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A Castelletto di Brenzone una piccola casa di Nazareth

di SUOR EMANUELA BIASIOLO
Madre Maria Domenica Mantovani, prossima santa, visse ogni giorno con intensità il Vangelo 

A Castelletto di Brenzone una piccola casa di Nazareth

di SUOR EMANUELA BIASIOLO

Verrà canonizzata da papa Francesco in Piazza San Pietro domenica 15 maggio madre Maria Domenica Mantovani, cofondatrice con il beato mons. Giuseppe Nascimbeni e prima superiora dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Presentiamo una breve biografia della prossima santa.
Lungo la sponda veronese e orientale del Lago di Garda si trova, a metà strada tra Torri del Benaco e Malcesine, una piccola frazione del comune di Brenzone sul Garda: Castelletto. Nel 1800 questo luogo incantevole era lontano dalle vie di comunicazione, raggiungibile solo tramite sentieri tra i boschi o tramite imbarcazioni via lago. Vi nacque Domenica Mantovani, il 12 novembre 1862, primogenita di Giovanni Battista Mantovani e Prudenza Zamperini. I genitori vivevano con dignità la povera condizione di contadini e Domenica apprese ben presto a compiere le semplici azioni quotidiane di una fanciulla del popolo, partecipe dei lavori comuni: taglio dell’erba, raccolta delle olive, delle castagne, allevamento di qualche animale domestico e dei bachi da seta.
La vita parrocchiale era un elemento dominante: Domenica (chiamata la “Meneghina”) seguiva intensamente gli impegni di catechesi, partecipava a tutte le funzioni religiose, accudiva la chiesa, sistemava gli arredi sacri, sempre attenta a non trascurare gli impegni familiari. Molto sensibile e devota, trovò nel cappellano, il giovane don Giuseppe Nascimbeni (1851-1922), una guida spirituale forte e sicura. Inviato a Castelletto nel 1877, ne divenne parroco nel 1885. Guidò la giovane Domenica nella risposta a Dio e ne ricevette il voto perpetuo di verginità, l’8 dicembre 1886. Pronta a mettersi a disposizione totalmente per il bene della parrocchia, Domenica coltivò la chiamata a consacrarsi a Dio in una congregazione religiosa.
La vita di Giuseppe Nascimbeni e quella di Domenica Mantovani si intrecciano in un comune anelito a farsi dono a Dio attraverso la donazione al prossimo, feriti entrambi dai bisogni impellenti di un ambiente carente di risorse sotto tutti i profili: formativo, religioso, culturale, socio-economico e morale. Il parroco desiderava delle suore che lo aiutassero a dare risposte alle molteplici necessità delle famiglie e, non riuscendo a ottenerle dagli Istituti interpellati, consigliato dal Vescovo ausiliare di Verona, mons. Bartolomeo Bacilieri, accolse l’ispirazione di formarsi lui stesso delle suore.
Il 4 ottobre 1892 inviò Domenica, con altre tre giovani del paese, al monastero delle Terziarie Francescane (oggi Sorelle Povere di S. Chiara) di Verona per un periodo di formazione. Trascorso appena un mese, il 4 novembre 1892, le giovani emisero la professione religiosa a Verona, nella cappella del Vescovado. Domenica, che prese il nome di Maria Giuseppina dell’Immacolata, divenne la prima superiora e cofondatrice dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Il 6 novembre 1892, a Castelletto di Brenzone, si inaugurò il piccolo convento, costruito materialmente dal Nascimbeni con l’aiuto dei parrocchiani: una piccola casa, ricca di… povertà, costituita da quattro cellette e da ambienti comuni. Da questo minuscolo ambiente si sviluppò la congregazione per la vita e il sostegno della famiglia in tutte le sue sfaccettature, un tutt’uno con la parrocchia. Domenica, suor Maria, chiamata la “Madre”, divenne per le sorelle e figlie “il Vangelo vivo”, l’incarnazione della “bontà e della fermezza insieme, dell’umiltà e della sicurezza” (Positio I 184). Per le figlie spirituali fu il modello di vita quotidiana, intessuta di piccole cose fatte con grande amore e sempre in unione spirituale con Dio, il Sommo Bene: “Beate voi che abitate questa casa se Dio solo è il tutto per voi”. Questa frase, fatta dipingere sulla facciata del convento, ampliato successivamente, traduce l’afflato interiore che dà senso allo scorrere del tempo e convoglia a Lui ogni azione, ogni desiderio, ogni realizzazione. Domenica, madre Maria, organizzò la vita del “Conventino” come una piccola casa di Nazareth: luogo di silenzio, di operatività, di preghiera. Fin dalla fondazione le suore si dedicarono interamente all’opera educativa, caritativa e parrocchiale.
Maria Domenica Mantovani realizzò il suo anelito di diventare “santa e presto santa”, attinse dalla Parola di Dio il sostentamento della sua anima, trovò nell’Immacolata di Lourdes il riferimento per una vera sequela di Cristo, si ispirò alla Famiglia di Nazareth per essere tutta donata alle consorelle e alla gente che si rivolgeva al convento per qualsiasi bisogno. Affiancò il fondatore nella guida dell’Istituto e gli subentrò quando egli si ammalò (1917) e tornò alla Patria del Cielo (1922). Trasmise alle numerose giovani che il Signore inviò alla Congregazione gli insegnamenti del Nascimbeni e inviò le suore ovunque ci fosse necessità: in particolare, durante la Prima Guerra mondiale, soccorsero orfani, vedove, accolsero profughi e chiunque fosse rimasto privo di sostentamento in tempi tanto disastrosi. 170 suore curarono i soldati feriti in luoghi improvvisati e negli ospedali dove venivano chiamate. Maria Domenica Mantovani aveva una sensibilità materna che scaturiva da un cuore grande, pronto a donare a ciascuna secondo il proprio bisogno. Con la sua saggezza, formò suore concrete e operose, capaci di dedizione al di là di ogni sacrificio. Il flusso di vocazioni fu straordinario: dai primi “quattro granelli di senape”, la Congregazione superò le mille suore in meno di quarant’anni.
Nate dalla Chiesa e per la Chiesa, le Piccole Suore della Sacra Famiglia ottennero il riconoscimento giuridico civile il 20 novembre 1930 e l’approvazione definitiva dalla Santa Sede il 3 giugno 1932. Tutto questo grazie al prodigarsi della Madre, che fu ripetutamente rieletta ad ogni Capitolo generale fino alla morte, sopravvenuta il 2 febbraio 1934, dopo qualche giorno di malattia, che i medici non riuscirono a curare. Lasciò la vita terrena con quell’abbandono fiducioso in Dio che l’aveva sempre caratterizzata: “Vivrò come una bambina nelle mani di Dio”. La sua esistenza non ebbe nulla di straordinario, solo il miracolo del Vangelo vissuto con intensità nel quotidiano, intessuto di amore, di preghiera, di lavoro: “Pregare, lavorare, patire” è il motto coniato sulla medaglia appesa al collo; motto vissuto in intima unione con il Cristo Risorto, mistico Sposo. Maria Domenica Mantovani è confermata santa dalla schiera di suore che nel corso del tempo ha trovato in lei un modello vivibile di santità; è confermata santa da due miracoli operati, per sua intercessione, entrambi a Bahia Blanca, in Argentina, a favore di due bambine: Lara Pascal e Maria Candela Salgado. La santità è possibile anche nel nascondimento di una vita semplice, unita a Dio, sommo Bene. È il messaggio di Maria Domenica Mantovani, che è stata beatificata il 27 aprile 2003 e che sarà canonizzata il 15 maggio 2022. È il messaggio consegnato a chiunque conosca la sua testimonianza di fedeltà a Dio a tutta prova, perché sorretta da Lui, il Fedele e il Santo per eccellenza. 

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