avesse iniziato a produrre. Anticiparono parte dei costi e così si poté partire. Fondamentale fu il supporto a tutti i livelli di una quindicina di volontari e volontarie, delle 4 parrocchie di S. Michele e non solo.

Fin da subito l’orto seguì le regole delle coltivazioni biologiche. All’inizio vedeva impiegati cinque richiedenti asilo: due ospitati in canonica e altri tre che arrivavano dall’Ostello della gioventù. Una delle prime famiglie che ha aderito al progetto commentava: «Ho aderito al progetto perché non è solo un fare bei discorsi, ma un mettere in pratica. Un concretizzare l’accoglienza e la solidarietà con questi ragazzi africani, una cura e sensibilizzazione per la nostra casa comune e un creare una rete di volontari e famiglie che sostiene il tutto».

Uno dei primi ragazzi accolto ed inserito nell’orto, così raccontava in questi giorni: «Grazie all’accoglienza e all’orto ho conosciuto una seconda famiglia per me». Una volontaria osserva che la verdura nel corso degli anni è sempre più curata, più bella e buona, grazie agli ortolani che si sono specializzati nella coltivazione. Ma anche perché la verdura stessa sente l’amore e l’impegno che ci mettono tutti e ha trovato un modo per ringraziare: si offre a noi con tutta la sua prorompente forza vitale.

Fondamentale anche il supporto degli amici della Cascina Albaterra, che ci permettono di regolarizzare il lavoro, sia per quanto riguarda la contabilità, come per il lavoro dei ragazzi e, assieme ad alcune volontarie, seguono tutta la parte amministrativa e burocratica. La comunità parrocchiale respira i benefici di una solidarietà e accoglienza vissuta a vari livelli, e ne diventa più sensibile: l’accoglienza e la solidarietà entrano a far parte del suo cammino “quotidiano”, non appaiono solo a spot durante l’anno.

Piano piano anche il territorio si è sensibilizzato e i contadini hanno iniziato a chiederci se possiamo mettere a disposizione i nostri ragazzi per un lavoro nelle loro aziende, e per molti di loro i nostri ragazzi sono diventati di casa. Altro aspetto che rende questa esperienza più ricca è che quasi tutte le settimane ci sono una o più cassette dei nostri prodotti che vengono donate tramite la San Vincenzo di S. Michele e i Centri di ascolto, facendole arrivare a famiglie da loro seguite.

Negli anni il progetto si è ingrandito ed è cresciuto. Siamo arrivati a più di 7mila metri quadrati di terreno coltivato. Nell’ultimo periodo non ci sono più ragazzi richiedenti asilo nell’orto, ma altre persone accolte in canonica, o indicate dalla S. Vincenzo e dai Centri di ascolto di S. Michele. Le famiglie che prendono la cassetta sono settanta; i volontari coinvolti sono più di 20. Per il futuro il desiderio è quello di far diventare l’orto sempre più una opportunità “educativa”, oltre che economica, per i ragazzi e adulti accolti in canonica e non solo: un segno di valorizzazione e cura della nostra madre terra. La speranza è che l’orto possa essere sempre di più anche una risorsa per le parrocchie e per altri gruppi.

Un paio di mesi fa, un gruppo scout ha donato una giornata di lavoro per l’orto e così esso è diventato un luogo per incontrare una esperienza di accoglienza e solidarietà. Anche prima della pandemia, quando non c’erano restrizioni, alcuni ragazzi, nei mesi estivi, erano venuti a darci una mano. Una volontaria così commentava pochi giorni fa: «Da un po’ di tempo, sul cancello d’entrata, sventola la bandiera della pace. La pace non è solo assenza di guerra, ma piuttosto un’armonia complessiva nelle relazioni umane e in quelle con il creato. Solo una comunità umana solidale può fare alleanza per affrontare seriamente la sfida di una giusta sostenibilità».

Abbiamo coltivato anche dei fiori, perché anch’essi ci aiutano a cogliere “il bello”; ci aiutano a diventare persone più sensibili, più aperte alle relazioni umane, più amorevoli e caritatevoli verso tutto il creato. Questo ci permette di convertire i nostri sogni ad occhi aperti in tante opportunità per elaborare progetti capaci di portare serenità, sollievo, amore ai nostri fratelli e alla nostra cara terra. Ci dà motivazione, perché così tutta la nostra vita acquista senso. 

* Parroco di Castiglione

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