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Un tesoro nascosto

di NICOLA SALVAGNIN

Come smobilitare questa massa di denaro, che nel 2020 pandemico si è ulteriormente ingrossata di altri 200 miliardi di euro?

Parole chiave: Economia (128), Risparmi (7), Namc (1), Liquidità (3)
Bauletto del tesoro (foto Gerd Altmann da Pixabay)

di NICOLA SALVAGNIN

C’è un secondo Recovery Fund nascosto nei conti correnti degli italiani. Lo abbiamo già scritto, lo ripetiamo: ci sono 1.774 miliardi di euro fermi nei nostri conti correnti, una cifra mostruosa completamente immobile e infruttifera. La redditività lorda media di questa montagna di denaro – pari al Pil unificato di diversi Stati africani – è dello 0,03 per cento annuo: niente, insomma, considerato che queste briciole di interessi a loro volta sono tassate dallo Stato che se ne porta via quasi un terzo.
Un tesoro che fa parte degli oltre 10mila euro di patrimonio privato complessivo degli italiani: più della metà fatto di mattoni, il resto di liquidità e investimenti finanziari.
Questi ultimi languono. La Borsa italiana è in continua contrazione di titoli, che si tolgono dal listino o che vengono tolti dai nuovi acquirenti. Novità quotate ne arrivano con il contagocce; i listini minori non hanno grande successo, per usare un eufemismo. I titoli di Stato interessano più a fondi pensione californiani e a fondi di investimento norvegesi, che ai risparmiatori italiani; le obbligazioni non rendono niente in cambio di grossi rischi, e quindi…
Ci sono molti altri strumenti finanziari, dai più semplici (Etf) ai più sofisticati: ma la gestione degli stessi deve essere professionale, e gli italiani si fidano poco di chi possa maneggiare i loro soldi. Una questione culturale che non si supera in un amen.
Già: ma come smobilitare questa massa di denaro, che nel 2020 pandemico si è ulteriormente ingrossata di altri 200 miliardi di euro? Sono soldi che potrebbero rivitalizzare l’economia italiana senza costringere lo Stato ad indebitarsi più di tanto, perché i debiti vanno poi onorati (ce ne dimentichiamo sempre).
Non c’è la ricetta magica e univoca, chiariamolo subito. C’è solo da constatare una situazione “malata” – solo gli italiani detengono una simile quantità di liquidità infruttifera nei conti –, e la mancanza di un ponte che colleghi questi soldi all’economia reale. Si chiamano investimenti, di solito danno dei rendimenti.
Invece sembra più diffusa la convinzione che i risparmi siano totalmente scollegati dagli investimenti. Che è meglio rischiare zero e avere zero, piuttosto che… Salvo il fatto che tutta quella liquidità pesa sui bilanci delle banche (devono pagare interessi passivi alla Bce sulla liquidità ferma nei conti); banche che a breve… ce la faranno pagare. Ma se non si creano validi strumenti finanziari per costruire quel ponte, le pecorelle rimarranno ferme sul bordo della riva anche se riceveranno più bastonate.
Il mattone non è un’alternativa. Facilissimo da individuare e da tassare, ha anzitutto un valore fittizio: può valere da zero a… Né si può andare al supermercato a fare la spesa, dando in cambio un pezzo di muro o un lavandino. Sembra l’investimento più solido, in realtà è il più fragile.

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