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«L'8xmille mostra coi fatti quanto la Chiesa rappresenti una porta aperta»

di STEFANO ORIGANO

Intervista al vescovo di Verona sull'importanza di fare questa semplice firma e sostenere migliaia di progetti caritativi

Parole chiave: 8xmille (11), Cei (19), Vescovo (372), Mons. Domenico Pompili (14), Chiesa (182)
«L'8xmille mostra coi fatti quanto la Chiesa rappresenti una porta aperta»

di STEFANO ORIGANO

Grazie alla fiducia che si esprime con la tua firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica, ogni anno si sostengono migliaia di progetti caritativi, di culto e pastorali in Italia e nel mondo e si contribuisce al sostentamento dei sacerdoti impegnati ogni giorno nelle nostre parrocchie o in missione nei Paesi più poveri. Ne parliamo con mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona.

– Perché è importante firmare per la Chiesa cattolica? Dove vanno a finire i soldi che provengono da questa scelta?

«È importante firmare, in primo luogo, perché rappresenta un esercizio di democrazia. Decidere di destinare, infatti, l’8x1000 del proprio gettito fiscale è una forma per essere protagonisti della vita del nostro Paese. Opzionare poi tra le diverse possibilità (tra cui lo Stato o altri soggetti religiosi) la Chiesa cattolica significa identificarsi con la serie delle opere che fanno dei cristiani un elemento di coesione sociale che arriva spesso dove altri non riescono. Basti pensare alle mense della Caritas che nel periodo del Covid e anche dopo rappresentano l’estremo appiglio per tanti e non solo stranieri».

– Quali sono i vantaggi del dell’8xmille rispetto ai sistemi di altri Paesi come ad esempio quel- lo tedesco (ed eventualmente gli svantaggi). Ci sono possibilità di migliorare il sostegno alla Chiesa?

«In Germania sono direttamente i fedeli, attraverso una ritenuta volontaria, a finanziare la Chiesa a cui appartengono nella misura dell’8-9% del loro reddito. Il mancato pagamento della tassa ha di fatto lo stesso valore di una dichiarazione pubblica di non appartenenza alla Chiesa. A me pare che il sistema in vigore in Italia abbia vantaggi obiettivi sia perché non si tratta di una ritenuta aggiuntiva e di tali proporzioni (quasi una decima!) sia perché che non incide sul senso di appartenenza. Di fa to sono molti di più quelli che pur non partecipando attivamente alla vita ecclesiale decidono di destinare alla Chiesa cattolica parte del proprio Irpef. Sono più dell’80% le dichiarazioni a favore della chiesa cattolica a fronte di una partecipazione attiva alla Eucaristia che non supera il 20%».

– I preti non parlano molto per sollecitare questa modalità di sostegno, per quale motivo? Forse si vergognano perché la maggior parte di questi fondi è destinata al loro mantenimento e quindi non vogliono apparire come coloro che chiedono per sé oppure perché sono convinti che sono soldi sicuri (mentre i dati dicono che non sono scontati).

«È comprensibile che i preti abbiano un certo pudore nel chiedere. Anche se chiedere significa riconoscere di essere poveri, al punto di stendere la mano. Si sbaglia però a pensare che l’8xmille sia soprattutto per loro. In realtà, oltre a provvedere al loro mantenimento con uno stipendio-base mensile che non supera i 1.200 euro mensili (senza tredicesima!), il grosso del miliardo di euro destinato alla Chiesa cattolica in Italia va per esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi. Le risorse più cospicue sono orientate alle parrocchie per le loro attività e ancor prima per la loro opera educativa e culturale. In aggiunta una parte significativa è destinata agli interventi della Caritas, fino a una serie di azioni volte a migliorare contesti geografici legati ai Paesi in via di sviluppo».

– La nuova campagna organizzata dalla Cei è molto efficace e tra l’altro si basa anche sulla presentazione di progetti caritativi rea- lizzati nella nostra diocesi; come ribattere a quella fetta di opinione pubblica che dice di non “ingrassare” chi di soldi ne ha già anche troppi?

«Penso che non si debba argomentare a parole, ma mostrare coi fatti quanto la Chiesa rappresenti una porta aperta per chi è nel bisogno e per chi vive nelle situazioni di marginalità. Da questo punto di vista tutta la progettazione della Caritas veronese che ha al suo attivo una serie molteplice di attività per l’accoglienza dei migranti, per gli empori della solidarietà, per l’aiuto alle persone diversamente abili, sono solo alcune delle voci che dicono di una realtà che moltiplica le risorse per tanti e senza chiedere niente in cambio. Penso che tra le organizzazioni umanitarie la Chiesa cattolica, grazie soprattutto al ricco volontariato che in essa si esprime, sia tra quelle che meglio orienta le risorse senza troppi costi per la gestione della propria macchina organizzativa».

– Se, paradossalmente, il sistema dell’8xmille venisse meno cosa succederebbe per esempio nelle nostre parrocchie?

«Senza l’8xmille non ci sarebbe stata l’azione calmierante della Chiesa cattolica nel bel mezzo delle crisi che hanno funestato il nostro Paese dagli inizi degli anni 2000. L’8xmille c’è e tiene nel suo complesso perché si vede che quel miliardo di euro all’anno destinato dai contribuenti alla Chiesa cattolica rifluisce per altri miliardi in servizi, opportunità, aiuti alle vecchie e nuove povertà».

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