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L’energia che divide

di NICOLA SALVAGNIN

L’Europa rappresenta solo un’esigua frazione delle emissioni di CO2 e sarà l’unica a contenerle da qui ai prossimi anni, mentre Cina, India e Usa proseguiranno sulla loro strada

Parole chiave: Metano (4), Nucleare (1), Carbone (2), Green Economy (1), Europa (32), Transizione ecologica (8), Economia (128), Energia (16)
Centrale nucleare francese (foto Raimond Spekking )

di NICOLA SALVAGNIN

L’Unione Europea: un grande Stato sovranazionale sulla falsariga degli Usa? O piuttosto 27 interessi nazionali riuniti pro forma, che si scontrano su praticamente ogni tema? 
L’ultima occasione di divisione di un grande ideale è rappresentata dalla scelta delle fonti energetiche da considerare green per la cosiddetta transizione tra le attuali e quelle del futuro.

È una scelta anzitutto politica, più che scientifica o logica. L’Europa rappresenta solo un’esigua frazione delle emissioni di CO2 e sarà l’unica a contenerle da qui ai prossimi anni, mentre Cina, India e Usa proseguiranno sulla loro strada, forse con qualche accortezza in più. Ma la valenza è appunto simbolica, “fate presto” è diventato un mantra mediatico sul quale le classi politiche non vogliono né possono tergiversare.
Quindi? C’è una considerazione generale da fare: vento, acqua e sole non saranno in grado né di sostituire l’attuale produzione energetica, né di incrementarla come sicuramente ci sarà bisogno di fare da qui al 2050. È bastata un’estate di bonaccia sulle coste del Nord Europa per far crollare la produzione di energia eolica e costringere alcuni Paesi a comprare metano a più non posso, portando i prezzi alle stelle per tutti. Una di siccità per bloccare le centrali idroelettriche…
Quindi? La Francia prospera da anni grazie alle sue centrali atomiche e ha tutte le intenzioni del mondo di non mollarle, e di considerare l’uranio una risorsa verde. E così alcuni Paesi dell’Est. L’Austria non vuole nemmeno parlare, di uranio, e così la Germania che però terrà il punto sul metano: ne riceve a valanga dalla Russia, è l’unica sua chance per sostituire il derelitto carbone. Che a sua volta è l’architrave dell’economia polacca
Quindi? Probabilmente anche metano e uranio si coloreranno di verde, o il futuro della Ue si colorerà di nero. Noi italiani staremo alla finestra prestando molta attenzione. Solare ed eolico non sono i nostri capisaldi, l’idroelettrico è fermo da decenni, dipendiamo dal metano e abbiamo scelto da anni di escludere l’uranio dal nostro orizzonte (per sempre: non si costruisce una centrale prima di un decennio). Dal punto di vista dei nostri interessi, se bocciano il metano chiudiamo baracca e burattini, domani mattina.
Quindi: un po’ di logica, un po’ di razionalità, un po’ di compromesso tra i vari interessi e un po’ meno di ideologia, e l’Europa unita potrà rimanere unita fino alla prossima occasione di disunione.

(foto Raimond Spekking)

Fonte: Sir
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